Negli Stati Uniti le proteste sindacali degli scrittori rivelano una situazione molto più complessa di quanto potrebbe apparire a prima vista. Non si tratta semplicemente di rivendicazioni giuslavoristiche, ma il tema di fondo, quasi taciuto, è l’Intelligenza Artificiale Generativa. La lotta riguarda i diritti che le case di produzione richiedono di utilizzare le immagini delle comparse per generare loro copie AI, rendendo così il loro lavoro un “una tantum“. Ma la questione è ancora più profonda e riguarda il ruolo sempre più predominante dell’AI nel cinema. Lo sciopero avrà l’effetto di ridurre l’uso dell’AI o, al contrario, spingerà le case a utilizzare massicciamente le AI per contrastare gli effetti degli scioperi?

L’AI sul campo di battaglia dei diritti del lavoro

La protesta del Writers Guild of America (WGA) è già iniziata e rappresenta solo la prima battaglia in una guerra del lavoro imminente. La questione si è sviluppata oltre le rivendicazioni iniziali degli scrittori di Hollywood, che volevano assicurarsi di non essere costretti a lavorare con – o essere sostituiti da – strumenti AI come ChatGPT. Alla fine del documento di proposta del WGA, si trova una sezione denominata “Intelligenza Artificiale”, che rappresenta il primo tentativo su larga scala di un sindacato per esercitare pressione su un’industria al fine di regolare e, in alcuni casi, vietare l’uso dell’AI come sostituto per i lavoratori.

AI: una minaccia o un’opportunità?

La paura che i sindacati stanno cercando di contrastare è che gli studi cinematografici potrebbero sostituire di sana pianta gli scrittori umani o gli attori nei set cinematografici con una versione sintetica. Lungi dall’essere un’ipotesi astratta, secondo un recente articolo del New York Times, il nuovo contratto Netflix riserva(va) il diritto di simulare le voci degli attori “in tutto l’universo e in perpetuo”. Siamo pericolosamente vicini a un mondo in cui l’AI ha non solo messo centinaia di milioni di persone fuori dal mercato del lavoro, ma ha anche sostituito i servizi chiave con automatismi “privi di pensiero”. Se i lavoratori non riusciranno a tracciare una linea ora, mentre questa tecnologia è ancora embrionale, potrebbe non esserci un’altra possibilità di recuperare ciò che hanno (e abbiamo) perso.

Il ruolo della Generative AI

Nel contesto dell’AI, stiamo parlando di un tipo di AI chiamata “Generative AI” (Intelligenza Artificiale Generativa). Il modello di linguaggio più popolare al momento è ChatGPT, di proprietà di OpenAI, che funziona su un trasformatore preallenato generativo, o GPT. Fondamentalmente, è una grande quantità di testo prelevato da tutto il web, che viene poi utilizzato per rispondere in modi che sembrano naturalmente umani. Anche se probabilmente avete sentito dire che i modelli di linguaggio GPT sono – o potrebbero diventare – coscienti, attualmente funzionano allo stesso modo della funzione di completamento automatico sul vostro telefono, ma utilizzano enormi blocchi di Internet per rispondere alle domande.

L’AI e l’industria del cinema

Una delle domande cruciali è se in pubblico si noterebbe o meno se gli strumenti AI iniziassero a produrre i loro show televisivi preferiti. Alcuni esperti sostengono che l’effetto sarebbe immediato e assolutamente evidente, tuttavia, le implicazioni legali dell’uso dell’AI nell’industria del cinema sono ancora nebulose. Ad esempio, l’Ufficio del Copyright degli Stati Uniti ha stabilito nel febbraio 2023 che non si può detenere il copyright su materiale generato interamente da AI: se un’azienda vuole detenere il copyright su qualsiasi cosa prodotta da un’AI, deve dimostrare che un essere umano l’ha modificata abbastanza da renderla originale. Il paradosso è che se il modo di creare un nuovo film Pixar diventasse quello di digitare alcuni comandi su una tastiera, andare a pranzo e tornare per trovare l’opera completa sul disco rigido, allora la gente potrebbe copiare quel film Pixar e venderlo a chiunque.
Perché? Perché sarebbe stato creato da un bot e per le norme “non originale”.

