In pratica senza il contributo della sinistra antisemita francese la destra antisemita francese non sarebbe stata sconfitta. Si potrebbe fare un calcolo neppure troppo approssimativo del peso del pregiudizio antisemita che rispettivamente fa pingue il corpaccione dell’uno e dello schieramento. E si vedrebbe in quale misura non insignificante l’uno e l’altro risulterebbero smagriti se deprivati delle rispettive componenti “antisioniste”, come si definiscono adesso le equanimi ambizioni di repulisti della presenza ebraica dal fiume al mare (laggiù: qui dalle università e dai Gay Pride in cui gli ebrei sono bensì “ammessi”, ma a loro rischio e pericolo).

La destra lepeniana e putinista che accantona provvisoriamente e strumentalmente, giusto per il tempo del ballottaggio, i risentimenti verso le cospirazioni della finanza apolide e usuraia, non è ostacolata soltanto dal disegno macroniano di una sorta di migliorismo a presidio atlantico-europeista, ma anche dal contributo determinante del ras di La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, il signore che non riesce a chiamare terroristi gli autori del 7 ottobre e ha come prediletta la filo-terrorista Rima Hassan, quella degli israeliani che addestrano i cani allo stupro dei palestinesi. I compiacimenti subalpini e da Grande Raccordo Anulare per la sconfitta della destra sarebbero un po’ più attrezzati e aderenti se, anziché assumere certi toni celebrativi da ridicola reconquista democratica, sapessero immettersi in una prospettiva un poco meno provinciale e riconoscessero che nel Nuovo Fronte Popolare c’è assai poco di nuovo su parecchie, non irrilevanti questioncelle di arretratezza civile e democratica.

A cominciare, appunto, da una piega francamente antisemita che fa persino fatica a smollarsi nel relax dell’antisionismo e del discorso contestualizzante che non condanna la caccia all’ebreo nelle università perché dopotutto non solo negli USA, che non l’hanno avuta, ma anche nell’Europa che fu della Shoah, la condanna di quella violenza discriminatoria dépend du contexte. Non importa poi molto sapere se le mani rosse che hanno deturpato il Memoriale di Parigi siano state impresse da palmi appartenenti al nazista che reclama la riattivazione dei forni o al comunista che omaggia le virtù resistenziali del popolo che si ribella all’oppressione dell’Entità sionista scannandone i figli nelle culle.

Importa sapere quel che si sa, e cioè che non proviene né da quella destra retriva né da quella sinistra democraticamente sottosviluppata nessun segno affidabile della volontà e della capacità di opporsi alla più spaventosa rimonta antisemita da ottant’anni in qua. Provengono semmai, da entrambe quelle parti, segni di noncuranza e più spesso di simpatia per la messa in stato di pericolo degli ebrei in Israele e nel mondo. E non lo vede solo chi non vuole vederlo