Polemiche su costi ingenti e Paesi 'sicuri' per l'Italia
La prima nave di migranti in Albania, parte il reality del governo Meloni: mille posti per quattro settimane, poi il verdetto

Dopo gli annunci in pompa magna nei mesi scorsi, è partito il reality del governo Meloni sulla gestione dei migranti in Albania. Da Lampedusa è salpata la nave Libra della Marina Militare che nelle prossime ore porterà il primo gruppo di migranti nei due centri allestiti a Schengjin e Gjiader in Albania dal governo Meloni, frutto di un protocollo siglato con Edi Rama, premier albanese. Il trasferimento, curato dal ministro dell’Interno guidato da Matteo Piantedosi che nei giorni scorsi aveva annunciato l’inizio dei trasferimenti dalla penisola italiana al Paese della penisola balcanica, assicurando anche una “certa continuità” nelle partenze.
Centri migranti Albania, il reality del governo Meloni
Non è ancora chiaro il numero di persone presenti a bordo della Libra, arrivata nei giorni scorsi sulle coste siciliane era inizialmente dopo aver soccorso un gruppo di migranti partiti dalle coste nordafricane. Al momento quelle imbarcate rispondono ad una serie di requisiti previsti dal governo di centrodestra: provenienza da Paesi sicuri, maschi, non vulnerabili. Il centro di Shengjin è sottoposto a forti misure di sicurezza per evitare che le persone ospitate si allontanino senza autorizzazione.
Inoltre sono stati allestiti anche gli uffici per le interviste (in collegamento con la prefettura di Roma, cui i migranti verranno sottoposti per avviare l’esame delle domande di asilo in Italia. Domande che prevedono, almeno sulla carta, quattro settimane prima di ottenere una risposta (ci sono dubbi anche sulla natura dei tempi celeri). Se il responso sarà positivo i migranti verranno poi trasferiti in centro di accoglienza in Italia, se negativo rispediti nel loro Paese di origine.
I centri in questioni hanno a disposizione poco più di mille posti, la metà dei quali ad oggi pronta. Il protocollo prevede che i migranti arriveranno nel centro di Shengjin per eseguire le prime pratiche e, successivamente, saranno trasferiti a Gjader. La struttura di Gjader, simile a un Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr), ospiterà tutti coloro che, dopo l’esame della domanda d’asilo effettuata a Shengjin, verranno ritenuti idonei.
Centri migranti Albania, l’opposizione polemizza sui costi
I due centri migranti realizzati dal governo Meloni in Albania ha sollevato in questi mesi polemiche sia di natura economica che giuridica. L’opposizione chiede di conoscere le ditte incaricate dei lavori, sottolineando che l’Italia ha speso cifre ingenti, c’è chi sostiene fino a un miliardo di euro, per il trasferimento dei migranti. Sempre dall’opposizione addebitano l’aumento della tasse in vista della prossima finanziaria (aumento smentito, per ora, dal ministro Giorgetti) proprio alle ingenti spese realizzate in Albania.
Centri migranti Albania, dubbi sui paesi “sicuri”
Sul versante giuridico, una sentenza della Corte di giustizia europea mette in dubbio l’elenco dei 22 Paesi che l’Italia considera “sicuri”, tra questi ovviamente c’è l’Albania. Per ottenere lo status di Paese sicuro bisogna che nessuna categoria di cittadini sia bersaglio di discriminazioni e trattamenti inumani. Ben 15 dei 22 Paesi considerati sicuri dalla Farnesina non rispettano questo criterio. Sicuri per l’Italia sono Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Camerun, Capo Verde, Colombia, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Tunisia.
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