C’è di nuovo molta polemica sull’azione dell’Esercito israeliano a Gaza, che pure è ancora la necessaria risposta al 7 ottobre. Ma ora è cambiato il concetto strategico che la guida. Dopo il Sabato Nero, l’Esercito israeliano ha dovuto lavorare subito per bloccare le forze di Hamas – non singoli terroristi, ma battaglioni ben armati e addestrati nell’arte della guerriglia – cercando di limitare al massimo i danni ai civili, dietro cui i terroristi si nascondono, e di non cadere negli agguati nelle fortificazioni sotterranee costruite con i soldi della cooperazione internazionale.

La strategia di incursioni

Il risultato è stata una strategia di incursioni: sotto forte protezione area, le forze armate di Israele investivano singole località, dopo aver avvertito i civili di allontanarsi, colpivano i reparti di Hamas, distruggevano le fortificazioni e si ritiravano dietro il confine o in alcune aree molto presidiate. Tenendo conto dei pesanti limiti posti dall’amministrazione Biden all’azione militare di Israele, questa tattica ha permesso di imporre forti perdite ai terroristi, con danni limitati sia ai civili che ai militari israeliani, ma non ha portato i terroristi alla resa come si sperava.

Le indicazioni alla popolazione civile

Oggi, con Trump e dopo il fallimento delle trattative con Hamas, la strategia è mutata: Israele occuperà con notevoli forze di terra tutta la Striscia, e ci resterà il tempo necessario per eliminare completamente i terroristi. La popolazione civile ha avuto indicazioni di spostarsi in uno spazio sicuro e ben rifornito nella zona meridionale di Gaza, vicino al confine con l’Egitto. Cogat, l’organismo del ministero della Difesa israeliano, ha fatto sapere che “93 camion delle Nazioni Unite carichi di aiuti umanitari, tra cui farina per panifici, cibo per neonati, attrezzature mediche e farmaci sono stati trasferiti attraverso il valico di Kerem Shalom”. L’ambasciatore israeliano a Roma, Jonathan Peled, ha spiegato che “l’idea è che Hamas non possa più riprendere il controllo della consegna e della fornitura di aiuti umanitari ai palestinesi”. “Ci vorranno alcuni giorni prima che funzioni senza intoppi e al meglio, ma sta prendendo forma”, ha aggiunto.

L’eliminazione delle forze terroriste

I 30 chilometri di lunghezza della Striscia verranno divisi da assi trasversali tenuti dall’Esercito; poi in ognuna di queste zone si procederà all’occupazione sistematica e all’eliminazione delle forze terroriste. Con questa strategia – senza dubbio lenta, faticosa e a rischio di perdite notevoli – Israele spera di chiudere i conti con Hamas, di liberare i rapiti e di poter poi lavorare per il ritorno alla normalità.

Ugo Volli

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