Lo scetticismo sulla campagna antivirus
De Magistris e De Luca finalmente d’accordo grazie al populismo sui vaccini
Nessuno ne sentiva il bisogno, ma ieri è arrivata l’ultima discutibile presa di posizione di Luigi de Magistris sulla pandemia. Davanti alle telecamere di Tagadà, il sindaco di Napoli ha manifestato il proprio scetticismo sulla campagna vaccinale. «Siamo cavie», ha detto prima di sottolineare che «non sapremo, se non tra qualche anno, che cosa ci siamo messi nel braccio».
Non c’è che dire, quello di de Magistris è un tempismo perfetto: le sue esternazioni arrivano proprio in concomitanza dello studio sull’andamento della campagna vaccinale condotto dall’Asl Napoli 1 a partire dallo scorso 27 dicembre. Il dossier evidenzia come soltanto il 61% della popolazione partenopea abbia aderito alla campagna e come, in alcuni quartieri, non più del 40% dei residenti si sia lasciato iniettare il siero anti-Covid. Bastano questi numeri a chiarire quanto pericolose e irresponsabili siano le affermazioni di de Magistris. Con una copertura vaccinale così bassa, infatti, l’obiettivo dell’immunità di gregge si allontana e Napoli, già messa in ginocchio dall’emergenza sanitaria ed economica, si trova esposta al rischio dell’ennesima ondata di contagi con tutte le conseguenze che ne possono derivare.
Le parole del sindaco, che in passato ha già messo in dubbio l’utilità delle mascherine, sono anche contraddittorie. Dopo aver lasciato intendere che i sieri anti-Covid potrebbero determinare effetti avversi nei vaccinati, de Magistris ha infatti sottolineato che «non ci si può inventare, come fa Vincenzo De Luca, medico o ricercatore». Proprio il presidente della Campania è reduce dall’ennesimo braccio di ferro con il ministro Roberto Speranza. De Luca si è detto contrario alla vaccinazione eterologa, cioè alla pratica di somministrare la seconda dose di un vaccino diverso da quello inizialmente inoculato. E questo nonostante la vaccinazione eterologa sia già utilizzata in altri Paesi, peraltro da diverse settimane e con risultati incoraggianti, e autorevoli studi scientifici evidenzino una risposta immunitaria migliore nei soggetti ai quali sono state somministrate due dosi di sieri diversi.
Alla fine il governatore campano è stato costretto ad allinearsi alla posizione del governo Draghi, ma in questa sede poco importa. Ciò che non si può fare a meno di notare è la tendenza a parlare alla pancia della gente che accomuna de Magistris e De Luca. Di che cosa si tratta? Di populismo bello e buono, stavolta declinato in versione sanitaria, utile soltanto ad accattivarsi le simpatie di una parte dell’elettorato. Questa strategia potrà pagare ricchi dividendi in termini di consenso, ma nella vita reale rischia di avere ricadute pesantissime. C’è il pericolo, infatti, che lo scetticismo sui vaccini manifestato da de Magistris e De Luca renda ancora più grave ed evidente la sperequazione tra i diversi quartieri di Napoli.
I laureati a Chiaia, Posillipo e Vomero sono il 40%, mentre a Miano, Scampia e San Pietro a Patierno non vanno oltre il 4,5. La stessa differenza emerge analizzando le statistiche su ricchezza e disoccupazione. Alimentare le perplessità sui vaccini potrebbe rallentare la campagna vaccinale in quelle zone dove i residenti sono più sensibili a certe “suggestioni”. Il che significherebbe esporre interi quartieri, già depressi e degradati, al pericolo di una nuova ondata di contagi e di una ripresa economica più lenta. De Magistris e De Luca lo sanno?
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