La storia
Il relitto del piroscafo Torino: testimone silenzioso dell’impresa di Garibaldi

Un frammento di storia nazionale riposa da oltre 160 anni sui fondali di Melito di Porto Salvo, comune della provincia di Reggio Calabria. A pochi metri di profondità, tra i 2 e mezzo e i 7 sotto il livello del mare, giace il relitto del piroscafo Torino, nave che ha svolto un ruolo cruciale in uno degli episodi più determinanti del Risorgimento italiano: lo sbarco delle Camicie Rosse in Calabria. Era la notte tra il 18 e il 19 agosto 1860 quando due imbarcazioni, il Torino e il Franklin, scivolavano silenziose nelle acque dello Stretto di Messina. A bordo, circa 3.500 uomini guidati da Giuseppe Garibaldi, pronti a portare avanti quella che sarebbe passata alla storia come la “Spedizione dei Mille“, ormai nelle sue fasi decisive. Le navi, partite da Giardini Naxos, seguivano una rotta indiretta per eludere la sorveglianza della flotta borbonica. Un piano audace, ma necessario per raggiungere la costa calabrese senza essere intercettati. All’alba del 19 agosto, con la spiaggia di Rumbòlo ormai visibile all’orizzonte, il destino del Torino prese una piega inaspettata: la nave, comandata da Nino Bixio, si incagliò sugli scogli nascosti sotto la superficie.
Di fronte alla drammatica situazione, Garibaldi prese una incredibile decisione strategica. Mentre il Torino rimaneva immobilizzato, ordinò al Franklin di issare la bandiera americana e dirigersi verso la Sicilia in cerca di rinforzi, riuscendo così a sfuggire al nemico borbonico con un’abile mossa diplomatica. Le navi borboniche infatti, Aquila e Fulminante, avvistato il piroscafo arenato, non tardarono ad attaccarlo. Sotto il fuoco dei cannoni nemici, il Torino si inabissò lentamente, ma il suo sacrificio non fu vano: i garibaldini erano già sbarcati, pronti a iniziare la loro marcia verso il cuore del Regno delle Due Sicilie. Oggi, quel relitto è stato dichiarato di interesse culturale dal Ministero della Cultura. Nonostante il passare del tempo, conserva ancora elementi significativi della sua struttura originaria: la sala macchine, l’intelaiatura interna dello scafo e persino un cannone in lega di ferro rimasto in perfetta posizione di attacco.
Il team Mistery Hunters, impegnato nella riscoperta di questi tesori sommersi del nostro patrimonio storico, sottolinea l’importanza di valorizzare questo monumento subacqueo. Non si tratta solo di un relitto, ma di un messaggero silenzioso che racconta una pagina fondamentale del nostro passato, un simbolo tangibile di quel processo che ha portato all’unità dell’Italia. A pochi passi dalla costa calabrese, tra sabbia e correnti marine, riposa così un frammento della nostra memoria collettiva, testimone di audacia, sacrificio e strategia. Un patrimonio sommerso ma non dimenticato, che attende solo di essere riscoperto da chi ancora oggi cerca di comprendere le radici profonde della nostra identità nazionale.
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