L’AI nel processo creativo

Quanto è realmente efficace questa tecnologia? Recenti esempi dimostrano che le AI possono già produrre contenuti di intrattenimento coerenti. Un blog di fan di Disney ha recentemente pubblicato un articolo intitolato “Un’AI riscrive la trilogia sequel di Star Wars. È più coerente di quella di Disney”. L’AI è stata invitata a “immaginare che Disney non abbia creato altri film di Star Wars dopo Il ritorno dello Jedi” e a ideare le trame dei film che George Lucas avrebbe potuto creare invece della trilogia sequel che abbiamo avuto.
L’AI ha proposto tre film: Episodio VII: The Force Unleashed, Episodio VIII: Rise of the Sith, e Episodio IX: Balance of the Force. Ha persino descritto un arco narrativo piuttosto solido attraverso i tre film, con un trio di personaggi principali, tra cui “una giovane Jedi di nome Kira“, “un ex stormtrooper di nome Sam” e “un saggio vecchio Jedi di nome Ben”.
L’AI ha offerto anche casting per i personaggi principali, descrizioni di nuovi pianeti e veicoli, e ha persino provato a scrivere una scena in cui Luke Skywalker, la Principessa Leia, e Han Solo comparivano per dei camei. Non certo perfetto, sia chiaro, ma sufficentemente buono per fare sì che un essere umano possa potenzialmente “pulirla” e usarla per la produzione o la pubblicazione reale.

L’ombra dell’AI sulla forza lavoro

Ma Hollywood non è l’unico settore del mercato del lavoro americano nel bel mezzo di un sconvolgimento causato dall’AI generativa. IBM ha completamente interrotto le sue assunzioni, e un dirigente dell’azienda ha recentemente speculato che quasi un terzo dei suoi dipendenti potrebbe essere sostituito da un chatbot di qualche tipo. E il settore della vendita al dettaglio non è al sicuro.

Wendy’s sta attualmente testando un chatbot per il drive-thru. Secondo Bloomberg almeno un quarto della forza lavoro americana avrà il proprio posto di lavoro influenzato dall’uso dell’AI nei prossimi cinque anni.
Nel frattempo, le industrie creative non sindacalizzate stanno già iniziando a flirtare con l’idea di come utilizzare questi strumenti in “sala degli scrittori”. Ashley Cooper, lead narrative e sviluppatrice di videogiochi, ha raccontato a Polygon che è stata contattata di recente da uno studio di videogiochi indie molto interessato all’uso dell’AI per scrivere script. Cooper teme che l’uso dell’AI possa distruggere le opportunità per i giovani di fare carriera nell’industria.

Conclusioni

Se da un lato l’AI può rappresentare un’opportunità per ridurre i costi e migliorare l’efficienza, dall’altro lato rappresenta una minaccia per i lavoratori creativi, ormai senza ombra di dubbio.
E’ una questione di equilibrio tra i vantaggi tecnologici e i diritti dei lavoratori, una questione che richiede un dialogo aperto e una regolamentazione attenta. L’industria del cinema ha la responsabilità di condurre questo dibattito in modo responsabile, garantendo un futuro equo per tutti. Oppure no.

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Professore a contratto (in Corporate Reputation, in CyberSecurity e in Data Driven Strategies) è Imprenditore, ha fondato The Fool, la società italiana leader di Customer Insight, co-fondato The Magician un Atelier di Advocacy e Gestione della Crisi, ed è Partner e co-fondatore dello Studio Legale 42 Law Firm. È Presidente di PermessoNegato APS, l'Associazione no-profit che si occupa del supporto alle vittime di Pornografia Non-Consensuale (Revenge Porn) e co-fondatore del Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti Digitali. È stato Future Leader IVLP del Dipartimento di Stato USA sotto Amministrazione Obama nel programma “Combating Cybercrime”, conferenziere, da anni presenta "Ciao Internet!" una seguita video-rubrica in cui parla degli Algoritmi e delle Regole che governano Rete, Macchine e Umani. Padrone di un bassotto che si chiama Bit, continua a non saper suonare il pianoforte, a essere ostinatamente Nerd e irresponsabilmente idealista.