Sabato di pioggia a tratti, su Roma. Dalle 8 i militanti radicali di PiùEuropa che si sono dati appuntamento in via Palermo si danno da fare per non far bagnare le bandiere europee. L’allestimento della sala è pronto quando alle 9,30 inizia il confronto tra i rappresentanti dei partiti che aderiscono all’appello di Emma Bonino «Per gli Stati Uniti d’Europa». Bonino sta proseguendo le cure, dovrà rientrare a casa presto per non ritardare la terapia che l’accompagna da tempo. Ma ha la forza di un leone e maggior lucidità di tanti che hanno la metà dei suoi anni. «La posta in gioco per queste elezioni europee è altissima – dice Bonino – e spero che gli elettori se ne rendano conto. Credo sia sotto gli occhi di tutti l’esigenza di spingere per una federazione europea che garantisca un balzo in avanti a livello politico, che determini un salto di qualità nell’integrazione politica europea. Se si considerano le sfide globali del nostro tempo – climatica, sicurezza, difesa e politica estera, competitività economica e via dicendo – è chiaro che solo la dimensione europea è l’unica che può rispondere alle grandi sfide sociali della nostra epoca e solo attraverso il superamento di alcuni meccanismi, in primis il voto all’unanimità in seno al Consiglio europeo, sarà possibile opporsi alla visione autoritaria e chiusa dei nazionalismi e dei fondamentalismi che avanzano».

Si cerca un’Europa politica decidente, e intanto si mette insieme la squadra che in Europa dovrà stare con una certa forza. All’appuntamento, convocato da PiùEuropa per capire chi ci sta a mettersi insieme per una lista europeista che punta a superare la doppia cifra, hanno risposto Italia Viva, Azione, Radicali Italiani, Alde, Volt. E il Partito Democratico di Elly Schlein che è arrivata un po’ inattesa come quegli ospiti a sorpresa che non sai mai se sono venuti a rendere omaggio o a guastare la festa. È Alessandro Cecchi Paone a fare da conduttore di questa straordinaria occasione di incontro.

Schlein non dispiace. Va incontro alla sensibilità di una sala cresciuta a pane e Pannella: «Dobbiamo guardare alla prospettiva di una Europa politicamente unita, con una sola voce in politica estera», debutta. «E sull’Ucraina, nessun tentennamento. Kiev va aiutata in tutti i modi possibili», dice senza escludere più le armi dal novero del necessario supporto. Riceve applausi aperti. Anche quelli di Matteo Renzi, in prima fila. «Le responsabilità di Putin su Navalny sono evidenti e l’Europa deve rimanere vigile sulla richiesta di rispettare i diritti umani, che è una delle sue ragioni fondanti».

Carlo Calenda si collega proprio da Kiev, in modalità combat. «Servono munizioni», spariglia appena compare in video. «Serve una Europa forte e unita, vogliamo gli Stati Uniti d’Europa, ma non ci saranno mai se non avremo saputo garantire all’Ucraina il diritto di difendersi. Questi ragazzi stanno lottando per la libertà del loro Paese, ma anche per la nostra», continua. E informa di essere capitato nel mezzo di un funerale in cui un gruppo di ragazzi piangeva un commilitone morto giovanissimo, come tutti quelli che rischiano la vita al fronte. Fa tutta una serie di considerazioni valide, validissime, ma che portano un po’ fuori dal perimetro del dibattito in corso. È Cecchi Paone a riportarlo nel focus: «Calenda, qui c’è una foto molto significativa, stiamo parlando di unire le energie per gli Stati Uniti d’Europa, ci sono Bonino e Schlein, Renzi e Magi, Della Vedova e Hallissey, il giovane segretario di Radicali Italiani. Ci si mette anche lei in questa foto?», lo incalza. Il leader di Azione non fa una piega: «Certo, ne sono onorato». E onore a parte, però in quella sala di Azione non si vede nessun esponente.

