Un pestaggio su mandato di qualche genitore, “magari incaricando qualcuno di picchiarmi”. Ne è convinto Enrico Morabito, docente di italiano di 42 anni, aggredito giovedì 17 febbraio sotto la sua abitazione di Casavatore, in provincia di Napoli, da un gruppo di cinque uomini di età compresa tra i 40 e i 50 anni.

Morabito, che per anni ha tentato di lavorare nel settore spettacolo, aveva deciso di sfruttare la sua laurea e fare supplenze su Napoli e provincia, insegnando in varie scuole per brevi periodi. Giovedì scorso era l’ultimo dei cinque giorni in programma in una scuola media della sua cittadina, la ‘Antonio de Curtis’.

Una supplenza sfociata nel sangue. “Hanno citofonato a casa mia intorno alle quattro del pomeriggio. “Siamo amici di Enrico, può chiedergli di scendere”, hanno detto a mia madre”, racconta in una intervista al Corriere del Mezzogiorno il docente. Morabito spiega di essere sceso perché “non avevo nessun sospetto” e invece “era una trappola”.

Quando infatti il professore si trova di fronte i cinque uomini, quello che si rivelerà il più accanito gli si rivolge così: “’Sei tu Enrico?”, e alla mia conferma ha aggiunto: ‘Allora sei tu il professore della De Curtis’. Poi mi sono saltati addosso. Alla fine ero una maschera di sangue. Sono dovuto andare al Pronto Soccorso e ora eccomi qui, tutto incerottato”.

Secondo Morabito la brutale aggressione sarebbe riconducibile ad un episodio avvenuto quella stessa mattina in una classe della scuola, una prima media in cui stava tenendo lezione: “I ragazzi erano scatenati. Entravano e uscivano dalla classe senza permesso, facevano capannelli parlando come se io non ci fossi. Addirittura alcuni si sono seduti sul davanzale. Li ho richiamati più volte e li ho anche avvertiti che se avessero continuato avrei fatto rapporto a tutta la classe, spiegando la gravità di una nota disciplinare. Alla fine non ho avuto alternative”, racconta al Corriere il docente napoletano.

Alcuni di quei ragazzi, giovanissimi, l’avevano praticamente avvisato: “Stranamente la mattina alcuni dei ragazzi mi hanno detto “noi lo sappiamo dove sta la sua casa”. Non so cosa pensare”, dice Morabito.

Ma qualche problema c’era già stato nei giorni precedenti. Il preside dell’istituto, aggiunge il 42enne, “ha parlato di una lettera mandata da un genitore che chiedeva il mio allontanamento perché in classe avrei usato parole volgari e parlato di sesso”. Circostanza che Morabito però nega con forza: “Mai nessuna volgarità e mai riferimenti al sesso. A una bambina che mi ha parlato di Lgbt ho chiesto se ne conoscesse il significato e ho spiegato l’importanza del rispetto tra tutte le persone. Ma questo non è parlare di sesso, è parlare di civiltà”.

Morabito parla anche di minacce e insinuazioni arrivate tramite social network: “Hanno scritto che dovrebbero uccidermi e c’è chi mi accusa di essermi presentato ai ragazzi dicendo “sono gay”. Ma perché avrei dovuto farlo? Io quando mi presento dico il mio nome, non il mio orientamento sessuale”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia