Status e potere
Dinamiche aziendali e giallo familiare: “Immune e impune”, il romanzo di Lucia Fanelli è già un successo
Status e potere, krònos e kàiros, amore e amore malato. E ancora: immigrazione, digitale, stalking. C’è tutto questo nelle pagine di “Immune e impune e altre storie a geometria variabile” (2022), romanzo scritto da Lucia Fanelli e pubblicato da Laura Capone Editore.
La Fanelli è una management consultant da oltre tre decenni, e “Immune e impune” è la sua opera prima. Un esordio che non è certo passato inosservato, vista la mole di premi vinti: Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea (maggio 2022), Segnalazione Particolare della Giuria Premio Letterario Casentino (settembre 2022), Menzione Speciale Premio Parole in Transito (novembre 2023).
La critica lo ha promosso a pieni voti, catalogandolo nel genere della Letteratura aziendale. “In Italia non è un genere molto battuto”, ci dice l’autrice brianzola. “Mentre lo scrivevo non mi rendevo conto del fatto che stesse venendo fuori un romanzo manageriale, questo connotato lo hanno assegnato successivamente scrittori e critici”. Martedì 28 novembre, alle 18, Lucia Fanelli sarà a Roma, presso la Libreria Mondadori, in via Piave, per presentare proprio il suo romanzo. Intervistata dal giornalista, filosofo e critico letterario Gioacchino De Chirico, approfondirà temi e personaggi del romanzo.
Fanelli, lei è autrice di un romanzo di Letteratura Aziendale. Un libro che è anche un po’ un giallo, perché alle dinamiche manageriali affianca intrecci propri di questo genere. Il tutto però poggia su alcuni capisaldi. Innanzitutto, emerge una diarchia concettuale, quella tra status e potere.
Esattamente. Il protagonista è un imprenditore, Adriano Valsecchi, che tiene molto a essere riconosciuto come uomo di potere, che ce l’ha fatta. È un personaggio vanitoso e ingombrante, che vuole avere una corte di personaggi che lo ammirano. Si gioca lo status e il potere con suo fratello, meno brillante ma con alcune idee innovative che, in una circostanza particolare, rischiano di mettere in ombra il protagonista. Quest’ultimo, pur di non perdere la propria posizione, arriva a sacrificare la sua stessa azienda, perché al primo posto ci sono proprio status e potere.
Mantenere status e potere comporta utilizzo di tempo e risorse. Quanto sono importanti questi due elementi nel vortice della nostra società?
Sono fondamentali. Cerco di sottolineare una distinzione “alla greca” tra krònos e kàiros. Noi stessi perdiamo molto tempo a gestire il nostro denaro, ma cerco di riflettere sul concetto facendomi una domanda molto semplice: e se i minuti fossero monete? Forse è per questo tratto, che emerge dal libro, che una grande azienda italiana ha deciso di regalare ai suoi manager 250 copie del romanzo. Ho voluto che un personaggio – Clara, sorella minore del protagonista – si caratterizzasse come personaggio di pensieri e di riflessioni sull’amore, sul tempo, sull’innamoramento. La mia professione di management consultant quasi mi obbliga ad andare a dormire col cervello in funzione. Ma c’è un limite sulla presa che l’uomo può avere sulla vita. La vita è limitata, e va gestita al meglio: il romanzo è un inno al kairòs, anche se noi viviamo all’insegna del krònos.
Tra i temi di più scottante attualità c’è senz’altro quello dell’Intelligenza Artificiale e del suo utilizzo. Benché non in maniera approfondita, il libro ne parla.
È un elemento molto più presente nel sequel che sto scrivendo: robotica e IA sono fattori con cui, volente o nolente, dobbiamo fare i conti. Ho scritto “Immune e impune” durante il Covid, per cui l’aspetto che ho maggiormente affrontato è stato quello che stavamo vivendo, vale a dire quello dello Smart Working. Ne ho parlato esponendo i pro e i contro, visti da diversi punti di osservazione. Inoltre, la parte relativa alla digitalizzazione entra anche nell’ambito riguardante la divisione gaming dell’azienda. Il fine è quello di avere un impatto più forte sul mercato, tanto da diventare appetibile per altre aziende.
Il carattere di attualità del libro è confermato anche da altri due aspetti trattati: immigrazione e stalking. Elementi che possono avere risvolti tragici.
Per ciò che riguarda lo stalking, non è un caso che nella trama ci siano ben due storie – entrambe ispirate a fatti di cronaca – in cui questo elemento è dirimente. La prima è quella di uno studente che aveva avuto una relazione con una professoressa, che nel libro è la moglie di Valsecchi. Questo avvenimento l’ho fatto evolvere, lui diventa un vero e proprio stalker di professione: lo fa non solo con lei, ma con tante altre donne. È difficile schierarsi dalla sua parte, ma lo è anche farlo dalla parte di lei. L’altra storia riguarda una donna che stalkerizza un uomo. Si tratta della storia di un amore malato, che non si ferma neanche dinanzi ai dinieghi e va avanti per anni, fino a toccare esiti quasi drammatici. Per toccare il tema dell’immigrazione, invece, ho scelto una storia triste ma che alla fine è storia di affermazione e integrazione. La protagonista è una donna tunisina, che in Sicilia fa la badante ed è vittima di stupro. Si parla di razzismo e di scalata sociale, perché poi ottiene il proprio riscatto nell’azienda dei Valsecchi e Adriano si invaghisce di lei. È il ritratto di una di quelle donne forti che riescono a imporsi per competenza e non per l’aspetto fisico.
Tutto questo ci fa dire che il romanzo può trovare un parallelo nel contesto aziendale e familiare dell’Italia di oggi.
Senz’altro. È un romanzo aderente alla realtà, ancorato mani e piedi alla realtà. Un libro romanzato ma senza finzione, basato su fatti accaduti o che potrebbero accadere.
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