La riunione a Roma
La Federazione Civici Europei per gli Stati Uniti d’Europa
Civici veri: attivi nella politica delle città, nelle amministrazioni locali. E pronti a fare la loro parte per unire la dimensione locale a quella globale. Per fare il salto dal campanile all’Europa, nel cuore del massimo decisore legislativo comunitario.
A Roma si sono riunite ieri le decine di liste civiche riunite nella Federazione dei Civici Europei. “Noi non partecipiamo alle divisioni, ma al processo”, dicono in coro aprendo i lavori della loro prima occasione di incontro pubblico a ridosso della campagna elettorale europea.
Già, le elezioni. Più si avvicinano e più sbocciano gli europeisti di facciata o gli antieuropeisti d’occasione. La giornata di riflessione che hanno organizzato al Palazzo dell’Informazione di Roma si colloca a metà strada tra la manifestazione Per gli Stati Uniti d’Europa di Emma Bonino e la Leopolda indetta per il prossimo fine settimana a Firenze da Matteo Renzi. Equidistanti dai partiti, ecco i Civici Europei.
“Ragioniamo sui progetti, non sui soggetti. Non aderiamo a partiti ma al progetto degli Stati Uniti d’Europa. Crediamo in una Europa Nazione. Abbiamo candidati in ogni collegio ma non liste. Se li useremo politicamente o meno alle prossime Europee, questo dipenderà dall’evolversi complessivo”, dichiara Claudio Signorile, tra i promotori dell’incontro con tutti i delegati delle liste civiche.
La dimensione glocal, il locale in scala globale, il micro che compone il macro sono stati al centro di un serrato dibattito a cui hanno preso parte Mezzogiorno Federato, Alleanza Civica del centro e Alleanza Civica del nord, tre realtà che si sono espresse per bocca di Franco D’Alfonso, Felice Iossa, Franco Raimondo Barbabella, Stefano Rolando, Giampaolo Sodano, Francesca Straticò e Alfredo Venturini.
“È in corso un processo che con prudenza si è messo in movimento e non ha riferimenti in strutture partitiche, ma che si struttura intorno agli Stati Uniti d’Europa e a quei riferimenti valoriali della cultura cattolica cristiana, socialista, liberale, laica, che trova nei civici un elemento di novità”, hanno rilevato al termine dei lavori.
Se e quanto questo campo riuscirà a contare, dalle sfide per i municipi a quella per l’Europarlamento, sarà la storia di questa primavera elettorale a dirlo. L’avvocata calabrese Francesca Straticò approfondisce un’analisi complessiva dello scenario.
Punta il dito contro lo “Scollamento tra istanze della politica e società che ci pone davanti a stravolgimenti epocali in un tempo così rapido che non consente alla capacità di visione della politica di poter rimanere punto di riferimento”.
La conclusione di Straticò? “La crisi della democrazia lede tutti i diritti, a partire da quelli di libertà. L’Europa che vogliamo è una federazione effettiva di Stati, una necessità da cui non possiamo prescindere”.
Anche lei sottoscrive l’intuizione di Claudio Signorile: “Guardare all’Europa come alla necessaria unità di nazioni che provano a diventare nazione. Perché l’entità e la dimensione dei fenomeni globali in cui ci troviamo immersi non consentono più alcuna forma di governo diversa da quella europea”.
Molti applausi ha ricevuto l’ex parlamentare socialista – e direttore di Rai Due – Giampaolo Sodano. “Siamo chiamati a colmare un vuoto, quello che si è determinato nella politica italiana con la morte della prima repubblica. Morti i partiti, case di appartenenza, finite le grandi idee, ci siamo misurati sui programmi. Che non bastano. Bisogna riconoscere la necessità delle idee”.
Il riferimento di Sodano è, tra i padri della filosofia politica contemporanea, Edgar Morin. “È stato Morin a scrivere che serve ‘Il coraggio della lotta iniziale’, non della ‘lotta finale’. Un nuovo pensiero politico che nasce dagli uomini”.
E allora? “Va individuato un percorso. Nell’Ottocento Marx si rese conto che la società agricola si sarebbe trasformata in società industriale. Anche noi oggi siamo davanti a una transizione epocale: dalla società industriale alla società digitale c’è stato, è in corso un passaggio rivoluzionario. Di fronte a questo non possiamo fare programmini. Serve un movimento europeo forte per darci un orizzonte di senso lungo, una governance comune e anche un’autodifesa proporzionata alla minaccia”, dice ancora Sodano.
Quale, è lui stesso a evidenziarlo: “Si può essere più idioti di chi non vede quanto può essere pericoloso il criminale Putin?” E dunque la pars costruens: “Dobbiamo trasformare la nostra memoria individuale in storia. Da una parte sola, come diceva Sbrodolini”.
A provare a mettere a terra e dare un senso organizzativo di questo percorso è chiamato Franco Raimondo Barbabella. “Siamo qui a testimoniare un metodo, nel merito: siamo riusciti a costruire una federazione di tre federazioni. Un patto di lealtà tra pari. Il glocal di cui si parla è questo: siamo espressione di comunità cittadine civiche che si autogovernano. Il federalismo europeo è la matrice di questa famiglia di movimenti e associazioni”.
Le conclusioni sono affidate a Claudio Signorile: “Stiamo entrando in un percorso strategico complicato. I rapporti tra gli Stati fanno capire che siamo entrati nella stagione del multipolarismo competitivo. Nessuno è più protetto da altri, come è stato nel passato. Bisogna fare un soggetto politico autonomo e integrato. Un percorso che punta a far nascere una coscienza europea più forte: protagonista. Quello che succederà negli Stati Uniti ha a che fare con il futuro del mondo, certo. Ma il nostro lo si costruisce qui: a Roma, a Milano, a Taranto”.
E conclude: “Sia chiaro, non stiamo facendo una operazione di maquillage. Stiamo cambiando il processo secondo il quale si seleziona la nuova classe dirigente. Siamo poco interessati agli aspetti partitici, ci interessa una nazione chiamata Europa. Voteremo per una idea, un progetto. Non per un partito. Qualsiasi cosa nei prossimi giorni assumerà le sembianze di un movimento di idee e di persone per una Europa nazione ci vedrà tra i protagonisti”.
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