L'intervista
Terremoti Santorini, il professor Tansi: “Natura tettonica, rischio tsunami serio ma la Sicilia è a distanza di sicurezza”

Nel cuore del Mediterraneo, l’isola di Santorini, rappresenta oggi uno dei più affascinanti laboratori naturali per la geologia. Negli ultimi giorni l’isola greca è stata teatro di un intensa attività sismica che desta molte preoccupazioni. I grafici ci danno l’idea di quanto sta avvenendo: scosse continue la cui magnitudo oscilla tra 4 e 5. Ma quale è l’origine di questo sciame? Gli oltre 2000 terremoti dei giorni scorsi hanno portato turisti e residenti ad abbandonare l’isola e la protezione civile greca a dichiarare lo stato di emergenza per Santorini. Per gli studiosi si tratterebbe di un fenomeno di origine tettonica (mainshock e aftershock) senza alcun coinvolgimento vulcanico. Il vulcano Kolumbo e il suo magma non sarebbero quindi responsabili di questa crisi. Abbiamo sentito telefonicamente il professor Carlo Tansi, esperto di faglie e fenomeni tellurici appenninici per approfondire la complessa dinamica degli eventi sismici che caratterizzano quest’area e che potrebbero coinvolgere anche l’Italia.
Professore, quale è l’origine della crisi che sta colpendo in questi giorni l’isola di Santorini?
L’origine è di natura tettonica dovuta al movimento di faglie. Lungo le faglie ci sono delle fratture con spostamento e l’attrito che si verifica favorisce il rilascio di energia elastica sotto forma di onde sismiche e quindi a Santorini siamo esattamente nella zona di collisione. A Santorini, come pure in Calabria, abbiamo lo stesso grande contatto, lo scontro tra le due placche, quella euro-asiatica a nord e quella africana a sud, è una zona di contatto tra due grandi continenti. Tra queste due grandi placche, la faglia passa in Calabria e poi prosegue verso Est verso Santorini e la Grecia. La causa dei terremoti è assolutamente tettonica.
L’INGV ha diramato un comunicato in cui dichiara che la natura di questo sciame sismico è incerta come anche la sua evoluzione.
E’ un’area tettonicamente molto attiva, nelle aree tettonicamente attive come le zone di scontro tra continenti si verificano sia la formazione di faglie, faglie attive, faglie sismogenetiche a cui sono associati anche dei fenomeni vulcanici lungo queste fratture. Lungo queste faglie, specialmente quando sono di un certo tipo, risalgono le porzioni profonde di crosta terrestre e quindi le parti più calde sotto forma di magma. Santorini è isola vulcanica con una grande caldera. Quello che sta succedendo è una manifestazione tipica di zone tettonicamente attive che hanno come manifestazione sia i terremoti ma anche i fenomeni vulcanici.
Quindi questo numero intenso di terremoti è causato da un fenomeno tettonico…
Assolutamente, uno degli ultimi fenomeni è arrivato a magnitudo 5.2 che è esattamente la stessa magnitudo di un terremoto che colpì nel 2012 la Calabria. Nella zona di Mormanno ci fu uno sciame sismico che durò più di un anno e culminò poi con la scossa di magnitudo 5.2 del 2012.
Una possibile evoluzione eruttiva di questa crisi? Quale potrebbe essere? Quali potrebbero essere i parametri da monitorare?
Io mi occupo di faglie, all’aspetto vulcanico ci sono esperti, però quello che posso dire è che ci saranno delle fuoriuscite di gas particolari e delle manifestazioni vulcaniche che potranno preannunciare un’evoluzione nel vulcanesimo. Questo avviene anche sul Vesuvio e in altre zone del mondo quindi ci potranno essere delle fuoriuscite di gas ed elementi precursori che potranno predire un fenomeno vulcanico incipiente. La stessa cosa non è così semplice invece per quanto riguarda gli eventi precursori per i fenomeni simici. Esistono alcuni precursori sismici, ad esempio la fuoriuscita di gas come il radon, che è un gas radioattivo che può esalare dalle fratture della crossa terrestre lungo le faglie, lungo questi meati e può risalire in superficie determinando delle anomalie. Però ci sono alcuni casi in cui i fenomeni precursori del radon non sono attendibili oppure non ci sono proprio, quindi la previsione delle eruzioni vulcaniche è più agevole rispetto a quella della previsione dei terremoti.
