La crisi sismica che sta colpendo l’isola di Santorini non accenna a diminuire. Infatti in meno di una settimana sono oltre 1.000 le scosse che si sono registrate nel mar Egeo, di cui un centinaio con magnitudo superiore a 4.0. A preoccupare maggiormente, però, sono state alcune scosse di oltre 5 gradi di magnitudo. La popolazione dell’isola ha iniziato un esodo verso la terra ferma per timore che ci sia una scossa più forte, e le autorità si sono attivate inviando sul posto gruppi specializzati nella ricerca di persone sotto le macerie, con una unità cinofila ad hoc, hanno allestito una tendopoli e sono pronte ad affrontare l’emergenza.

PROCLAMATO LO STATO DI EMERGENZA A SANTORINI

Il governo greco, intanto, ha dichiarato lo stato di emergenza a Santorini. Le migliaia di terremoti sottomarini hanno scosso l’isola turistica per quasi una settimana. L’annuncio del ministero della Protezione civile consentirà alle autorità di accedere più rapidamente alle risorse statali. L’inizio dell’intensa attività sismica è del 31 gennaio e il portavoce del governo Pavlos Marinakis ha confermato che diversi servizi di emergenza sono già stati mobilitati per sostenere l’isola. “I vigili del fuoco, la polizia, la guardia costiera, le forze armate e i servizi medici di emergenza hanno mandato i rinforzi a Santorini e le isole circostanti con personale aggiuntivo e attrezzature specializzate”, ha detto Marinakis ai giornalisti. Nonostante abbia causato danni minimi, lo sciame sismico ha provocato l’esodo di migliaia di residenti e lavoratori stagionali, che sono stati evacuati verso la terraferma greca in traghetto e con gli aerei. Secondo gli esperti, l’attività sismica non è legata all’attività vulcanica nel Mar Egeo, ma come sottolineato da Mario Tozzi su La Stampa del 6 febbraio “Nessuno può sapere come evolverà la situazione e solo a posteriori si potrà dire se si è trattato di scosse “premonitrici” (foreshocks), che preannunciavano eventi più importanti. Né se il vulcano si rimetterà decisamente in moto. Non possiamo cioè basarci su questo sciame per dire come andranno le cose“.

L’INGV: A SANTORINI OLTRE 1.000 SCOSSE, 90 SUPERIORI A 4.0

Da fine gennaio, un’intensa attività sismica ha interessato le Isole Cicladi, nell’area compresa tra le isole greche di Santorini e Amorgos. Lo sciame è iniziato il 27 gennaio con eventi di magnitudo inferiore a 3 e dal 29 gennaio la magnitudo delle scosse è aumentata, fino a raggiungere il valore massimo Mw 5.2 il 4 febbraio, con numerosi eventi avvertiti nelle isole circostanti e nella città di Atene e a Creta. Alle ore 14 del 5 febbraio 2025 sono stati registrati 1028 terremoti con magnitudo maggiore di 2, di questi 90 hanno magnitudo compresa tra 4.0 e 4.9 e 3 pari o superiore a 5.0; la profondità massima è 35 km e la minima di 2 km: la maggior parte dei terremoti ha una profondità che si attesta sui 10 km. Sono i dati elaborati dal team Aristotle (Licia Faenza, Alberto Michelini, Spina Cianetti, Ilaria Oliveti, Marco Olivieri, Carlo Giunchi, Giulia Sgattoni) e Boris Behncke, INGV-OE e pubblicati sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

L’energia rilasciata dallo sciame evidenzia un aumento significativo del numero di terremoti e della loro magnitudo a partire dell’occorrenza del primo evento con magnitudo 5, avvenuto il 3 febbraio 2025. L’area interessata è una delle più attive sismicamente della regione dell’arco vulcanico ellenico. Gli eventi attuali avvengono lungo la zona di faglia Santorini-Amorgos, nota per la sua capacità di generare terremoti di magnitudo elevata. Il terremoto più distruttivo registrato nella zona si èverificato il 9 luglio 1956 con magnitudo Mw 7.1, seguito da un forte aftershock di magnitudo Mw 6.9, causando danni diffusi e un violento tsunami. Recenti studi geologici (Leclerc et al., 2024) hanno evidenziato una faglia con una superficie esposta di recente alla base del fondale marino, compatibile con il sisma del 1956. Queste strutture tettoniche fanno parte di un sistema di faglie normali orientate nord-est/sud-ovest, responsabili della subsidenza e dell’estensione crostale nell’area. Le analisi geofisiche indicano che tali faglie sono attive e capaci di generare forti terremoti, come dimostrato dagli eventi del 1956. Il loro comportamento è influenzato sia dalla tettonica estensionale sia dall’interazione con fluidi profondi, il che potrebbe spiegare la natura dello sciame sismico in corso (Andinisari et al. 2021). L’evoluzione dello sciame sismico attuale è comunque incerta: l’aumento progressivo della magnitudo e il numero elevato di eventi sismici suggeriscono infatti la possibilità di un coinvolgimento di fluidi nella crosta, piuttosto che una tipica sequenza mainshock-aftershock (scossa principale-scosse successive). In passato sono stati osservati nella regione sciami simili, alcuni dei quali si sono esauriti senza innescare eventi di maggiore magnitudo, mentre altri hanno preceduto terremoti più forti. Oltre alla già citata sequenza del 1956, a inizio secolo sono stati registrati 2 eventi con magnitudo Mw 6, il 4 aprile 1911 e il 23 ottobre 1919.

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