Raphael Luis, Francesco Leone, Michele Anghileri e Alessandro Giammei sono i quattro “figli d’anima” di Michela Murgia, la scrittrice scomparsa nella serata di giovedì 10 agosto all’età di 51 anni stroncata da un carcinoma renale al quarto stadio che, come anticipato a inizio maggio, le aveva lasciato pochi mesi di vita. Figli d’anima, definizione lanciata nel romanzo “Accabadora” nel 2009, della sua “Queer family”, quel nido d’amore senza legami di sangue “in cui le relazioni contano più dei ruoli” e dove i rapporti “superano la performance dei titoli legali e limitano le dinamiche di possesso”.

I quattro ragazzi hanno condiviso la vita con Murgia per vent’anni, incluso il più giovane, Raphael. Con la madre di quest’ultimo, Claudia, la scrittrice sarda ha costruito una famiglia omogenitoriale fondata sull’affetto e la cura. Una famiglia queer completata dal marito Lorenzo Terenzi (sposato lo scorso 15 luglio “in articulo mortis”), attore e regista conosciuto nel 2017 grazie a uno spettacolo teatrale in cui Murgia era la protagonista.

In queste ore il ricordo dei suoi cari non è mancato sui social, dove Murgia era seguitissima. Il marito Terenzi l’ha voluta ricordare pubblicando una foto in un cui Michela indossa un abito rosso corallo, la testa avvolta in un turbante mentre balla una danza sufi. “Ciao bella” invece il ricordo di Alessandro Giammei che ha postato una foto di loro due ad un tavolino di un bar. L’altro “figlio d’anima” Francesco Leone pubblica una foto di loro due che, di spalle, camminano per strada con questa frase: “Camminiamo verso altre notti insonni a raccontarci i segreti, a immaginare nuovi orizzonti, a prenderci cura delle persone che amiamo. Benvenuta nella nostra nuova vita. Bentornata a casa, Shalafi amin“.

Repubblica scrive che per trascorrere gli ultimi mesi con la “Queer family”, è stata comprata una casa alle porte di Roma con un grande giardino: qui Michela Murgia ha vissuto le ultime settimane in compagnia del marito e di Claudia, la mamma di Raphael Luis, di Marco (papà di quest’ultimo) e insieme ai tanti amici che in questi mesi sono andati a trovarla.

I funerali nella chiesa degli Artisti

Intanto i funerali della scrittrice sono in programma domani, 12 agosto, nella chiesa degli Artisti in piazza del Popolo a Roma. Una celebrazione religiosa, scelta in linea con la fede che l’ha sempre contraddistinta: laureata in Teologia, fra le varie esperienze lavorative svolte prima di dedicarsi all’attività di scrittrice rientrano quella di insegnante di religione nelle scuole, per sei anni.

 

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“Come papa Francesco non si stanca mai di ripetere a proposito della sua idea di Chiesa. Un’idea di fondo che, pur con accenti diversi, anche Michela Murgia sosteneva: con inquietudine, ma anche con grande trasparenza”. Con queste parole Avvenire ricorda Michela Murgia, scomparsa a 51 anni nelle scorse ore. Il giornale dei vescovi analizza in particolare il penultimo libro della scrittrice, ‘God Save the Queer’, il cui contenuto è definito come “il vero testamento, morale e spirituale, di Michela Murgia”. Avvenire rimarca anche “l’idea sottintesa al romanzo, cioè quella della dimensione ‘pietosa’ e ‘umana’ dell’eutanasia”.

Il testamento di Michela Murgia

Sarà l’avvocata e amica bolognese Cathy La Torre la curatrice del testamento di Michela Murgia che ha assistito nella sua stesura. La Torre, impegnata al momento nell’organizzazione del funerale, era amica intima della scrittrice ed era stata scelta da Michela Murgia per far parte di quella che ha definito la sua “famiglia queer”. La Torre è da diversi anni fortemente impegnata sul fronte delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, oltre che sulla tutela dei diritti della comunità Lgbtqia+. “Ha scelto di fare testamento e da mesi abbiamo lavorato per tutelare la sua famiglia queer – spiega La Torre – lo abbiamo fatto insieme e sempre pubblicamente come battaglia politica. Michela ci ha mostrato che tutelare le forme relazionali non tradizionali ma che sono comunque famiglie è oggi una battaglia politica urgente e aggiungo, dal canto mio, anche una battaglia giuridica fondamentale. Ha fatto testamento e predisposto tutto per tutelare una famiglia che lo Stato non tutela”.

“Non posso entrare nei dettagli del suo testamento – spiega La Torre – posso però dire che mesi fa Michela ha iniziato una lotta politica perché ogni tipo di famiglia, anche quella che non è esattamente riconducibile all’eteronormatività e alla tradizione, cioè che non prevede legami di sangue tra i suoi componenti, potesse avere un riconoscimento, prima di tutto di linguaggio. Quindi lei per la prima volta ha parlato di famiglia queer e mostrato che esistono altri modelli di famiglia. E questo è stato un gesto politico incredibile, perché centinaia di migliaia di persone si sono interrogate su che cosa è una famiglia queer”.
La Torre spiega poi che il secondo passo “è stato di dare concretezza a tutto questo di fronte alla legge e allo Stato, visto che lo Stato non riconosce alcun tipo di famiglia che non sia quella tradizionale, o le convivenze di fatto che siano registrate di fronte a un Comune di residenza. Quindi quello che abbiamo fatto è stato non solo dare dignità politica a questa forma di famiglia e relazioni, ma anche dargli una dignità di fronte alla legge, e lo abbiamo fatto attraverso un testamento articolato, attraverso una cosa che spesso la gente non fa perché pensa che costi molti soldi, invece in realtà scrivere un testamento di proprio pugno, olografo, non ha alcun costo e in qualche modo è uno dei primi passi che si può fare in questo senso. Così come un testamento biologico, che è una dichiarazione anticipata di volontà o anche nominare un esecutore o una esecutrice testamentaria che possano seguire in qualche modo l’applicazione di quel testamento”, ha sottolineato infine l’avvocata La Torre.

In particolare la scrittrice ha lasciato la casa con giardino, acquistata recentemente a Roma per trascorrere assieme alla sua “famiglia queer” gli ultimi mesi di vita, ai figli elettivi Raphael Luis, Francesco Leone, Riccardo Turrisi e Alessandro Giammei. Quest’ultimo inoltre dovrà occuparsi della cura e della pubblicazione degli scritti a cui ha lavorato in questi mesi e che saranno pubblicati, probabilmente, nel giro di un anno. Gli abiti della Murgia andranno invece alla scrittrice e amica Chiara Tagliaferri, con cui ha ideato il podcast e l’omonimo libro “Morgana”. A Patrizia Renzi, invece, il patrimonio di gioielli e bigiotteria.

 

 

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Redazione

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