Clima
In Sicilia non c’è acqua: la siccità nel documentario di Gringeri e Mondello: “Politica? Nessuno ci ha voluto rispondere”
Il documentario è un’arte per pochi. Non passa spesso in televisione, men che meno dalle sale cinematografiche, e tende ad occupare il retrobottega delle piattaforme di streaming. Quando ne esce uno sull’Italia serio, bellissimo, e per di più di produzione indipendente, vale la pena promuoverlo. Questo vale certamente per “Dry Sicily: appunti dalla frontiera climatica”, diretto da Nunzio Gringeri e Mauro Mondello e uscito lo scorso settembre.
A ben vedere, il tema della siccità nel Sud Italia è un po’ come il genere del documentario: tutti lo conoscono ma nessuno sembra volerlo trattare con il rispetto che merita. Gringeri e Mondello lo fanno, con un taglio autoriale e sperimentale che riesce a mettere insieme una fotografia eterea e i sovrumani silenzi di paesaggi, dighe e laghi prosciugati con l’umanità più profonda e anche un certo fatalismo atavico dei siciliani di fronte alle immani sfide che presenta loro la natura di questa bellissima terra.
Colpisce del documentario proprio lo scarto fra l’evidente compostezza, competenza, dignità e anche passione delle tante persone intervistate – imprenditori, attivisti, agricoltori – combinata ad un’arrendevolezza non so quanto tipica ma certamente diffusa, sulle condizioni amministrative e infrastrutturali. Alla riflessione tecnica puntuale e anche all’autocoscienza matura del problema fa da contraltare una sfiducia e un’accettazione dell’ineluttabilità delle cose. Grande assente nel documentario: la politica, sia a livello locale che nazionale. Ma non per scelta. “Avremo scritto 200-250 e-mail – spiega Mondello, uno dei due registi, a una proiezione all’Università Europea di Firenze del documentario – ma nessuno ci ha voluto rispondere”. Questo vale per la politica siciliana, ma anche per quella nazionale che, banalmente, quando si tratta di Sicilia e infrastrutture, sembra solo ossessionata da quella chimera populista che è il Ponte sullo Stretto.
E poi ci siamo noi, spettatori e concittadini. Domenica scorsa, racconta ancora Mondello, il documentario ha fatto il tutto esaurito a Berlino nello storico teatro Babylon. Alla proiezione hanno fatto seguito oltre due ore di dibattito con il pubblico in sala, che si è dovuto concludere solo perché il teatro doveva chiudere. E noi in Italia? Quanti di noi sanno che ad Enna, Agrigento o Messina da decenni non hanno acqua dopo le 2 del pomeriggio? Quante famiglie in altre parti d’Italia devono dirsi sconsolate che “anche oggi i piatti li laviamo domani”, come si sente dire ad un padre in Dry Sicily?

È sintomatico tacciare i siciliani di fatalismo o arrendevolezza (come ho fatto io stesso) quando poi noi italiani più fortunati sembriamo ignorare l’esistenza stessa di un problema. Se vogliamo davvero contrastare la corsa verso il basso che ci impone il populismo, smettiamo di stare al gioco del Ponte e scopriamo le carte a chi dice che le cose non cambieranno. Impegniamoci invece a divulgare opere come questa e a coltivare un’altra arte che le piattaforme stanno relegando al retrobottega della democrazia: quella della conversazione e del dialogo.
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