Il piccolo Rayan è stato estratto dal pozzo in cui era rimasto incastrato nel villaggio di Tamrout, nel nord del Marocco, cento chilometri da Chefchaouen sui monti del Rif, ma è morto per le ferite riportate. Lo ha annunciato in un comunicato il gabinetto della Casa Reale del Marocco: “Il bambino è morto a causa delle ferite riportate durante la caduta“, si legge nel comunicato citato dai media arabi

Il bambino di 5 anni era stato raggiunto dai soccorritori ed estratto dal pozzo dopo giorni di incessante lavoro di scavo, quindi portato in una ambulanza che lo aspettava a pochi metri: l’obiettivo era quello di farlo salire su un elicottero pronto a volare verso un ospedale, ma Rayan è morto per le ferite riportate nella caduta.

Un epilogo drammatico dopo le ore di grande attesa che ha vissuto il Marocco, che da giorni stava pregando per il piccolo Rayan, caduto martedì in un pozzo nel villaggio di Tamrout.

Da subito si era mossa la macchina dei soccorsi, che hanno scavato con sei grosse bulldozer un tunnel parallelo al pozzo profondo circa 30 metri. Una montagna è stata letteralmente sbancata per creare una voragine e raggiungere in parallelo il fondo del pozzo.

Il bambino da martedì ha trascorso oltre 100 ore in un ‘buco’ di una larghezza di circa 50 centimetri e ha riportato probabili fratture nella caduta. In questi Rayan tramite un tubo è stato rifornito di ossigeno, acqua e cibo.

I lavori di scavo nel tunnel sono proseguiti di centimetro in centimetro, anche perché il rischio crolli ha costretto gli operatori a lavorare con estrema cautela. “Ottanta centimetri ci separano da Rayan, i perforatori stanno lavorando minuziosamente per evitare qualsiasi errore“, aveva detto Mourad Al Jazouli, riferendosi a una progressione di 20 centimetri all’ora.

Rayan come Alfredino

La storia del piccolo Rayan ricorda quella di Alfredo Rampi, detto Alfredino, che il 13 giugno 1981 morì a Vermicino, nel Lazio, dopo aver trascorsi tre giorni in un pozzo artesiano di circa 60 metri di profondità.

Le operazioni di recupero, trasmesse in diretta tv per oltre 18 ore, paralizzarono l’Italia intera. Anche l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini si precipitò sul posto. Una vicenda che resta dolorosa a distanza di oltre 40 anni.

(in aggiornamento)

Redazione

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