A cinque anni di distanza dai fatti, sono stati decisi ieri i rinvii a giudizio nell’ambito di un’inchiesta su un presunto voto di scambio collegato a quattro tornate elettorali del passato, incluse le comunali del 2016. Cinque anni di attesa sono tantissimi, per chi vive di politica possono essere un tempo infinito. Chissà quali risvolti avrà questa vicenda giudiziaria, quali sviluppi processuali. Siamo ormai abituati ai tempi lunghi della giustizia, e sappiamo anche che i processi spesso si concludono con sentenze che smentiscono le iniziali ricostruzioni accusatorie. Quindi c’è da attendere. Ancora. Intanto, già ieri sera, appena diffusa la notizia dell’esito dell’udienza preliminare, i commenti si sono spostati dal piano giudiziario a quello politico, per via dei nomi di alcuni dei protagonisti di questa vicenda giudiziaria.

Tra le 25 persone per le quali il giudice dell’udienza preliminare ha disposto il rinvio a giudizio c’è Stanislao Lanzotti, che è un ex consigliere comunale di Forza Italia e che, alle ultime amministrative, è stato promotore della lista Azzurri per Manfredi che ha sostenuto il sindaco neoeletto raccogliendo il cinque per cento dei voti. Lanzotti è pronto a sostenere la propria difesa nel processo, così come gli altri politici coinvolti nel procedimento tra cui il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Michele Schiano di Visconti (che ha optato per il rito abbreviato) e gli ex senatori di Forza Italia Salvatore Marano e Antonio Milo. Il rinvio a giudizio, del resto, è solo il primo step dell’iter processuale; il giudice lo ha disposto proprio perché ha ritenuto che gli elementi raccolti dall’accusa debbano avere un approfondimento in sede dibattimentale attraverso il confronto con le tesi della difesa.

Il processo comincerà il 21 dicembre davanti alla nova sezione del Tribunale di Napoli e si farà per una ventina di imputati a vario titolo coinvolti in episodi di presunto voto di scambio. Tutto nasce dal sospetto investigativo in base al quale a Secondigliano ci sarebbero state persone convinte a esprimere le proprie preferenze di voto in cambio di promesse di denaro o di un’opportunità di lavoro. Vicende per le quali alcuni indagati (erano 82 inizialmente) furono già prosciolti all’esito delle indagini preliminari tanto che per le loro posizioni fu decisa l’archiviazione. L’inchiesta, in generale, aveva puntato la lente su un complesso spaccato di periferia, ipotizzando presunte irregolarità in quattro tornate elettorali e sospettando che a Secondigliano, in particolare, tra i sostenitori di un candidato poi deceduto ci siano stati personaggi orbitanti nella sfera della camorra. Tutto questo aveva portato anni fa a un’indagine e ieri, a distanza di oltre cinque anni dai fatti, alla decisione sul rinvio a giudizio. Si preannunciano tempi ancora lunghi per arrivare alla verità, almeno a quella processuale.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).