Esteri
Gaza e Ucraina: tutto passa per la corte di Witkoff. Miami è l’ombelico del mondo
Tutto passa ancora tra le mani di Steve Witkoff. Il fedelissimo di Donald Trump, l’amico di sempre, l’immobiliarista che ha affascinato il presidente degli Stati Uniti sin dai tempi in cui i due erano lontanissimi dalla vita politica. E ora, è lui, insieme al genero del tycoon, Jared Kushner, a gestire i due dossier più importanti della politica estera americana: Gaza e Ucraina. Una scelta che non piace ai democratici e non piace nemmeno alla parte del Partito repubblicano estranea al mondo Maga, quella del segretario di Stato Marco Rubio.
Miami è l’ombelico del mondo
Ma intanto, in Florida, i rappresentanti Egitto, Qatar e Turchia, così come i delegati di Russia e Ucraina, andranno tutti alla “corte” di Witkoff. Una tre giorni diplomatica che per Trump e la sua amministrazione può diventare decisiva. Perché se The Donald ha scommesso tutto sul piano di pace a Gaza ma che fatica a passare alla “fase due”, sul fronte russo-ucraino la questione appare ancora molto fumosa. Ieri, l’incontro con i funzionari dei tre Paesi coinvolti nel piano per la Striscia è servito a capire quali possono essere i prossimi “step” per arrivare alla seconda fase del progetto trumpiano. Una partita complessa, perché mentre Hamas non si disarma, la Casa Bianca cerca anche di frenare Israele da nuovi raid che potrebbero mettere a repentaglio la tenuta della tregua. Ieri, Bassem Naim, membro dell’ufficio politico della milizia palestinese, ha detto che i colloqui a Miami dovevano servire “a porre fine alla continua illegalità israeliana, porre fine a tutte le violazioni e costringere l’occupazione a rispettare l’accordo di Sharm El-Sheikh”. Ma l’attuazione di tutto il piano-Trump passa dal destino dell’arsenale di Hamas. Il gruppo ha detto di volere immagazzinare e “congelare” le armi ma non consegnarle.
Netanyahu non accetta compromessi
Il premier Benjamin Netanyahu, che il 29 incontrerà The Donald a Mar-a-Lago, ha già fatto capire che non accetterà alcun compromesso sul punto. E Washington, insieme ad Ankara, Doha e Il Cairo, vuole trovare un modo per far sì che Hamas e Israele non rallentino nell’applicazione del programma concordato per la tregua, anche se molti iniziano a temere che lo status quo potrebbe durare ben più a lungo di quanto immaginato da Trump. Il timore è che lo status quo possa perdurare anche sull’altro fronte, quello dell’Ucraina, che vedrà in Florida giorni di inteso lavoro. Ieri, a Miami, oltre ai delegati ucraini (capitanati da Rustem Umerov) sono arrivati anche i consiglieri per la sicurezza nazionale di Francia, Germania e Regno Unito. Un segnale, questo, di come i leader dei Paesi “volenterosi” europei vogliano blindare l’asse con Kyiv in questa fase del negoziato e della guerra e non lasciare da solo Volodymyr Zelensky (che ieri ha incontrato il primo ministro polacco, Donald Tusk, a Varsavia).
L’importanza del vertice
Secondo il giornalista Barak Ravid, ai vari incontri con i delegati ucraini saranno presenti anche i funzionari di Qatar e Turchia. E queste riunioni preliminari sono servite ai delegati di Kiev soprattutto per comprendere e limare la posizione americana in vista del vertice di oggi tra Kushner, Witkoff e l’inviato russo Kirill Dmitriev. Il consigliere di Vladimir Putin, che si è ritagliato il ruolo di capo negoziatore del Cremlino, ieri ha festeggiato la decisione dell’Unione europea di non toccare gli asset russi congelati. Ma il vertice di oggi a Miami sarà fondamentale per capire quale sarà la sintesi che verrà proposta a Trump. Il presidente americano non ha fatto mistero di volere mettere sotto pressione soprattutto Zelensky e non crede che Putin abbia intenzione di scendere a compromessi.
La palla è nel campo di Kiev
Ieri, il leader russo è stato chiaro. “Gli ucraini si ritirano in tutte le direzioni” ha detto durante la trasmissione “risultati dell’anno”, “mentre noi avanziamo”. E nel fiume di retorica e propaganda tipica di quel format, il capo del Cremlino ha avuto modo anche di parlare dei negoziati. Per Putin, Trump “sta compiendo seri sforzi per porre fine al conflitto in Ucraina” e la Russia ha “sostanzialmente accettato” le sue proposte ed è “disposta a negoziare e porre fine al conflitto”, ha detto lo “zar”. “La palla è interamente nel campo di Kiyv e dei suoi sponsor europei” ha continuato il leader russo, ma Mosca “non vede segnali che indicano che l’Ucraina è pronta a dialogare”.
© Riproduzione riservata







