Nelle contrade ennesi, piena Sicilia interna senza sbocchi a mare, c’è una diga costruita con i vecchi fondi della Cassa del Mezzogiorno, la diga Ancipa. Questa è l’unica risorsa idrica che serve un territorio di diversi comuni, tra cui Troina, una delle cittadine più alte della Sicilia, che ospita un famoso centro di riabilitazione per neurolesi, un Irccs a carattere regionale, l’Oasi di Troina.

I turni per l’acqua

Da giorni sindaci e comunità, in questo caso montane, stanno assediando la diga del loro comprensorio, una diga grande, una delle maggiori dell’isola, ma quasi completamente asciutta. I sindaci e gli abitanti hanno piantato le tende dentro le mura della diga ed hanno chiuso i rubinetti. Il perché della protesta è presto detto. Non vogliono che la “loro” acqua, già insufficiente per le loro esigenze possa essere usata per alcuni comuni confinanti. Di fatto stiamo assistendo ad una guerra tra poveri, intendendo per poveri coloro che ormai hanno una fondamentale carenza della primaria risorsa idrica, l’acqua. Non possono lavarsi, se non a turni, non posso usare l’acqua per l’alimentazione, figuriamoci per gli animali che da tempo soffrono carenze di distribuzione enormi, in molti casi alcune aziende agricole si sono ridotte ad abbattere o a vendere gli animali. Questa protesta è anche contro il governo regionale, la sua cabina di regia sull’acqua, che da mesi, in assenza di interventi fattuali risolutivi, non lo potrebbero essere, sposta le poche risorse idriche fruibili tra una zona disagiata e l’altra, dove può farlo. I prefetti, quindi lo Stato, stanno cominciando con molta timidezza, a requisire i pozzi privati, il cui uso ha fatto salire alle stelle la vendita dell’acqua tramite le autobotti.

La lotta di classe

La protesta di Ancipa è il caso più eclatante, ma altre proteste sono in corso a Caltanissetta e nell’agrigentino, dove l’acqua è razionata da mesi ormai. Anche a Palermo, la quinta città d’Italia, capoluogo di regione, l’acqua è razionata in molti quartieri. Hanno cominciato i razionamenti nelle periferie, come fosse una lotta di classe, per poi spostarli verso il centro città, dove abita il ceto medio riflessivo, troppo riflessivo, e la borghesia, anche quella formata dagli impiegati regionali, dirigenti e funzionari. Quando anche costoro cominceranno a soffrire per i turni dell’acqua, il caso siccità in Sicilia diventerà dilagante.

Altro che petrolio

Può nel terzo millennio la quinta città italiana rimanere a secco di una risorsa primaria? Può un’isola circondata dal mare non avere avuto in questi anni nessuna politica di desalinizzazione delle acque marine, tramite processi, per esempio ad osmosi inversa, che gli israeliani usano da ormai cinquant’anni per fare fiorire il deserto intorno a Gerusalemme. Si parla da anni, dal dopoguerra praticamente, di un grande giacimento di acqua profonda sotto gli altopiani iblei. Le perforazioni ad alta profondità sono stati usate solo per la ricerca geologica riguardante gli idrocarburi, ma oggi l’acqua per la Sicilia è molto più importante del petrolio. In Sicilia la captazione e la gestione dell’acqua e in mano a Siciliacque, società per anni posseduta dai francesi, che poco o nulla hanno investito e molto guadagnato, ed oggi è di Italgas, società posseduta da Cassa Depositi e da alcuni fondi speculativi come Black Rock, non certo investitori da medio lungo periodo. La Sicilia è l’avamposto nel Mediterraneo, e in Europa, degli effetti profondi e devastanti del cambiamento climatico su territori, popolazioni, comparti agricoli ed industriali. Dovrebbe essere il primo problema Infrastrutturale del paese, ma per il governo, e soprattutto il ministro Salvini, c’è solo l’immaginifico Ponte sullo Stretto, che, semmai sarà costruito, avrà drenato tutte le risorse politicamente assegnate ai siciliani per i prossimi trent’anni. Il risultato sarà che gli abitanti di quest’isola useranno il ponte per emigrare, perché senz’acqua, in un deserto, possono sopravvivere solo le multinazionali dei pannelli fotovoltaici e quelle che venderanno l’acqua allo stesso costo dello champagne.