L’arma del delitto non è ancora stata trovata
Elena uccisa dalla mamma, trovate macchie di sangue in casa: Martina sorvegliata a vista in cella
Continuano le indagini sulla drammatica morte di Elena Del Pozzo, la piccola che a luglio avrebbe compiuto 5 anni, uccisa dalla mamma Martina Patti, 23 anni a Mascalucia. I Ris del Carabinieri hanno setacciato l’abitazione palmo a palmo e hanno trovato tracce di sangue su vestiti e in alcuni punti della casa. Non è ancora stata trovata l’arma del delitto, un coltello da cucina. Battuto con l’ausilio dei droni anche il campo dove è stato rinvenuto il cadavere della bambina alla ricerca dell’arma.
Le tracce di sangue trovate in casa, per gli investigatori, non bastano a ipotizzare che il delitto sia avvenuto in casa. La giovane mamma nella sua confessione aveva infatti detto di aver ucciso la figlia in un campo ma di non ricordare altri dettagli. È probabile che la donna sia tornata a casa a cambiarsi prima di inventare la storia del sequestro come ha denunciato ai carabinieri.
Patti lo aveva in realtà sottolineato già nella prima confessione: “Tornata a casa, mi sono cambiata. Ma i vestiti che indossavo quando ero con la bambina non erano sporchi di sangue, ero macchiata solo nelle braccia”. Vestiti che i carabinieri hanno rinvenuto nel sopralluogo fatto sabato pomeriggio, mentre altre tracce di sangue sono state trovate in bagno, dove probabilmente la donna si è lavata. Nessuna traccia invece nel soggiorno, dove Martina ha trascorso gli ultimi istanti con la figlia Elena prima di portarla nel campo.
Come riportato dal Corriere della Sera, sul tavolo della cucina c’era ancora una parte del budino che la bimba stava mangiando prima che la mamma la portasse nel campo dove l’ha uccisa con undici coltellate. I carabinieri hanno portato via altri coltelli da cucina per verificare se sono compatibili con le ferite sul corpo della piccola e indumenti della madre.
Martina Patti intanto resta in cella nel carcere di Piazza Lanza. È strettamente sorvegliata dalla polizia penitenziaria per paura che possa compiere qualche gesto autolesionistico o che altre detenute possano aggredirla. Il suo legale Gabriele Celesti, che ha detto che la donna “non è serena”, sta valutando quali saranno le strategie difensive per i prossimi passaggi del procedimento, dopo che il gip ha convalidato l’arresto e ha disposto la custodia cautelare in carcere. Una decisione presa perché, secondo il giudice Daniela Monaco Crea, l’indagata “è pericolosa socialmente e potrebbe tornare a uccidere, inquinare le prove e fuggire”.
© Riproduzione riservata







