Il caso
Dov’è lo scandalo Tridico? Solo nel puritanesimo a dondolo dei grillini…
È abusata quella bella frase di Pietro Nenni sull’epurazione. Però fa sempre effetto: «Non fate i puri perché prima o poi arriverà uno più puro di voi e vi epurerà». In questa storia di Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, di puri, per la verità, ce ne sono pochi. Però ci sono moltissimi epuratori, o ex epuratori, che oggi fanno una figura bruttina. I 5 Stelle, Travaglio, un bel mazzetto di giornalisti frustatori impietosi di costumi (altrui). La vicenda la conoscete. I giornali, sempre alla ricerca dell’occasione per scavalcare Travaglio, hanno scoperto che il Presidente cinquestelle (più o meno) dell’Inps si era quatto quatto raddoppiato lo stipendio. Scandalo, urla, indignazione. Interrogazioni in Parlamento, articoli di fondo, richiesta di dimissioni. Conte e Di Maio (detti i capitani coraggiosi) subito si sono liberati di ogni responsabilità sostenendo che loro non ne sapevano niente e si sono uniti alle grida allo scandalo, allo scandalo, allo scandalo. Del resto, può un 5 Stelle non gridare allo scandalo se qualcuno si aumenta lo stipendio? Ma se loro non sapevano niente chi ha deliberato l’aumento dello stipendio? Partendo da questa domanda si è ricostruita abbastanza precisamente la realtà dei fatti. La decisione l’hanno presa proprio Conte e Di Maio, ma non quelli di oggi quelli del primo governo Conte Di Maio, quello con la Lega, per capirci.
E l’aumento, per la verità, era del tutto ragionevole. Siamo venuti a sapere che il Presidente dell’Inps, cioè di un colosso che amministra più o meno – credo – un quarto del nostro Pil, ha uno stipendio di 65 mila euro lordi all’anno, e cioè, alla fine del mese, mette insieme qualcosa meno di tremila euro (dipende dallo scaglione fiscale, cioè da eventuali altri redditi: se ci sono altri redditi, lo stipendio scende a 2000). E abbiamo anche saputo che in seguito al colpo di mano, d’ora in poi riceverà uno stipendio di 5/6000 euro al mese, appena un po’ inferiore a quello di un caporedattore di un grande giornale, e forse più o meno la metà di quello di un grande inviato (per capirci, di uno di quelli che si scaglia contro il suo stipendio). Lo scandalo, ovviamente, non c’è. Lo scandalo sta solo nella rapidissima inversione delle parti tra fucilatori e fucilati. Epuratori ed epurati. Puri ed impuri. Il fucilatore, epuratore e puro sopra ogni dubbio ragionevole, e cioè Marco Travaglio, si è gettato a corpo morto a difesa di Tridico, in quanto nominato dai Cinque stelle.
E ha iniziato a pubblicare stipendi di manager pubblici di ogni genere, tutti superiori a quelli di Tridico. Si è dimenticato – ma capita a tutti un momento di distrazione – di pubblicare anche la sua dichiarazione dei redditi, per dimostrare che lo stipendio di Tridico è bassino bassino. Qual è l’idea di Travaglio e degli altri difensori di Tridico? Un’idea semplice e non contestabile: che il lavoro e la qualità del lavoro e anche il peso delle responsabilità vanno pagati. È assurdo pensare che il Presidente dell’Inps debba guadagnare meno di 150 mila euro. Giusto? Giustissimo. E un deputato? E un sindaco? E un consigliere regionale? Beh, non toccate questo tasto con Travaglio che gli viene l’infantioli: deputati sanguisughe, via lo stipendio, via la pensione, sono degli orridi privilegiati mangiapane a tradimento! Che fai, ti indigni di fronte a questo puritanesimo a dondolo. Ma no, dai: ti viene più che altro un po’ da ridere.
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