È stata raggiunta un’intesa a Tel Aviv, durante la prima udienza in tribunale per il caso di Eitan Biran, il bambino di sei anni unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, quando lo scorso 23 maggio, a causa del crollo di una cabina della funivia, persero la vita i genitori, il fratello più piccolo e due nonni. Da quel momento è in corso una faida tra la famiglia paterna e quella materna del piccolo, arrivata al culmine con il gesto del nonno materno che ha prelevato il bimbo per la visita settimanale e lo ha portato in Israele con un volo charter. È indagato per sequestro aggravato di persona.

Ebbene: gli avvocati della famiglia Biran, come riporta l’Ansa, hanno annunciato che da oggi fino all’8 ottobre il piccolo resterà in Israele. L’intesa è stata confermata anche dal legale della famiglia Peleg. La routine del bambino resterà questa almeno fino all’8 ottobre quando riprenderanno le udienze per tre giorni consecutivi. La gestione del bambino sarà condivisa. Il piccolo passerà metà del tempo con la famiglia materna e metà del tempo con la zia Aja, tutrice legale, con intervalli di tre giorni a testa per ciascun ramo familiare. Le due famiglie hanno anche chiesto il totale silenzio stampa per proteggere il bambino. Le intese raggiunte dalle due famiglie in sede di udienza – hanno precisato i legali delle due parti – sono volte a mantenere “la privacy del bambino, che in questo momento ha bisogno di tranquillità”.

Non verranno pubblicate informazioni sul contenuto dell’udienza né sulle condizioni di salute di Eitan. Nessuna dichiarazione alla stampa da parte della zia paterna Aja Biran, cui il Tribunale dei Minori di Pavia aveva affidato il bambino, e da parte dei nonni materni Shmuel Peleg ed Etty Peleg Cohen che nei giorni scorsi hanno continuato a dichiarare di voler occuparsi loro del piccolo.

Il piccolo era stato portato in Israele dal nonno materno Shmuel Peleg. L’uomo ha prelevato il bambino per la visita settimanale e lo ha portato con un charter dalla Svizzera a Tel Aviv. Per il volo charter e l’organizzazione di quello spostamento imprevedibile era stato ipotizzato un collegamento o una presunta collaborazione di Shmuel Peleg con il servizi segreti israeliani, mai confermata tuttavia. Il Tribunale dei Minori aveva comunque affidato il piccolo alla zia Aja Biran. Lo zio paterno del bambino, Hagai Biran, ha incontrato nei giorni scorsi il piccolo e ha fatto sapere che se da un punto di vista fisico le condizioni del bambino – che ancora si sottopone a visite dopo l’incidente e che quindi deve ancora recuperare completamente – sono buone, “è preoccupante notare segni di istigazione e di lavaggio del cervello”.

Il processo è delicatissimo e molto mediatico: Peleg si è affidato a Boaz Ben Tzur, il penalista che difende l’ex premier Benjamin Netanyahu nel processo per corruzione in corso; i Biran sono assistiti invece da Avi Himi, presidente dell’Ordine degli avvocati israeliani, e da Shmuel Moran, tra i massimi esperti dei casi che coinvolgono la Convenzione dell’Aja sulla sottrazione internazionale di minori.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.