La risposta
Landini demolisce i numeri di Meloni: “Descrive il paese di Bengobi, non l’Italia”. La verità sui vanti del governo che non portano risultati
“Quando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni elenca gli obiettivi raggiunti dal Governo descrive il paese di Bengobi, il paradiso, non l’Italia”. il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini ieri sera ospite a ‘Dimartedì’ su La7 non fa fatica a controbattere ai vanti della premier, che dall’amico Nicola Porro a Quarta Repubblica aveva dato ampio spazio alla retorica del governo infallibile, scagliando frecciatine contro la Cgil e contro il segretario.
“Il problema vero è che il Governo non sta ascoltando. E non vorrei che fosse il Governo che sta cercando in tutti i modi di creare dei disordini anziché fare il suo mestiere”, fa capire a Floris.
Il castello di carte di Giorgia, costruito su Rete 4, cade con un soffio di vento. La Presidente del Consiglio, in un’enumerazione confusa, quasi “buttata n’caciara”, rivendicava en passant un aumento dei salari, senza prendere – per fortuna – la calcolatrice. “Quando Giorgia Meloni dice che sta aumentando i salari non dice tutta la verità – ribatte a 24 ore di distanza Landini -, anzi lei come Presidente del Consiglio ai dipendenti pubblici gli ha proposto un aumento del 6% quando l’inflazione è il 17%, mentre i contratti che noi stiamo firmando nel privato vanno dal 15 al 16% di aumento. Quindi lei sta programmando la riduzione del potere d’acquisto dei salari, con l’accordo firmato con il Governo Draghi ottenemmo un aumento più alto dell’inflazione che c’era. Qui siamo di fronte al fatto che dal 2022 al 2024 l’inflazione è del 17%, proporre il 6% come stanno facendo loro, vuol dire ridurre il potere d’acquisto dei salari. Non aumentarli”.
La Premier rivendica anche il taglio del cuneo fiscale (per redditi fino a 40 mila euro): “C’era già da due anni, ribatte Landini – qui non danno un euro in più e le persone prenderanno meno di prima, perché l’operazione viene fatta con detrazioni fiscali”. Ma il piatto forte è l’aumento delle pensioni, anch’esso presente nell’eclettico elenco meloniano: “Un ero e ottanta centesimi. Glieli daranno scaglionati? Un signore mi è venuto a salutare l’altro giorno – ha ricordato Landini – mi ha detto che quell’euro lo metterà in una busta e lo darà indietro perché non vuole carità.
Meloni aveva infine fatto notare come lo sciopero generale di venerdì scorso fosse stato un fallimento di partecipazione, incentrato più su ragioni ideologiche che su legittime battaglie sindacali. Anche qui la risposta del segretario non si è fatta attendere: il 70% degli iscritti ha rinunciato allo stipendio pur di manifestare l’esasperazione per delle retribuzioni indagate all’inflazione, “e c’è chi in busta paga prende talmente poco che non ha neppure lo strumento dello sciopero per affermarlo. Mezzo milioni di persone sono scese in piazza. Viviamo in un Paese dove il 50% degli elettori non va più a votare e non si sente rappresentato da nessuno”. Se è un fallimento questo.
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