Italia
Uno sguardo di troppo ad una ragazza, un affronto, una questione d’onore: in Sicilia vige il codice della giungla

A volte sembra che l’immagine che abbiamo della Sicilia sia quella dei primati di 2001 Odissea nello spazio, con le ossa di dinosauro usate come clave. In Sicilia più che i codici penali e civili vigono ancora altre leggi, più ancestrali, da savane o giungle, quelle in cui prosperavano i gattopardi e gli altri felini dei mosaici di Piazza Armerina. La legge del più forte. A Partinico, grosso centro agricolo in provincia di Palermo, un uomo è morto in seguito alle botte subite da due bulli locali.
Il caso
Quale è stato il motivo di tanta violenza? Forse c’entra la mafia di cui la cittadina in questione non è stata esente? Nulla di tutto questo. I due giovani avevano precedentemente pestato un ragazzino accompagnato dalla madre, perché passando ad alta velocità erano forse stati apostrofati in maniera, da loro ritenuta, non consona al loro lignaggio di violenza e sopraffazione. La madre aveva chiamato il maschio di casa in soccorso, ed il padre è stato a sua volta pestato.
Uno sguardo di troppo ad una ragazza
In Sicilia vieni picchiato per uno sguardo di troppo al semaforo, o in discoteca, se ti soffermi troppo a lungo su una ragazza, o se incontri la persona sbagliata. Così è successo ad Aldo Naro, figlio di un alto ufficiale dei carabinieri, ucciso di botte in una discoteca palermitana qualche anno fa, oppure a Rosolino Celesia un ragazzo di 22 anni anche lui ucciso in discoteca in pieno centro. Francesco Bacchi, 20 anni, pestato a morte, nel gennaio del 2024, fuori da una discoteca a Balestrate. A Cosimo D’Aleo, 43 anni gli arrivarono nel 2018 due colpi di P38 da un vicino, che si sentiva molestato dal fumo del suo barbecue. All’assassino gli diedero 16 anni, gli furono riconosciute le attenuanti, perché D’Aleo gli disse “non hai le palle per spararmi”, offesa ritenuta insopportabile non solo dall’omicida, ma pure dalla corte.
Questione d’onore
L’onore in Sicilia non può essere offeso, mai, per cui si giustificano risse, delitti d’onore, tollerati fino a non molti anni fa, stupri e femminicidi, in cui la donna diventa vittima due volte, prima sul luogo del delitto e poi, spesso, in tribunale. Il carico di violenza di questa terra è improponibile all’interno di una comunità civile, in un’Europa progredita.
Non c’è nemmeno l’attenuante dell’alcolismo che vige per gli hooligans anglosassoni, perché noi siciliani queste violenze le perpetriamo da sobri. La mafia uccide per interesse, per potere, per controllo di un territorio se viene sconfinato. Ma di fondo il siciliano riesce ad uccidere per arbitrio, per un nonnulla, come una “taliata” fuori luogo, secondo i suoi personali canoni. C’è un profondo seme di violenza non civilizzata, in questa terra bellissima ma feroce come poche, facile all’ira come una Erinni.
© Riproduzione riservata