Report e non solo. Fratelli d’Italia va all’attacco della televisione pubblica che, in questi mesi, sta contribuendo a far precipitare nella raccolta pubblicitaria ‘grazie’ a programmi poco graditi dal pubblico come, tra gli altri, quelli condotti da Pino Insegno e Nunzia De Girolamo. La Rai non piace a questo governo e, dopo gli addii di Fabio Fazio, Bianca Berlinguer, Corrado Augias, Lucia Annunziata, il partito di Giorgia Meloni ritorna all’attacco di Report, la trasmissione d’inchiesta condotta da Sigfrido Ranucci, spesso protagonista di ricostruzioni che non rispecchiano l’esito delle indagini.

Dopo le inchieste su Daniela Santanché, Ignazio La Russa e Francesco Lollobrigida, a non essere piaciuta è l’ultima puntata del programma d’approfondimento in onda su Rai 3. Domenica scorsa, così come abbiamo già scritto, Report ha preso nuovamente di mira Franco Meloni, padre della premier deceduto nel 2012, utilizzando l’ex pentito di camorra e agente provocatore Nunzio Perrella che, senza la benché minima prova, romanza su un presunto incontro avvenuto oltre 30 anni fa con Franco Meloni che, secondo il racconto autobiografico della presidente, non vede dal 1988, quando aveva 11 anni.

I parlamentari di Fratelli d’Italia hanno depositato una interrogazione chiedendo l’intervento della presidente Marinella Soldi e dell’amministratore delegato Roberto Sergio sulla trasmissione. Poco graditi al partito di governo i servizi su “La Russa Dinasty” (8 ottobre scorso), dove l’ex colonnello dei carabinieri, Michele Riccio, dice di aver saputo da un suo informatore mafioso che Cosa nostra, nel 1994, avrebbe dato indicazione di votare per Forza Italia e per Antonino e Vincenzo La Russa. Un testimone che, secondo l’interrogazione, sarebbe stato già giudicato inattendibile dalla magistratura, e quello su “Mafia a tre teste” andato in onda domenica scorsa, 14 gennaio, dove l’ex pentito Nunzio Perrella parla del legame tra Franco Meloni e il bosso della camorra Michele Senese, fornendo particolare impossibili da verificare dopo decenni. Lo stesso Perrella, così come ricostruito nei giorni scorsi da Il Giornale, è già stato considerato inattendibile dalla magistratura.

Nel documento presentato in Vigilanza, Fratelli d’Italia aggiunge: “Tra gli intervistati compare il pentito di Camorra Nunzio Perrella il quale rivela un presunto legame tra Franco Meloni — padre del presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni — e il boss camorrista Michele Senese, con cui avrebbe avuto un incontro a Nettuno nel 1992. Nondimeno, il pentito intervistato è considerato non attendibile da ben due magistrati, ossia l’ex Procuratore nazionale antimafia di Bologna Roberto Pennisi e l’ex Procuratore capo di Brescia Sandro Raimondi, come svela un documento pubblicato dal Giornale il 16 gennaio 2024”.

Nel mirino non solo Report ma – secondo Repubblica – anche Virginia Raffaele e l’imitazione che ha fatto di Beatrice Venezi, direttrice d’orchestra e consulente del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, nel corso del programma “Colpo di luna”. Secondo rumors non ancora confermati, Sangiuliano avrebbe chiesto d’intervenire su Giovanni Anversa, vicedirettore PrimeTime, per l’imitazione della Raffaele.

L’interrogazione presentata da Fdi: “Rivelazioni su persone decedute in linea con contratto servizio?”

“Abbiamo presentato un’interrogazione all’Ad Roberto Sergio e alla Presidente Marinella Soldi per sapere se l’utilizzo ricorrente di pentiti di mafia giudicati inattendibili dalla magistratura, che dopo qualche decennio fanno rivelazioni circa presunte rivelazioni su persone decedute, sia in linea con quanto stabilito dal Contratto di Servizio, che regola i rapporti tra lo Stato e la Rai”. Lo rende noto il gruppo di Fratelli d’Italia nella Commissione Vigilanza Rai. “E’ accaduto – si sostiene – nel caso del padre del Presidente del Senato Ignazio La Russa, e nel caso del padre del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che tra le altre cose, come tutti sanno, ha interrotto i rapporti con Franco Meloni quando era ancora una bambina. Due servizi giornalistici per alcuni versi speculari: c’è un pentito giudicato inattendibile dai magistrati che dopo decenni tira in ballo una persona deceduta, e quindi non in grado di controbattere, per colpire indirettamente degli esponenti politici. Per di più si sceglie di non dare conto al pubblico dell’inattendibilità dei pentiti intervistati, forse perché altrimenti verrebbe giù tutto l’impianto del teorema messo in piedi. Con quello che sembra a tutti gli effetti un ‘metodo’, stiamo assistendo al progressivo degradamento di una storica trasmissione, un tempo capace di fare delle vere e proprie inchieste, e oggi ridotta a costruire teoremi fine a se stessi, utili solo a spargere fango. Ci auguriamo che l’Ad e la Presidente rispondano presto e nel merito ai punti che abbiamo sollevato”, conclude la nota.

La replica di Ranucci: “Risponderemo nelle sedi istituzionali”

“Report, come giusto, risponderà nel merito nelle sedi istituzionali. Ma per amore di verità va detto che che la prima fonte su La Russa non era un pentito, ma un ufficiale dei carabinieri Michele Riccio. Mentre la seconda fonte, Nunzio Perrella, è un collaboratore di giustizia mai denunciato per calunnia e ritenuto fondamentale nei processi che hanno portato all’arresto del boss di camorra Michele Senese”. Così, in un post su Facebook, Sigfrido Ranucci, curatore e conduttore del programma di inchieste di Rai3, a proposito dell’interrogazione parlamentare depositata dal gruppo FdI in commissione di Vigilanza Rai in cui si lamenta l'”utilizzo ricorrente di pentiti di mafia giudicati inattendibili dalla magistratura”, con particolare riferimento ai servizi sulla famiglia La Russa e sul padre della premier Giorgia Meloni

 

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