La maturità strategica
La ricetta di Meloni è vincente: diplomazia, unità e atlantismo, non subalternità, ma riconoscimento del ruolo centrale americano
Il vertice alla Casa Bianca segna un passaggio storico nella gestione della guerra in Ucraina, con l’Italia che si conferma protagonista di una diplomazia realista e costruttiva. Giorgia Meloni ha incarnato la “via italiana” alla soluzione del conflitto: pragmatica, europeista ma atlantista, attenta agli equilibri internazionali senza rinunciare a proposte. Ha utilizzato parole misurate, che colgono il senso profondo del momento, con cui la presidente del Consiglio dimostra di saper leggere la complessità della fase.
Il realismo meloniano
Ma è sulla questione delle garanzie di sicurezza che emerge la lungimiranza della proposta italiana, avanzata per la prima volta da Meloni già nel marzo scorso e ora ripresa dallo stesso Trump. L’idea di estendere le tutele dell’articolo 5 della Nato all’Ucraina, senza necessariamente farla entrare nell’Alleanza, rappresenta quella “creatività diplomatica” che può sbloccare l’impasse. Si tratta di offrire a Kyiv protezione reale senza un allargamento formale della Nato: mantiene coinvolti gli Stati Uniti senza imporre loro oneri permanenti, e soprattutto crea un meccanismo di deterrenza credibile per prevenire future aggressioni. Come ha spiegato la stessa Meloni, “il punto di partenza della proposta è la definizione di una clausola di sicurezza collettiva che permetta all’Ucraina di beneficiare del sostegno di tutti i suoi partner, Usa compresi, pronti ad attivarsi nel caso sia attaccata di nuovo”.
Il realismo meloniano si manifesta anche nel riconoscimento del fatto che “l’unità dell’Occidente è lo strumento che abbiamo per costruire pace e garantire giustizia”. Non è retorica atlantista di maniera, ma la consapevolezza che senza coesione occidentale non ci sarà pace duratura. E in questo quadro, l’Italia si pone come ponte tra le posizioni americane e quelle europee, evitando sia l’avventurismo di chi vorrebbe truppe europee sul terreno sia l’isolazionismo di chi abbandonerebbe Kyiv al suo destino. La posizione italiana spicca con ancora maggiore chiarezza se confrontata con quella di altri leader europei. Mentre Macron continua a ventilare ipotesi di dispiegamento militare e Merz insiste su prerequisiti rigidi per qualsiasi negoziato, Meloni mantiene una linea di equilibrio che non rinuncia ai princìpi (“Solo l’Ucraina potrà trattare sulle condizioni e sui propri territori”) ma che non si preclude spazi di manovra diplomatica.
La maturità strategica di Meloni
L’approccio italiano dimostra maturità strategica anche nel rapporto con l’amministrazione Trump. “L’Italia sostiene gli sforzi di pace del presidente degli Stati Uniti”, ha affermato Meloni, aggiungendo che il Paese è stato chiamato a Washington “per il nostro contributo di proposte di diplomazia”. Non subalternità, ma riconoscimento del ruolo centrale americano, accompagnato dalla rivendicazione di uno spazio di iniziativa. È unanime il sostegno del centrodestra alla strategia della premier. Carlo Fidanza, capodelegazione di FdI al Parlamento europeo, rivendica con orgoglio: “Nell’incontro Trump-Putin si è parlato di garanzie di sicurezza fondate sul meccanismo dell’articolo 5 della Nato. È una proposta lanciata proprio da Giorgia Meloni”.
Galeazzo Bignami, presidente dei deputati meloniani, parla di “ennesima dimostrazione della centralità del nostro esecutivo”, ricordando quando il Pd definiva “ridicola” la proposta oggi ripresa da Trump. Cauto Antonio Tajani, che – pur sostenendo la linea del governo – mantiene toni istituzionali: “Un passo avanti verso la pace, anche se c’è ancora molto da lavorare”. Il ministro degli Esteri ribadisce il no all’invio di truppe italiane se non sotto egida Onu, ma conferma il pieno appoggio alla proposta dell’articolo 5 “allargato“. Anche dalla Lega, tradizionalmente più critica sull’interventismo, arriva l’apprezzamento per una soluzione che evita il dispiegamento diretto di soldati italiani mantenendo però le garanzie di sicurezza per Kyiv.
© Riproduzione riservata







