Non ce l’ha fatta Haidar: il bambino di cinque anni caduto in un pozzo in Afghanistan è morto. Ad annunciarlo funzionari talebani. Il piccolo era caduto ed era rimasto incastrato, a una decina di metri di profondità, due giorni fa. La tragedia – che ricorda quella del piccolo Rayan, 6 anni, morto a inizio febbraio in un pozzo in Marocco, e quella di Alfredino Rampi, nel 1981, a Vermicino, che aveva sconvolto e commosso l’Italia – nel villaggio di Shokak, nella provincia di Kabul. Haidar “ci ha lasciati per sempre”, ha twittato Anas Haqqani, consigliere anziano del ministero dell’Interno. “Questo è un altro giorno di lutto e dolore per il nostro Paese”.

Il dispiegamento di forze per salvare il bambino era stato notevole. Si scavava mentre il padre parlava con il piccolo. “Stai bene figlio mio? Parlami e non piangere, stiamo lavorando per tirarti fuori”, diceva il padre al piccolo. “Va bene, continuerò a parlare”, rispondeva Haidar. Le sue condizioni erano monitorate tramite una telecamera fatta calare nel pozzo tramite una fune.

Quelle immagini erano circolate in tutto il mondo, tramite i social network. E avevano trasmesso ottimismo per lunghi tratti delle operazioni, in quanto il piccolo era in grado di muovere le braccia e la parte superiore del corpo e di comunicare. I funzionari locali avevano fatto sapere che il bambino era intrappolato a una decina di metri del pozzo profondo circa 25 metri. “C’è una squadra con un’ambulanza, ossigeno e altre attrezzature necessarie”, aveva twittato Abdullah Azzam, segretario del vice primo ministro Abdulghani Barada.

La distanza per raggiungere Haidar è “molto breve e i soccorritori dicono che possono udire le grida del bambino. La speranza è che possa essere salvato presto”, aveva detto il segretario del vice primo ministro ieri sera. All’esterno del pozzo, durante le operazioni, decine di persone. Secondo quanto ha scritto il giornalista inviato del Tg3, esperto di Afghanista, Nico Piro, il bambino era stato estratto vivo dal pozzo.

La speranza che che aveva accompagnato i soccorsi è stato troncato dalla notizia della tragedia. E nonostante i soccorritori avessero cominciato a scavare un fosso aperto ad angolo in superficie per cercare di raggiungere il punto in cui il bimbo era intrappolato. La tecnica era simile a quella che i soccorritori avevano tentato in Marocco all’inizio di febbraio per salvare il piccolo Rayan.

Il bambino marocchino stava giocando davanti al suo villaggio di Tamrout quanto è caduto in un pozzo asciutto di proprietà della famiglia. Ed era rimasto incastrato a 32 metri, in un punto in cui la larghezza era di circa 25 centimetri. A ostacolare la corsa contro il tempo le rocce e la terra che franava lungo il pozzo. Lo sforzo di speleologi, volontari e soccorritori sembrava essere stato premiato quando il piccolo era stato raggiunto e tirato fuori. Poco dopo il tragico comunicato della Casa Reale marocchina. “Il bambino è morto a causa delle ferite riportate durante la caduta”.

 

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.