Laura Boldrini ha scoperto di avere un tumore durante il primo lockdown causato dalla pandemia da covi-19. Aveva un dolore alla gamba destra e pensava a un’infiammazione del nervo sciatico. Ha conosciuto una vicina di casa, un’osteopata che l’ha convinta a farsi visitare. Dopo la risonanza magnetica “ricevo un sms da Gianfranco Gualdi, un professore che conosco: ‘Ho appena visto il suo esame, mi può chiamare?’. Penso che voglia salutarmi. E non capisco che quel messaggio mi cambierà la vita. Vado a ritirare il referto senza sospettare nulla. E lui mi avverte che probabilmente ho una lesione tumorale al femore: un condrosarcoma. Devo fare la Tac, la Pet, la Total body…”. La politica ha raccontato la sua vicenda in una lunga intervista a Il Corriere della Sera.

L’ex presidente della Camera, ora deputata non aveva mai pensato di poter avere un tumore nonostante le malattie della madre e della sorella Lucia. Ha deciso di parlarne “perché ho capito quanto pesano i vecchi retaggi sul tumore, che non è considerato una malattia come le altre, da cui si può guarire; è ancora un tabù, un errore di fabbricazione, una macchia indelebile. Ma la malattia è una condizione della vita. Non avevo nulla di cui vergognarmi. E ho pensato che fosse giusto parlarne, per tre motivi”.

E per “contribuire a scardinare il pregiudizio che dà tanto disagio alle persone. Condividere la condizione con chi l’ha vissuta, anche per incoraggiare altri a non stare in silenzio: il silenzio isola, il silenzio deprime. Trasformare la battaglia contro la malattia in una battaglia di civiltà“. Boldrini ha passato un mese in ospedale che ha raccontato nel libro Meglio di ieri. Ha pensato anche agli hater, a chi le aveva augurato la morte. “Dopo che Meloni e Salvini hanno solidarizzato con me, anche i loro follower, tranne qualche eccezione, mi hanno trattata con rispetto. La discussione ha cambiato registro, si è fatta meno feroce, meno degradata. Questo dimostra che l’esempio del leader è determinante. In passato alcuni leader hanno tentato di aizzare i propri militanti contro l’avversaria, augurandole qualsiasi cosa, usando sessismo e misoginia come strumenti politici: generalizzazioni indegne che mai dovrebbero esistere in democrazia”.

Dice di state meglio ora, con “una cicatrice di 35 centimetri che da metà coscia prosegue fino all’anca, poi piega verso destra… Camminare non è più un piacere come prima, ma con un rialzo sotto l’altra gamba, la sinistra, riesco a farlo. Quando sono tornata a Montecitorio mi hanno applaudita anche gli avversari: mi ha fatto piacere. Voglio battermi per i malati, per chi vive uno stigma che perdura dopo la guarigione, e non riesce ad accedere al credito, a fare un mutuo, a chiedere una polizza sulla vita, ad adottare un bambino. Al Senato c’è una proposta di legge della mia omonima Paola Boldrini sul diritto all’oblio: dopo dieci anni, quando non sei più a rischio, la tua malattia non deve più essere menzionata”.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.