La decisione
Il Giappone dà l’addio ai floppy disk: erano ancora utilizzati nella Pubblica Amministrazione
Anche il Giappone dà l’addio al caro vecchio Floppy Disk. La notizia – rimbalzata sui media locali – ha dell’incredibile: uno dei primi, maggiormente diffusi (e superati) supporti di memoria fisica, era ancora ampiamente in uso nella Pubblica Amministrazione locale, in perfetta continuità con gli anni ’90. È in questi giorni che il Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria giapponese ha annunciato di aver rimosso ben 34 istanze che imponevano ancora l’uso dei floppy disk come metodo di presentazione dei dati al ministero, assieme a numerose altre ordinanze che imponevano l’uso dei Cd-Rom.
Le evidenti difficoltà
Si tratta di alcune invenzioni – oramai vintage – che nel secolo scorso più hanno contraddistinto il mercato tecnologico e l’economia giapponese: già patria dei VHS, delle videocamere portatili, del walkman, dei lettori cd, delle memorie flash, delle fotocamere per cellulari, e delle batterie agli ioni di litio. Varie le evidenti motivazioni alla base della scelta, così come riportate da Japan Today: la scarsa reperibilità dei supporti (Sony, azienda leader nel settore, aveva smesso di produrre floppy disk nel 2011,) e le evidenti difficoltà nell’inviare e condividere file online. Fino a qualche anno fa erano circa 1900 le istanze governative che richiedevano l’utilizzo dei supporti fisici per archiviare i dati e che tenevano la pubblica amministrazione bloccata al paleolitico digitale. Nel Paese delle rivoluzioni, si apre finalmente una nuova era.
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