C’è una variabile invisibile che decide il destino delle nazioni più del Pil: la vitalità. Quella capacità di un sistema-Paese di proiettarsi nel futuro, di rischiare, di investire energia nervosa prima ancora che finanziaria. Non è esoterismo. Keynes li chiamava “Animal Spirits”, gli impulsi psicologici a intraprendere; oggi il Nobel Robert Shiller, con la sua “Narrative Economics”, dimostra che le economie crescono o crollano in base alle storie che la gente si racconta sul proprio domani.

È possibile misurare questa “voglia di futuro”?

Abbiamo incrociato i database “duri” delle grandi istituzioni internazionali — World Bank, Onu, Ilo — per costruire una nuova lente di lettura: il NVI (National Vitality Index). Non una classifica ufficiale, ma una proposta di metodo per far emergere ciò che la contabilità di Stato nasconde. Il risultato è una mappa del mondo a due velocità che lancia all’Italia un messaggio urgente. L’operazione è stata chirurgica. Abbiamo isolato cinque indicatori strutturali privi di bias politici: età mediana, occupazione under-30, NEET, efficacia delle istituzioni e trend di crescita. L’obiettivo? Capire chi sta aggredendo il futuro e chi sta solo amministrando il passato.

Il primo schiaffo arriva dal Sud del mondo. Africa subsahariana, Asia centrale, Pakistan: sulla mappa NVI si accendono di verde o arancione. Categoria tecnica: “Vitalità Alta”. Spesso sono luoghi di povertà e disuguaglianze. Ma l’indice registra una pressione sismica. È il “dividendo demografico” che spinge le nuove tigri: masse critiche di giovani che premono per entrare in scena, un caos creativo che è fame di esserci. Un ventenne di Lagos non sa se diventerà ricco, ma scommette che il suo futuro sarà diverso dal presente. Risalendo verso Nord, i colori si spengono. L’Europa appare come un blocco “freddo”. Francia e Germania galleggiano in una “Vitalità Medio-Bassa”. Società mature, sature, dove la macchina statale gira e il welfare protegge, ma il motore è al minimo. È la “trappola del benessere”: quando hai molto da difendere, smetti di attaccare.

Ma il vero caso siamo noi. L’Italia. La simulazione ci colloca nella fascia della “Vitalità Bassa”. Un viola scuro che ci distingue dai partner europei. E bisogna essere onesti: non è una pagella a questo governo o ai precedenti (Draghi, Conte). Questa “stanchezza tecnica” è figlia di trent’anni di erosione che nessuno ha saputo invertire. Il problema non è solo biologico (fare pochi figli), è psicosociale. L’algoritmo vede l’Italia come un paradosso vivente. Siamo un organismo ricchissimo: seconda manifattura d’Europa, top 5 export mondiale, posizione geografica invidiabile e risparmio privato formidabile. I soldi ci sono, le competenze anche. Abbiamo il motore di una Ferrari, ma la mappa dice che la guidiamo col freno a mano tirato. Abbiamo barattato il rischio con la sicurezza. Il risultato è un ascensore sociale guasto e giovani che scappano non solo per lo stipendio, ma per cercare un’aria diversa.

Finché penseremo che sia solo un problema di soldi (bonus, deficit), non ne usciremo. Il NVI dice che serve uno shock di fiducia. L’Italia non è finita. È solo bloccata. Per risalire la classifica serve una “Missione-Paese”. Serve un cambio di narrazione radicale. Pensiamo all’Arabia Saudita: nel 2012 la giornalista premio Pulitzer Karen Elliott House, nel suo “On Saudi Arabia”, descriveva una società soffocata da una gerontocrazia stanca, immobile, prossima al collasso. Oggi, grazie alla Vision 2030, piaccia o no il modello, quel Paese è un polo dinamico che attrae capitali. Cosa è cambiato? Si sono dati una missione chiara: “Tra dieci anni saremo questo”. E la società si è mossa.

Qual è la nostra Visione?

I dati suggeriscono una via naturale: l’Economia del Mare. Non solo turismo, ma Blue Economy strategica. Siamo la piattaforma logistica ed energetica del Mediterraneo, il ponte naturale tra l’Europa “stanca” e l’Africa “vitale”. Rimettere al centro il mare significa infrastrutture, porti, dorsali energetiche, gestione dati, diplomazia. Significa trasformare il Sud da problema a motore e offrire ai giovani una sfida alla loro altezza. Siamo ricchi di passato. Ma la vitalità è l’arte di avere futuro. Come insegna Shiller, le narrazioni economiche diventano profezie che si autoavverano. Se iniziamo a raccontarci come il ponte d’Europa e l’hub del Mediterraneo, l’algoritmo cambierà colore molto in fretta.

Alberto Bertini

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