Israele ha lanciato uno stato di allerta tsunami per le possibili evoluzioni della crisi sismica greca. Loro stanno a circa 800 chilometri di distanza, noi siamo intorno a 600 come Calabria. Rischiamo anche noi eventualmente qualche qualche fenomeno se dovesse proseguire ed esserci una evoluzione di tipo eruttivo?
Buona parte della penisola greca del Peloponneso ci ripara da eventuali scenari catastrofici, la distanza comunque non è molto molto breve. Ci sono delle barriere geografiche dovute ad alcuni promontori, che stanno proprio davanti all’isola di Santorini, poi a sud abbiamo l’altra isola di Creta che crea una barriera naturale al propagarsi di eventuali onde di tsunami. Nello scenario peggiore una piccola parte di un maremoto potrebbe arrivare in Sicilia sud orientale, ma non c’è nulla di particolarmente preoccupante.
Ma la Protezione civile secondo lei dovrebbe essere già allertata da questi scenari catastrofici?
La Protezione civile ha un sistema di monitoraggio tsunami sul Mediterraneo, che è ben organizzato e ben coordinato per cui appena parte un onda anomala è immediatamente allertata. Compiere 600 chilometri il tempo per organizzare un piano di protezione civile c’è tutto. Questo sistema di allerta è affidabile ed efficace, ed è stato anche testato in passato con altri fenomeni con buoni risultati. Inoltre c’è anche il sistema di protezione civile europeo.
Possiamo tranquillizzare i lettori che si tratta di un fenomeno tettonico?
Il fenomeno tsunami si può verificare quando un movimento tettonico, di origine sismica, si verifica sotto uno specchio d’acqua, mare per capirci. Oltre a mobilizzare i terreni sovrastanti, mobilizza pure le masse d’acqua in cui ricadono le strutture tettoniche, oppure con gli apparati vulcanici, perché anche un’eruzione vulcanica può determinare uno tsunami. Nelle zone intorno all’isola di Santorini, quindi non solo l’isola stessa ma nei contesti circostanti, quindi in Grecia e in buona parte della Turchia, lì il rischio tsunami è abbastanza serio, noi siamo per fortuna in questo caso abbastanza distanti da quella sorgente di rischio sismico vulcanico. La distanza è a favore del nostro Paese.
Parallelismo tra quello che sta succedendo nei Campi Flegrei e quello che sta succedendo a Santorini?
La fonte di rischio in un caso e nell’altro è l’origine del rischio naturale. Santorini è un vulcano. La stessa cosa si può dire sui Campi Flegrei, si tratta di apparati vulcanici con le faglie. Nei Campi Flegrei le faglie giocano un ruolo meno importante rispetto a quello che si sta verificando a Santorini. È chiaro che quando si scontrano due placche così grandi come due megacontinenti, nelle zone di scontro i terreni, le rocce, si rompono e da un lato danno origine a terremoti e poi la subduzione delle placche nella zona di scontro, in particolare di quella africana rispetto a quella europea, determina anche la fusione delle parti profonde della crosta che è profonda e di conseguenza poi questa fusione si traduce con eruzioni vulcaniche. I fenomeni sono sempre strettamente associati. In Italia le zone a più alto rischio sismico sono quelle che si trovano proprio a ridosso dello scontro tra queste due placche, Sicilia e Calabria, dove abbiamo avuto i terremoti più catastrofici della storia d’Italia e tra i più catastrofici della storia del pianeta. Abbiamo avuto tra 80 e 100 mila morti con il terremoto e conseguente maremoto del 1908, il terremoto di Reggio e Messina. Abbiamo avuto altri grandi terremoti nel 1612 e nel 1693, insomma abbiamo avuto scosse che hanno mietuto decine di migliaia se non addirittura centinaia di migliaia di morti. E quella fascia in Italia è quella proprio a ridosso della zona di scontro tra Africa e Europa…
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