Nazionale
Spalletti prende in mano l’Italia: tra amuleti e mini rivoluzioni
Non c’è alcun colpo a effetto, niente convocazioni “alla Pafundi”, nessun giovanissimo da battezzare in azzurro prima ancora di un esordio in Serie A
“Non so se sarò il miglior allenatore possibile per la Nazionale, ma sarò sicuramente il miglior Spalletti possibile”. Il nuovo mister della nazionale italiana di calcio si è presentato così. Da sempre, ogni volta che siede in sala stampa davanti ai cronisti, il neo c.t. ama usare frasi a effetto, parole colorate, per dare un senso ai suoi pensieri e proporre le sue idee. E se a caldo Spalletti ogni tanto esplode – è accaduto un po’ a tutte le latitudini, anche in Russia –, seduto davanti a microfoni e taccuini sembra dare il meglio di sé. C’è chi dice che abbia un quaderno nel quale appunti frasi e pensieri che possano risultare utili alla bisogna. Di sicuro c’è che il tecnico di Certaldo, sulla breccia ormai da qualche lustro, ami la preparazione tattica, tecnica ma anche comunicativa.
E così per spazzare via la telenovela sulla clausola da pagare al Napoli per ottenere la libertà, Spalletti ha scelto di toccare le corde del cuore: “Quando avevo 11 anni e seguivo il Mondiale in Messico, chiesi a mia mamma una bandiera il più grande possibile – ai tempi le donne cucivano in casa – per andare festeggiare il 4-3 sulla Germania. Questa stessa bandiera la porterò in campo quando sarò in panchina, sperando di far rinascere quel sogno in tutte le migliaia di bambini che guardano la Nazionale” ha detto. Alle beghe legali penseranno gli avvocati, il tecnico di Certaldo ha altro da fare.
I tempi, però, sono quelli che sono e, messa da parte la poesia, è d’obbligo passare rapidamente alla prosa: il Mancio d’Arabia ha lasciato in eredità una situazione complessa. L’Italia deve vincere subito, sia sabato in casa con la Macedonia (che ci ha sbattuto in faccia la porta dei mondiali) che martedì contro l’Ucraina. Nel girone per le qualificazioni ai prossimi campionati Europei, l’Inghilterra vola già e gli azzurri non possono più perdere terreno. Spalletti lo sa e per questo non ha effettuato una rivoluzione copernicana, ma solo piccole modifiche: qualche volto nuovo e qualche bocciatura illustre (Bonucci, Jorginho e Verratti).
Si ripartirà da quello che di buono propone il nostro calcio – non molto per la verità. Qualche fedelissimo del Ct c’è, come Meret, Di Lorenzo e Politano, a cui si aggiungono alcune delle scoperte di Mancini, come Gnonto e Retegui, italiano d’Argentina.
Soprattutto non c’è nessun colpo a effetto, niente convocazioni “alla Pafundi”, nessun giovanissimo da battezzare in azzurro prima ancora di un esordio in serie A. Del resto il percorso calcistico del c.t. è stato radicalmente diverso da quello del predecessore, che era un predestinato capace di bruciare le tappe sia da calciatore che da allenatore.
Per Spalletti calciatore nessun palcoscenico metropolitano: Castelfiorentino, Chiavari, Spezia, Viareggio ed Empoli. E proprio dal Castellani ha preso poi il via la carriera da mister: fatta tutta la trafila, conquista la serie A e una storica salvezza. Poi Sampdoria, Venezia e Udine (con piazzamento Champions), Roma, San Pietroburgo, Inter e Napoli. Forse c’è un rammarico, l’unico, non aver mai allenato la Fiorentina, di cui è dichiaratamente tifoso e con la quale ha tirato i primi calci da ragazzino. A Firenze in tanti lo avrebbero visto bene col giglio sul petto. Forse non alcuni dirigenti.
L’acuto, il grande successo, il tricolore di Napoli, arrivato all’età 64 anni, rappresenta per Spalletti il coronamento di una carriera fatta di grandi piazzamenti ottenuti con il bel gioco. Una carriera che non si è fermata neanche davanti a totem inscalfibili come Totti a Roma o Icardi a Milano. La squadra prima di tutto. L’interesse collettivo al di sopra di interessi di parte o di prezzi da pagare alla riconoscenza e al sentimento. Sarà così anche per l’Italia, a partire da sabato. Spalletti porterà in panchina la bandiera amuleto; magari sfoglierà il suo blocco, alla ricerca di qualche frase che possa essere adatta all’occasione. Speriamo la trovi alla lettera V. La V di vittoria.
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