L’ultimo incontro con la figlia avvenuto nel settembre di un anno fa, la telefonata della scorsa settimana dove Michela annunciava di voler morire (da un momento all’altro) a casa e non in ospedale, l’infanzia difficile e la fuga dal padre “belva” e l’amore di una mamma “secondaria” che non ha tarpato le ali alla figlia.

E’ una intervista emozionante e al tempo stesso cruda quella del Corriere della Sera a Costanza Marongiu, madre di Michela Murgia, la scrittrice scomparsa a 51 anni stroncata da un carcinoma renale al quarto stadio che, come anticipato a inizio maggio, le aveva lasciato pochi mesi di vita.

Mamma Costanza oggi non sarà ai funerali in programma a Roma. “Le mie gambe sono quelle che sono”. A partecipare ci sarà l’altro figlio, Cristiano, che Michela ha abbracciato lo scorso settembre, insieme alla madre, al termine della presentazione del suo libro in Sardegna. Negli ultimi 11 mesi non si sono più viste. Ma si sentivano con frequenza con la scrittrice che più di una volta ha provato a tranquillizzare la madre sulle sue condizioni: “Era malata da un anno e mezzo, ma aspettarmelo no, perché fino al giorno prima mi ha nascosto la verità. Mi diceva: sto migliorando. E io ci credevo. Poi una settimana fa ha smesso di rispondermi al telefono e ho capito che stava male“.

L’ultima telefonata con mamma Costanza c’è stata la scorsa settimana: “Mi ha detto che stava bene, che era serena. E che preferiva spostarsi a casa sua, morire a casa e non all’ospedale”. Perché “mamma lo sai, può capitare in qualsiasi momento. Ecco, per me Michela non è andata via: lei è ancora qui”. Poi la telefonata “a Cristiano” per “dirgli che sene stava andando e che voleva solo che mi dicesse di stare tranquilla e di non piangere” ma – aggiunge la madre – “mi sento un groppo al cuore che mi sta uccidendo”. 

Ad avvisarla della scomparsa della figlia è stata “Claudia, un’amica di Michela: mi ha chiamato lei nella notte”. Costanza seguiva la figlia su Instagram ed aveva approvato la famiglia queer, quel nido d’amore senza legami di sangue. “era il suo sogno, ha sempre voluto tanta gente intorno. Era la sua volontà e andava bene anche a me”.

Una famiglia senza legami di sangue nata anche per l’esperienza traumatica vissuta durante l’infanzia, quando Michela e il fratello Cristiano conobbero “la seconda mamma”, ovvero zia Annetta, sorella di Costanza, che accolse i due giovani sfuggiti alla violenza del papà. “Fu necessario. Michela poi non è più voluta tornare a casa con noi. C’è tornata quando mi sono separata dal padre. Lui – racconta Costanza – è mancato cinque anni fa: era instabile, era molto difficile instaurarci un rapporto; oggi buono, domani una belva“.

L’ultima volta che l’ha vista, come detto, è un anno fa. “Ormai non posso più camminare, aspettavo che venisse di nuovo lei. Per certi versi ero diventata secondaria: lei aveva fretta di fare le cose che non era mai riuscita a fare prima” ma “era giusto così. I figli nascono con le ali e poi volano via, nessuna mamma ha il diritto di fermarli”.

Costanza, che non ha ancora conosciuto Lorenzo Terenzi, sposato da Michela a luglio “in articulo mortis” (“ci sentiremo”), racconta che prima di ogni intervista “Michela mi avvisava sempre”. E’ capitato anche con quella rilasciata ad Aldo Cazzullo lo scorso maggio, dove parlava della sua malattia e dei pochi mesi di vita che aveva.

“A scuola era la prima della classe e si lamentava quando perdeva un colpo: se non era 8 e diventava 7, già si preoccupava” ricorda la madre che passa poi in rassegna le opere della figlia, prediligendo i romanzi: “Il più bello per me è Viaggio in Sardegna, perché di libri sulla Sardegna ne ho letti tanti, anche scritti da persone importanti che girano il mondo. Ma lei è riuscita ad approfondire ogni aspetto”.

 

 

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