«Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte,
siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò».

Recita così il ritornello del nostro inno nazionale, “il canto degli italiani” per tutti “l’inno di Mameli”, dal nome del giovanissimo patriota che lo scrisse e da questi inviato per essere musicato da Michele Novaro. Ora tutti lo cantano, e già qui si potrebbe aprire un dibattito su come viene spesso cantato e musicato troppo liberamente, facendo venir meno quella solennità che risiede nel profondo di un Canto che nasce per dare voce ad una Nazione che doveva allora essere edificata sulle vestigia di un passato glorioso, quello di Roma, e sulla memoria di quei martiri che avevano donato la vita per realizzare quello che era allora – mentre Mameli scriveva – solo un sogno.

Ricordiamo sommessamente che per il cancelliere austriaco, principe von Metternich, “l’Italia era un’espressione geografica”, e dunque nulla di più. Questo prima che l’aquila austriaca perdesse le penne sotto i colpi delle baionette italiche sul Piave o che le “ali” dell’ingegno e dello spirito tutto italiano volassero su Vienna. Eppure la definizione protocollare su come debba essere cantato l’inno è rimasta fino ad oggi indefinito o per meglio dire fino a quando non è stato firmato D.P.R. 14 marzo 2025 –Modalità di esecuzione dell’Inno nazionale, ai sensi dell’Articolo 1 della legge 4 dicembre 2017, n.181.

Dove il Presidente della Repubblica decreta su richiesta del Presidente del Consiglio di dar seguito a quanto chiesto dal mondo militare, l’eliminazione di quel “sì” esclamato a termine del ritornello e che non risulta nel testo scritto da Mameli ma che fu aggiunto dallo stesso Novaro e poi adottato come versione privilegiata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Ma che – ribadiamolo – non è contenuta nella versione ufficiale dell’inno, dove “all’Italia chiamò” segue appunto solo la Musica.

Ora, in tutte le cerimonie ufficiali, si seguirà la via “purista” e più solenne del testo. Questo ovviamente non ha mancato di innescare qualche polemica, per il valore simbolico di quel “si”. Polemica stucchevole in quanto come recita il testo di Mameli “siam pronti alla morte” e lo siamo “in quanto l’Italia chiamò”, come supremo dovere del cittadino.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese per grazia di Dio e conservatore per vocazione. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022 a maggio 2025. Oggi e per sempre al servizio della Patria. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito: John Wayne.