il Ponte
Il potere cancerogeno
I mafiosi non cercano la politica, ma ne vengono cercati: la nuova stagione in Sicilia

Che un deputato regionale dell’antimafia venga arrestato, pur avendo quest’ultimo come ogni cittadino le guarentigie della presunzione di innocenza, in Sicilia non fa “scruscio”, rumore. Il Palazzo, quello dei Normanni, è silente ma non attonito. I rumors, onestamente fastidiosi nel procedere del rapporto tra indagini e indiscrezioni, sussurrano che siamo solo all’inizio, un altro caso, con tanto di ipotesi viene indicato in quel di Terrasini, per il tramite di una notissima ed antica famiglia di mafia. La differenza evidente rispetto al passato è che in questa stagione i mafiosi non cercano la politica, ma ne vengono cercati.
Il mafioso rimane coerente, come ha magistralmente commentato Claudio Fava, al suo mandato originario, esercita nel suo spazio di azione il potere di cui è investito. È il politico che per ragioni di competitività, a volte di avidità, vedi i soldi per il viaggio a Malta contestati nell’ordinanza catanese, deraglia dal mandato ricevuto dai suoi elettori. A meno che anche i suoi elettori pretendano non dei risultati collettivi, ma solo favori individuali, come purtroppo spesso accade.
Se vediamo alcune cronache giudiziarie del Nord, dalla Val d’Aosta alla Lombardia, anche lì politici locali cercano “l’uomo intiso”, quello che può risolvere i problemi con un colpo di mano, forse in un’accezione manzoniana come per i “bravi” di don Rodrigo. La differenza è che al lombardo o al veneto altre strade sono consentite, in Sicilia sembra che tutto precipiti come il sale delle saline di Trapani. I centri di potere sembrano pochissimi, i palazzi dei comuni o della Regione, e i palazzi di Librino o di Uditore, tertium non datur. In Friuli Venezia Giulia, anch’essa Regione autonoma, è ovvio che il quartier generale delle Generali di Trieste sia molto più potente del palazzo della regione, in Lombardia i palazzi più potenti del Pirellone non si contano, a cominciare dalla torre Unicredit in piazza Gae Aulenti.
In Sicilia tutto il miserabile, per esiguità di risorse, e caduco potere è concentrato in alcuni opifici pubblici, e torme fameliche, la Sicilia ha il record di persone sulla soglia di povertà, gravitano intorno ad essi. Certo che il problema è diventato di totale spregiudicatezza se un deputato, ad ora innocente, che sa chi incontra, poi si fa candidare ad un posto in commissione antimafia. Praticamente il ruolo della stessa viene giudicato pleonastico, un sepolcro per la facciata imbiancata del Palazzo, una volta Reale, ora solo pastorale, dove tra le pecore bianche si nascondono tranquillamente pecore nere. Di questa daltonia qualcuno in quei loggiati dovrebbe porsi qualche domanda. Ma il silenzio, come l’omertà, è d’oro.
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