La schiacciante vittoria dei laburisti di Keir Starmer in Gran Bretagna è una vittoria da numeri interi positivi. La maggioranza assoluta dei seggi permette di non pensare ai decimali, alle virgole, alle combinazioni. Starmer formerà il suo governo e avrà i numeri per realizzare il suo programma chiaramente socialdemocratico e riformista. Tutti i numeri, reali, razionali, irrazionali, interi, decimali, con segno positivo o negativo, sono studiati dalla teoria dei numeri.

In questo fine settimana la politica internazionale sarà alle prese con altre due questioni molto interessanti e sulle quali vi è grande curiosità. La prima è la decisione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di proseguire oppure no nella corsa per sfidare, alle elezioni presidenziali, Donald Trump. La seconda riguarda l’esito delle elezioni francesi, alla luce del ritiro di 218 candidati di Ensamble, la lista di Macron, per far confluire il voto degli elettori sul Noveau Front di Melenchon e impedire a Marine Le Pen e Jordan Bardella di ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento.

Entrambi i problemi mi hanno rimandato al massimo studioso della teoria dei numeri, un geniale ed elegante matematico inglese, Godfrey Harold Hardy. Nato nel 1877, Hardy ha lasciato un’impronta indelebile nel campo della matematica pura, quel ramo della matematica, che non presuppone alcun utilizzo a fini produttivi, industriali, bellici e via dicendo. La matematica pura è del tutto indifferente agli interessi della vita pratica. I suoi problemi più profondi sorgono dai misteri che essa stessa cela, poi disvela, per affrontare altri misteri. Nel 1940 Hardy scrisse un libro, Apologia di un matematico, che David Foster Wallace definì “il testo in inglese più chiaro che sia mai stato scritto sulla matematica”. In questo libro Hardy sosteneva che il senso della matematica è lo stesso dell’arte: la creazione di intrinseca bellezza. Hardy studiò e insegnò al Trinity College di Cambridge, dove, con Bertrand Russell e John Maynard Keynes, diede vita al famoso e stimolante circolo di Cambridge.

Hardy lavorò soprattutto sulla teoria dei numeri, alla teoria analitica e alla teoria dei numeri primi, con risultati di straordinario valore, che finirono per contraddire la sua stessa impostazione “ideologica” riguardo alla matematica pura. Infatti sulla sua teoria dei numeri si è basata la crittografia a chiave pubblica, o asimmetrica, che consente ai clienti di inviare le informazioni criptate delle loro carte di credito a un negozio on line rendendo possibili e sicuri gli acquisti. Insomma, Amazon e compagnia bella dovrebbero pagare una royalty enorme ad Hardy, che per loro fortuna è morto nel 1947. Hardy fu anche uno scopritore di talenti e un grande filantropo e mentore. Fu lui infatti a leggere i lavori inviatigli da un giovane indiano Srinivasa Ramanujan, povero e di salute precaria. Ne vide l’assoluta genialità e lo fece trasferire dall’India a Cambridge, dove diventò uno dei matematici più importanti di sempre. Purtroppo il giovane indiano morì a soli trentadue anni.

Forse fu proprio la vita del suo giovane amico a indurre Hardy a dire una delle sue frasi più celebri: “I giovani dovrebbero dimostrare i teoremi, i vecchi dovrebbero scrivere i libri”. Questa frase dovrebbe far riflettere Joe Biden. È vero che per la politica occorre anche esperienza, saggezza, equilibrio, consuetudine nella gestione del potere. Però se ci sono degli elementi di fondo: la lucidità necessaria e l’energia sufficiente. Biden ora appare stanco e poco lucido. Ha ottantuno anni e, se vincesse, terminerebbe il suo mandato a ottantacinque. Non appare il caso. C’è, però una questione più generale, che riguarda la società americana. Come è possibile che il Paese per antonomasia più dinamico e innovativo sia conteso, politicamente, da due ottuagenari e che la società e la politica americana accettino tutto questo passivamente?

Riguardo alle elezioni francesi, la teoria dei numeri ci offre una preziosa chiave di lettura. Lo studio delle congruenze, che è uno dei suoi pilastri, ci direbbe che la desistenza non fermerà del tutto il Rassemblement national di Le Pen, dal momento che i voti dei macronisti non si sommano automaticamente a quelli del Front Noveau. È molto probabile, però, che impediscano il raggiungimento della maggioranza assoluta.
Tuttavia il dato politico sarà forse lo stesso molto grave: la Francia sarà di fatto polarizzata tra una destra estrema e una sinistra radicale e antagonista. Il campo riformista rischia di essere polverizzato. Se Macron avesse studiato Hardy, e se avesse buttato un occhio alle vicende britanniche, avrebbe forse saputo che un fenomeno non si ripete mai identico in tempi e spazi diversi e che sarebbe stata più semplice una congruenza verso il suo Ensemble che verso Melenchon. Ma si sa, la matematica pura è bella, ma difficile.

Pietro Maiorana

Autore