Non si placa la guerra all’interno della famiglia di Eitan, il bimbo di sei anni, unico sopravvissuto alla strage della funivia del Mottarone del 23 maggio scorso dove sono morte 14 persone tra cui la madre, il padre, il fratellino e i bisnonni del piccolo. Da mesi è conteso tra la famiglia materna, in Israele, e gli zii paterni, a Pavia, a cui era stato affidato.

I legali di Shmuel Peleg e Etty Peleg, i nonni materni,  hanno chiesto al Tribunale di Pavia che la zia paterna Aya Biran venga rimossa dall’incarico di tutrice con immediata sospensione e che venga nominato pro-tutore un avvocato ‘terzo’. E’ quanto apprende l’agenzia Ansa in merito all’udienza che si è tenuta oggi, martedì 9 novembre, scaturita dal reclamo contro la nomina che ha originato anche un procedimento davanti al Tribunale per i minorenni di Milano. Gli avvocati dei nonni hanno anche chiesto che gli atti sulla nomina della zia siano inviati alla Procura di Torino per profili di falsità.

Una contromossa quella della coppia che arriva a poche settimane di distanza dalla decisione del giudice del tribunale della famiglia di Tel Aviv di affidare Eitan alla zia Aya, residente a Pavia. Eitan, che in Italia era iscritto alle scuole elementari, era stato portato in Israele lo scorso 11 settembre dal nonno paterno con un volo privato decollato da Lugano, ed era al centro di una contesa giudiziaria tra la famiglia materna e quella paterna. La coppia è anche indagata dalla Procura di Pavia con l’accusa di sequestro.

La giudice Iris Ilotovich-Segal ha respinto la tesi di Shmuel Peleg, secondo cui Israele è il luogo normale di residenza del bimbo così come la tesi che abbia due luoghi di residenza, Israele e Italia. La corte ha rigettato anche la tesi di Peleg convinto che Israele sia il luogo dove debba crescere Eitan dal momento che i suoi genitori, morti nella tragedia della funivia, volevano tornare a vivere nello Stato ebraico. La giudice ha messo l’accento sulla continuità nella vita del minore, arrivato in Italia appena nato e lì vissuto finora.

“Non ci sono né vincitori né vinti, c’è solo Eitan. Tutto quello che vogliamo per lui è che ritorni presto nella sua casa, ai suoi amici a scuola, alla sua famiglia e specialmente alle sue cure terapeutiche di cui ha così tanto bisogno” avevano dichiarato, dopo la sentenza del tribunale israeliano, gli avvocati della zia paterna Aya Biram che ha espresso “grande gioia”.

Redazione

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