Dare vita a una traiettoria comune
La nuova Comunità Politica Europea: i passi fatti e il peso per il futuro
Nel discorso del 9 maggio 2022 al Parlamento europeo di Strasburgo, Emmanuel Macron propose la costituzione della Comunità politica europea (CPE), una piattaforma politico-strategica dedicata a discutere del futuro dell’Europa, presentata ufficialmente il 23-24 giugno alla riunione del Consiglio europeo. Concepita come un forum intergovernativo tra capi di Stato e di governo, l’obiettivo è quello di costituire una rete di coordinamento nelle questioni di interesse comune, coinvolgendo tutti i paesi europei, in modo da rafforzare sviluppo e stabilità del continente. Il gruppo si è riunito sinora in tre vertici: il primo, svoltosi il 6 ottobre 2022 a Praga, ha coinvolto 44 stati europei, oltre ai presidenti di Consiglio europeo e Commissione. Si è affrontato il tema dell’invasione russa in Ucraina e la crisi energetica come conseguenza, concentrandosi poi sull’istituzione di una missione di monitoraggio gestita dall’Ue in Armenia, a seguito della crisi di confine tra Armenia e Azerbaigian. Nel secondo, ospitato dalla Moldavia a Chişinău il 1° giugno 2023, gli allora 45 leader partecipanti hanno stanziato un contributo di aiuto logistico non militare nel Paese, tramite il Fondo europeo per la pace, oltre che una missione civile nella capitale. Ma soprattutto si è dibattuto di allargamento dell’Unione, tema inevitabilmente accelerato dall’aggressione russa, non limitato solo all’Ucraina, ma aperto anche a Moldavia, Georgia e ai sei Paesi dei Balcani occidentali che sono implicati a vario grado nel processo. La questione, insieme al tema della sicurezza e al fronte politiche migratorie, è stata ripresa e ha dominato il terzo e ultimo incontro di Granada, il 5 ottobre scorso.
Proprio l’aggressione putiniana ha messo in discussione l’approccio Ue in tema di accoglienza di nuovi membri. Se il principio è sempre stato quello dell’iniziale e necessario adattamento alle regolamentazioni del mercato unico, i paesi candidati hanno chiesto ora di ribaltarlo, puntando su una entrata nelle istituzioni immediata, armonizzando solo in seguito le loro strutture politico-economiche a politiche di coesione e mercato, rinviando un processo che altrimenti richiederebbe decenni. Questa eventuale evoluzione del disegno di integrazione si inserisce almeno in parte nel quadro della CPE, che punta – nelle intenzioni – a creare una confederazione continentale di stati europei, aggregando tutti i paesi geograficamente europei e politicamente allineati, membri e non dell’Ue. Si tratta di dare vita a una traiettoria comune che coinvolga insieme i Paesi minacciati ad est con quelli che non vogliono entrare nell’Ue, come Svizzera e Norvegia, o che, come il Regno Unito, hanno deciso di uscirne.
Siamo di fronte ad una parziale riproposizione dell’Europa dei cerchi concentrici, tanto cara a Mitterand: la CPE assumerebbe il ruolo del più largo ed esterno dei cerchi, quello confederale. Lo spiega uno studio presentato congiuntamente da Francia e Germania il 19 settembre: gli altri tre sarebbero l’Ue in senso stretto, un più ampio gruppo di Paesi ammessi nel mercato unico (la maggior parte dei quali facenti parte dell’Eurozona), e infine un nucleo federale sovranazionale di Stati disposti a guidare un’integrazione ancora più profonda.
Nell’assumere un ruolo più effettivo per il futuro, la CPE dovrà certamente dotarsi di specifiche strutture proprie e definite, tramite cui differenziarsi da altre organizzazioni. Se la convergenza di valori è un tratto necessario e positivo, superiore per certi versi ai criteri di convergenza tecnica, essa non può stare in piedi da sola. Va evitato il velleitarismo autoreferenziale del dialogo informale: per farlo sarà importante misurarsi davvero con le grandi sfide evidenziate dalla crisi Ucraina, su tutte politica estera, sicurezza, politiche energetiche e gestione delle risorse. La riforma dei trattati, e dunque il superamento dell’unanimità e dei veti a favore della maggioranza qualificata, diviene quindi in quest’ottica un primo punto imprescindibile.
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