Si farà la foto con l’intelligenza artificiale, d’altronde oggi si usa. C’è invece Italia Viva al completo, a rappresentare le migliori intenzioni dei riformisti renziani. Si riconoscono Teresa Bellanova e Gennaro Migliore, Raffaella Paita e Enrico Borghi, Maria Elena Boschi e Luciano Nobili, l’eurodeputato Nicola Danti, l’ex deputato renziano Gianfranco Librandi e il segretario romano di Iv, Marco Cappa. Oltre a una ventina di militanti e attivisti. L’aspettativa è per le parole di Matteo Renzi che non manca il colpo e trascina l’auditorio: «Non vengo dalla storia radicale ma non ho mai mancato l’appuntamento del mattino con la rassegna stampa di Radio Radicale. Ho imparato anche io da Pannella molto di quello che so», premette. E poi va dritto al dunque: «La vogliamo fare sì o no una lista per le Europee insieme ?», si lancia. «Noi ci siamo. Siamo disponibili a fare i passi indietro che servono e a dare una mano. Se deciderete di farlo, avremo ottime chance di fare un risultato importante. Se deciderete di non farlo, avete il nostro rispetto. E se anche non potremo essere con voi, possiamo dirvi che non saremo mai contro di voi». Ed elenca poi le ragioni e gli argomenti per cui il momento è adesso. È solenne, irripetibile. «E non si accettano lezioni da altri», avverte il leader di Italia Viva. Assorto in un diplomatico silenzio, distante qualche metro da questa scena, Federico Pizzarotti assiste ai lavori appollaiato – come su un ramo – su una balconata in galleria.

Ci sono anche i socialisti del PSI. “Gli Stati Uniti d’Europa per noi socialisti sono una questione di coerenza storica. Noi li avevamo ‘visti’ gia’ 130 anni fa con Filippo Turati, padre fondatore del Psi e ripreso cinquanta anni dopo da Colorni, nel Manifesto di Ventotene”, dice Enzo Maraio, alla testa di una delegazione che vede impegnato anche Bobo Craxi: “Ho sempre ritenuto preziosa l’interlocuzione con il mondo radicale che è il frutto di un’amicizia antica che abbiamo certamente ereditato dei nostri predecessori”, dice il figlio di Bettino Craxi.

Poi sfilano i giovani di Volt, felici del diritto di voto finalmente riconosciuto agli studenti fuorisede sparsi nel mondo. Si collega Sandro Gozi, europarlamentare di Renew Europe. Andrea Marcucci relaziona sull’incontro che ha concluso poco prima con l’Alde che riunisce tra gli altra la Fondazione Einaudi e Ali di Oscar Giannino: «Siamo pronti a fare la nostra parte per una lista di scopo che porti le nostre battaglie liberali in Europa». Parla il neo segretario di Radicali Italiani, Matteo Hallissey. Che fa un intervento tanto consonante con Magi e Della Vedova che il compianto Pannella, se potesse ritornare per un giorno tra noi, forse per prima cosa si impegnerebbe a rimettere insieme la diaspora radicale a suon di calci. Si riconoscono tra le prime file alcuni dei volti storici dell’europeismo italiano a partire dal professor Marco Mayer, del Movimento Federalista Europeo. Della Vedova fa il punto e si dice ottimista, «dobbiamo arrivare a una soluzione a breve». Poi conclude il segretario nazionale di PiùEuropa, Riccardo Magi: “Fermiamo gli orologi, prendiamoci un extra time, brevissimo, qualche giorno, per capire come questa proposta può concretamente prendere forma”. Comunque vada – alla fine – gli andrà dato atto di aver saputo costruire una rara occasione di confronto, e al di là di questo incontro di aver messo nella pars costruens, giorno per giorno, un notevole impegno.

Si è vista finalmente insieme una galassia articolata ma ravvicinata, motivata e coesa. Tutta o quasi. «È stata una giornata importante e anche insperatamente meglio riuscita delle previsioni», ci confida uno dei leader che ha fondato PiùEuropa, ad evento concluso. «Vedo un percorso in discesa, la nostra volontà è chiara. Chi non c’era adesso avrà maggiore difficoltà a mettere veti contro chi oggi c’è stato». Fuori dalla sala, inaspettatamente, è tornato a brillare un sole luminoso.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.