Una fase di avanzata maturazione
Il lungo percorso dello Stato palestinese tra il «declaratorio» e il «costitutivo»
Il riconoscimento della Palestina è legato a equilibri internazionali e alla mancanza di un’autorità unitaria. Le fughe in avanti dei governi rischiano di bloccare il cammino verso una piena soggettività giuridica
Le dichiarazioni di riconoscimento dello Stato palestinese da parte di diversi governi sembrano prefigurare un’imminente nascita dello Stato palestinese. Tuttavia, le linee d’azione del piano americano per Gaza sono chiaramente improntate a un percorso preciso, costitutivo e non essenzialmente declaratorio. Siamo in una fase di avanzata maturazione del quadro giuridico internazionale definito con gli accordi di Oslo che, se coronata dal successo, avrebbe caratteri realmente costitutivi.
La proposta “due popoli, due Stati” raggiunse il punto più vicino alla realizzazione con gli accordi di Oslo siglati nel 1993. Per quanto ponessero fine alla prima Intifada, l’inaffidabilità di Arafat contribuì a farli deragliare, nel 2000, con il suo rifiuto del piano di ripartizione dei territori. Una decisione segnata dalla ripresa del terrorismo palestinese con la seconda Intifada. In risposta all’intensificarsi delle rivolte, Stati Uniti, Ue, Russia e Onu diedero vita al Quartetto per il Medio Oriente, guidato dal 2007 dall’ex primo ministro Tony Blair. Il Quartetto proponeva una road map strutturata su due pilastri fondamentali: sviluppo economico ed istituzionale, e il riconoscimento reciproco di due popoli per due Stati. Un percorso in cui l’Ue è stata tra i protagonisti.
La visione del governo Meloni mi appare del tutto coerente con gli accordi di Oslo e con la road map del Quartetto. Nelle circostanze tragiche del Medio Oriente di oggi, con una diffusione del terrorismo direttamente sostenuto dall’Iran e dai suoi proxies, l’Italia da tempo sostiene la creazione di uno Stato palestinese attraverso un iter costitutivo di una statualità definita dal diritto internazionale. Diversi frettolosi riconoscimenti da partner occidentali a favore di uno Stato palestinese scaturiscono da considerazioni di politica interna volte a rassicurare le comunità islamiche in Europa. Tali riconoscimenti sono ritenuti da autorevoli internazionalisti di natura essenzialmente “declaratoria”, piuttosto che “costitutiva”. I proponenti della creazione dello Stato palestinese dovrebbero dunque interrogarsi su alcuni punti.
Come scrive il prof. Attila Tanzi nel suo manuale Introduzione al Diritto Internazionale del 2022, vi sarebbe nella dichiarazione prematura di statualità il rischio di congelare l’intero percorso di riconoscimento della Palestina. È impensabile che lo Stato palestinese possa prescindere dall’approvazione, ad esempio, degli Stati Uniti che dispongono del diritto di veto in Consiglio di Sicurezza, organo dell’Onu cui spetta la decisione sull’ammissione di un nuovo membro al sistema societario. Ricordiamoci che tale traguardo richiese per l’Italia ben nove anni di negoziati a causa della contrapposizione est-ovest.
Il prof. Tanzi aggiunge che “il requisito dell’effettività del potere di un governo unitario e indipendente su di un popolo stanziato su di un territorio unificato politicamente” ad oggi semplicemente non esiste, poiché “l’Autorità Nazionale Palestinese esercita un potere effettivo solo su una parte del territorio palestinese, la Cisgiordania”. Conclude il prof. Tanzi che “non si può quindi non condividere la tesi diffusa per cui il riconoscimento abbia valore meramente ricognitivo e non costitutivo della personalità giuridica, avendo valore esclusivamente politico”. Nelle condizioni attuali, dunque, il quadro di riferimento, da aggiornare, resterebbe la road map del Quartetto nel solco degli accordi di Oslo.
Il percorso verso la soggettività piena di una nuova entità statuale ai sensi del diritto internazionale vigente comprende inoltre responsabilità che ogni Stato deve assumersi di fronte alla comunità internazionale. Si trovano importanti precedenti: la decolonizzazione degli anni ’60, lo scioglimento della Repubblica Federale di Iugoslavia, il Sud Sudan, Timor Leste. Una nuova entità statuale palestinese dovrebbe essere in grado di obbligarsi al rispetto della sovranità degli altri Stati, ad eliminare il terrorismo, e a rispettare i diritti umani e lo Stato di diritto.
© Riproduzione riservata







