Su TikTok è molto attivo e i suoi video ottengono migliaia di visualizzazioni. Clip dove attacca i clan di camorra, dove consiglia ai giovani di non lasciarsi affascinare dalla malavita e dove consiglia ai commercianti di denunciare sempre e non piegarsi mai alle richieste di racket. E’ la nuova vita di Gennaro Panzuto, 48 anni, ex killer ed ex collaboratore di giustizia tornato a Napoli a inizio 2021 dopo essere stato “sbattuto” fuori dal programma di protezione non senza polemiche.

Da mesi gira nella “sua” Torretta, zona del quartiere di Chiaia dove è nato e dove si è affermato anche all’interno del clan Piccirillo. Adesso gira per quelle viuzze, frequenta la zona degli Chalet, dà una mano al cognato che noleggia gommoni e tira avanti soprattutto grazie all’aiuto economico dei genitori in attesa di trovare un lavoro e di concretizzare alcuni progetti con tv straniere. “Perché per noi ex collaboratori di giustizia – spiega – è tutto difficile, la burocrazia non ci aiuta e i pregiudizi non finiscono mai”.

Il suo profilo su TikTok è molto seguito e i suoi video generano commenti e minacce. Spesso si ritrova sempre la stessa frase. “Ora che esce Maradona ti fa la festa“, dove per Maradona si intende il campione della malavita, il boss o l’elemento apicale che sarebbe pronto a vendicare con il sangue il tradimento, l’essere passato a collaborare con la giustizia e, cosa che non va sottovalutata, l’essere ritornato dopo 14 anni divisi tra carcere e domiciliari nella città dove faceva il camorrista.

“Rischio di morire tutti i giorni ma l’ho metabolizzato, l’unica cosa che mi fa paura è la vecchiaia. Mi attaccano su TikTok, mi minacciano anche di morte, mi danno dell’infame perché sono contro l’omertà, perché invito i commercianti a denunciare, perché denunciare non deve essere un tabù” spiega Panzuto, soprannominato in passato anche “Terremoto“, in una intervista al Riformista. “Sono tutte cose – precisa – che riferisco puntualmente alle forze dell’ordine, la Questura è al corrente di tutto perché una cosa deve essere chiara: sono loro che devono andare via da questa città”.

Le minacce arrivano da account fake e arrivano da diversi quartieri, in particolare Secondigliano. “Lì dove la parte malsana pensa di essere il ‘made in camorra‘ perché è questo uno degli effetti collaterali della serie Gomorra” sostiene Panzuto. Il “Maradona”  sarebbe un esponente apicale dell’Alleanza di Secondigliano, e in particolare del clan Licciardi. “Era il mio riferimento criminale, colui che mi ha cresciuto” spiega. Ma le minacce riguardano anche altre zone della città e arrivano soprattutto da giovani “che mi attaccano non perché sono un ex collaboratore di giustizia ma perché i miei messaggi vanno a cozzare con la loro realtà”.

Perché – ribadisce- “l’omertà nella camorra non esiste. Oggi più che ieri sono tutti un esercito di confidenti: è diventata una gara al tradimento, a chi deve rivelare informazioni contro i clan rivali o contro i propri alleati. I primi ad infrangere questa prima regola della camorra sono gli stessi boss. Tutti i clan blasonati di Napoli, a partire dai Licciardi, dai Mallardo, dai Contini, hanno i loro confidenti e sperano di avere una sorta di immunità, agevolazioni e trattamenti di favore. Ma – osserva – c’è l’esempio di Salvatore Lo Russo che dovrebbe essere emblematico. L’ex boss di Miano, confidente di Pisani, alla fine è stato arrestato”.

Perché è questa la fine di tutti i camorristi, quando non si ammazzano tra di loro. “Vivi sei mesi di gloria o poco più. Mesi di falso potere, di falsa ricchezza. Poi il conto arriva sempre e se va bene finisci in carcere per un bel po’. Oggi – puntualizza – la malavita è diventata più uno status symbol da ostentare, soprattutto sui social, che una strada per guadagnare soldi. Perché rispetto al passato, soprattutto i clan più piccoli, si dividono davvero le briciole”. “Tra 10 anni mi vedo vicino ai miei amici che non ci sono più, ridendo e scherzando” conclude, si spera con un velo di ironia, Panzuto.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.