Società
Palermo, la Sicilia come il Far West dell’America ottocentesca. Per morire basta un futile motivo

Monreale è una grossa e storica cittadina alle porte di Palermo, famosa per il suo Duomo con l’immagine del Cristo Pancreator. Ma Cristo si è fermato a Eboli, come scriveva Ignazio Silone, e qui in Sicilia, con il suo messaggio d’amore, sembra non essere arrivato. Qui, come avevamo già scritto qualche settimana fa commentando il pestaggio di un uomo, poi deceduto, vige la legge della violenza. Futili motivi – si apprende dai lanci di agenzia – hanno lasciato sul terreno tre morti e due feriti, nemmeno fossimo a Gaza o sul fronte ucraino. Oltre 20 proiettili sparati, evidentemente da armi semiautomatiche, come a Tombstone nella sfida all’OK Corral, come nella fiction di Gomorra. Solo che quella che narra le Vele di Scampia è la finzione; qui a Monreale è andata tragicamente in scena la realtà.
Futili motivi
Probabilmente l’origine della tragedia deriva dalla stessa fonte di disperazione, le periferie suburbane e, forse, sub umane, dove la vita vale poco, pochissimo. Dove le armi, una volta custodite dalla criminalità organizzata, ora sono in mano a giovani ragazzi senza speranze, e quindi futuro. Sembra che tutto parta da una rissa tra giovani monrealesi che si trovavano nei locali del centro della cittadina normanna e un gruppo di giovani dello Zen, zona espansione nord, un ghetto di palazzoni dallo stile sovietico, molto in voga nella nouvelle vague dell’architettura degli anni ‘60. Le cronache e i testimoni parlano di futili motivi; forse il tentato furto di un motorino, forse uno sguardo di troppo a una ragazza. Il quadro indiziario è confuso mentre vengono interrogati due giovani palermitani.
Palermo, la Sicilia come il Far West dell’America ottocentesca
Futili motivi, come a Partinico, come a Balestrate, come alla discoteca in centro a Palermo. Prima si moriva di mafia, per interessi economici e di potere; oggi, per futili motivi, chiunque, non un boss di primo piano, può ammazzare chiunque. Palermo, la Sicilia come il Far West dell’America ottocentesca, in cui se ti cadeva una carta dal tavolo uscivano le colt. La violenza innata, dalla sua natura a volte bellissima e a volte feroce, di questa terra oggi sembra allo stato brado, senza alcun timore o controllo.
Chi controlla il territorio in Sicilia
Chi controlla il territorio oggi in Sicilia? Prima, lo sappiamo, erano i boss di Cosa Nostra. Ma oggi? I nostri figli, i figli di questa terra, possono uscire la sera senza che uno tema di essere chiamato all’obitorio? Violenza in ogni momento, nel momento del soccorso. Si parla di strattonamenti ai sanitari per aver soccorso per primo il proprio congiunto, violenza e danneggiamenti alle ambulanze presso l’ospedale. I sanitari, dopo il decesso di un ferito trasportato al pronto soccorso, sono dovuti uscire dal presidio sotto scorta per evitare ulteriori violenze. Qui qualunque manifestazione del carattere ha la cifra della violenza, come se secoli di educazione civile, umana, cristiana, fossero passati invano. Qui tutti Caino e tutti Abele, a fasi alterne, a sorte invertita.
Palermo, dove procurarsi una pistola è diventato semplice a Palermo, usarla ancora di più.
Palermo non è l’unica città violenta al mondo, ma le altre stanno in America o in altri continenti; difficile questo livello di violenza gratuita, frutto di miseria e disgregazione civile, in Europa. A volte qualcosa può capitare a Napoli, ma lì le bande di delinquenti giovanili hanno ancora qualcuno sopra a cui devono rendere conto. A Palermo no: Cosa Nostra è stata sconfitta militarmente e si occupa di affari, qualche estorsione, ma evidentemente non controlla più organizzativamente il territorio. Oggi caterve di giovani senza un percorso di vita normale, di lavoro, di studi, sono in mano solo a falsi idoli, a istinti primordiali, a sopraffazione da jungla del più forte. Procurarsi una pistola è diventato semplice a Palermo, usarla ancora di più.
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