Esteri
I Volenterosi chiamano Trump: Mosca soffia sui venti della discordia
L’Europa ci prova. Ancora una volta. Il tempo corre veloce, sia per i leader del Vecchio Continente che per Volodymyr Zelensky. E dopo le notizie sul nuovo ultimatum di Donald Trump, dopo gli attacchi a Kyiv e all’Unione europea rivolti attraverso la sua intervista a Politico e dopo le pressioni esercitate sul presidente ucraino dagli inviati della Casa Bianca, si sente di nuovo l’urgenza di convincere il presidente degli Stati Uniti ad abbassare la tensione.
Ieri ci hanno provato (ancora una volta) il presidente francese, Emmanuel Macron, il premier britannico Keir Starmer e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che hanno chiamato insieme The Donald in una conversazione che è durata circa 40 minuti. L’obiettivo della telefonata è stato palesato da una nota fatta circolare dalle cancellerie coinvolte. “I leader hanno discusso gli ultimi sviluppi dei colloqui di pace in corso guidati dagli Stati Uniti, accogliendo con favore i loro sforzi per raggiungere una pace giusta e duratura per l’Ucraina e porre fine alle uccisione”, hanno comunicato dal numero 10 di Downing Street e dall’Eliseo. E i governi hanno ribadito che “l’intenso lavoro sul piano di pace continua e proseguirà nei prossimi giorni”, sottolineando come questo sia un “momento critico” per l’Ucraina e per il suo popolo ma anche per “la sicurezza comune della regione euro-atlantica”.
Per Macron, Merz e Starmer, la situazione appare dunque particolarmente complessa. Nei prossimi giorni sono previsti nuovi incontri della coalizione dei Volenterosi per cercare di fare il punto della situazione e provare a disegnare una strategica comune da presentare a Trump. Oggi è attesa una riunione virtuale tra Zelensky e i vertici dei Paesi di questa coalizione. Ieri, lo stesso presidente ucraino ha confermato anche un colloquio tra Kyiv e Washington per discutere del piano di pace, sottolineando come stiano per essere ultimati “i lavori sui 20 punti di un documento fondamentale che può determinare i parametri per porre fine alla guerra”. Ma The Donald, in questo momento, non sembra particolarmente attento alle richieste di Zelensky né alle istanze dei leader europei e vuole chiudere in fretta la partita. Secondo il Washington Post, l’amministrazione Trump si starebbe muovendo su un’ipotesi ormai sempre più definita.
Per le fonti del giornale americano, l’idea di base è quella di fare in modo che l’Ucraina possa entrare a far parte dell’Unione europea (e non della Nato) già dal 2027, con Trump che spera di convincere i più critici all’interno dell’Ue, in particolare il suo alleato ungherese Viktor Orban. Allo stesso tempo, tra Russia e Ucraina, lungo la linea del fronte, verrebbe istituita una zona demilitarizzata costantemente monitorata, su modello di quella che divide la Corea del Nord dalla Corea del Sud e che andrebbe dal Donetsk fino a Kherson. Intorno a questa linea, per diversi chilometri non sarà possibile dispiegare armi pesanti. Ma restano ancora tre nodi particolarmente difficili da sciogliere. Uno è rappresentato dalle future garanzie di sicurezza per Kyiv, nonostante si sia tornato a parlare di un modello “simile all’articolo 5 della Nato”. Il secondo è la cessione dei territori del Donbass, con Vladimir Putin che vuole che l’Ucraina rinunci anche alle zone non occupate ma che fanno parte dell’oblast di Donetsk. Il terzo è il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhya.
Le trattative proseguiranno nei prossimi giorni. E intanto, Mosca osserva desiderosa di soffiare sul fuoco delle divisioni interne all’Occidente. Il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ieri ha di nuovo sottolineato come Trump sia “l’unico leader occidentale” a comprendere le motivazioni della guerra. “L’Occidente non è unito” ha continuato Lavrov, accusando l’Europa di non volere una soluzione diplomatica del conflitto. Temi ribaditi anche dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha dichiarato che le posizioni di Trump nella sua ultima intervista sono in linea con quelle della Federazione russa.
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