La scuola è il luogo della libertà, quella vera, non quella che si fonda sull’identificazione tra libertà e possibilità di fare tutto ciò che si vuole. La libertà vera è quella che si costruisce sulla responsabilità, nei confronti di se stessi e degli altri. Questa libertà edificata sulla libertà si costruisce attraverso le relazioni, tra pari e con gli adulti. Ecco perché affermo che la scuola è il luogo della libertà: le regole non vincolano la libertà dello studente ma lo formano alla socialità. Ora, questa libertà presuppone e, quasi, pretende tre dimensioni: la libertà dello studente di apprendere, la libertà del docente di insegnare in un contesto che sia coerente con la propria visione della realtà, la libertà del genitore di scegliere la scuola che ritiene più adeguata all’educazione dei propri figli. Questa impostazione della scuola come locus libertatis, articolata nelle tre sfaccettature ora richiamate, è stata pienamente accolta nel pensiero giuridico che ha portato all’individuazione del diritto del genitore a scegliere la scuola per i propri figli, la libertà di scelta educativa. E, così, tutte le Costituzioni nel Novecento hanno riconosciuto il diritto e le legislazioni che ne sono conseguite hanno trovato le vie per garantirlo. In tempi recenti le Costituzioni dei Paesi dell’Est, a seguito del crollo delle dittature comuniste, hanno proseguito nella linea del riconoscimento del diritto e della sua garanzia.

L’eccezione italiana e la scuola paritaria

Unica, grave, imbarazzante eccezione in Europa rimane l’Italia che ha riconosciuto il diritto alla libertà di scelta educativa ma non ha saputo o, meglio, non ha voluto individuare le vie per garantirlo. La motivazione è semplice: in nome della scuola per tutti, si è voluto identificare la scuola per tutti nella sola scuola statale, facendo divenire nei fatti, per via delle rette che le scuole paritarie devono chiedere per poter erogare il servizio, e agli occhi dell’opinione pubblica, per via di narrazioni artefatte, la scuola paritaria la scuola per una ristretta cerchia, quella dei ricchi, dividendo de facto la società. Il ricco può scegliere, il povero si deve accontentare. E non è un giudizio di merito sulla scuola statale, anzi è il contrario: è il rammarico per la mancata garanzia di un diritto, l’ostinazione nel voler continuare con un dispendio di risorse economiche, le tasse dei cittadini, che si perde nei rivoli dell’apparato elefantiaco della scuola statale, pubblica al pari della paritaria. E così le scuole paritarie diventano, grazie alle loro oculate gestioni, i primi finanziatori dello Stato: i soldi risparmiati per gli alunni delle paritarie vanno nel calderone della scuola statale. Questo è un dato di fatto. Chi dice che i denari dati dallo Stato alle scuole paritarie sono denari sottratti alla scuola statale mente sapendo di mentire: innanzitutto perché le scuole paritarie non vogliono soldi per sé ma per le famiglie che poi saranno libere di spenderli in una scuola statale o in una paritaria, poi perché all’interno di un sistema realmente plurale, con la garanzia della libertà educativa, si arriverebbe ad una migliore gestione dei denari destinati al settore istruzione.

Il costo di uno studente medio in Italia

Uno studente della scuola statale costa 10 mila euro, uno della paritaria costa riceve 750 euro all’anno ad alunno. Eppure i genitori di questi hanno pagato le tasse come i genitori della statale, entrambe pubbliche de iure. Il Miur ogni anno emana una circolare che dichiara che il costo medio studente è di 7.500 euro annui quindi è evidente che le famiglie non possono coprire con 750 euro questo costo e le scuole paritarie non possono sostenere, se non indebitandosi, il costo dell’alunno. A chi giova questa discriminazione economica a spregio dell’art. 3 della Costituzione italiana e dell’art. 26 della dichiarazione dei diritti universali dell’uomo? A chi giova mantenere lo spreco? Dispendio di soldi, mancanza di autonomia: ecco i risultati per la scuola statale. Mancanza di libertà, chiusura negli anni: ecco i risultati per la scuola paritaria. E vissero felici e contenti.

La scelta di Meloni e Valditara per la scuola paritaria

E quando, come è avvenuto in questi giorni, un Presidente del Consiglio e un Ministro dell’Istruzione hanno l’encomiabile coraggio di manifestare il loro desiderio di voler trovare le vie per garantire ai genitori italiani la possibilità di poter scegliere la scuola per i figli, hanno, sempre Premier e Ministro, il coraggio per nulla scontato di denunciare l’ideologia che pesa sulla scuola, ecco la ridda dei commenti negativi di chi di quell’ideologia è artefice e promotore. Del resto la scuola non è un postificio? Del resto la tessera sindacale non è più importante del futuro della nazione? Del resto non è più utile mantenere una divisione nel percorso di formazione dei cittadini?

Infatti la situazione è quella che i dati ci rappresentano

La scuola pubblica statale (i dati si riferiscono all’anno scolastico 2024/2025) conta 7.073.587 studenti, di cui: 785.056 alla Scuola dell’Infanzia; 2.170.746 alla Scuola Primaria; 498.498 alla Scuola Secondaria di 1° grado; 2.619.287 alla Scuola Secondaria di 2° grado;

La scuola pubblica paritaria (i dati si riferiscono all’anno scolastico 2023/2024) conta 774.593 studenti, di cui: 425.315 alla Scuola dell’Infanzia; 153.655 alla Scuola Primaria; 66.924 alla Scuola Secondaria di 1° grado; 128.699 alla Scuola Secondaria di 2° grado

I numeri la dicono lunga sulle conseguenze di un diritto negato.

I timori

Il sospetto, che è poi una certezza, è che una scuola statale veramente autonoma e una scuola paritaria veramente libera creano enorme paura a chi vuole fare della scuola il luogo delle élites. Ma a questo punto siano cancellati gli articoli 3, 30, 33 della nostra Costituzione, la legge sulla parità venga abrogata, si dica che il nostro Paese non riconosce l’art.26 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Si dichiari che quanto accade in Europa, che da decenni in tutti i paesi, anche quelli più laici e della parte orientale, garantiscono questa libertà di scelta educativa, a noi poco importa. In Italia si sposa il monopolio educativo come nelle migliori dittature. Si vada fino in fondo con un gesto di coerenza e lo si dichiari apertamente alle famiglie – soprattutto quelle più svantaggiate economicamente – che per loro i diritti valgono meno. Si dichiari che si è pro-ricchi: a loro si garantiranno sempre i diritti, loro sì che potranno scegliere tra una scuola pubblica statale e una pubblica paritaria da 10mila euro di retta. Perché il futuro sarà questo: la segregazione scolastica. Questa è la realtà. Mi auguro che i genitori italiani siano consapevoli della situazione verso la quale inesorabilmente ci dirigiamo e, perché no, facciano finalmente sentire la loro voce rivendicatrice di un diritto che riguarda tutti ma, in primis, loro.

Il coraggio di andare oltre l’ideologia

Confido sempre nella ragione, confido sempre nel coraggio degli uomini e delle donne delle nostre Istituzioni, a livello trasversale, perché abbiano il coraggio di andare oltre l’ideologia. E ringrazio chi, come hanno fatto la Premier Meloni e il Ministro Valditara, ha saputo dimostrare questo coraggio, un esempio di altro valore civile e di sollecitudine, quella vera, per i cittadini italiani, soprattutto quelli più fragili. Questa è la realtà, contrariamente a quanto chi ha interessi terzi vuole presentare, attraverso un’opera di mistificazione della verità, ai cittadini. Nonostante tutto, continuo a credere nell’intelligenza e nel coraggio. 

Anna Alfieri

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