L’Europa, i suoi valori fondanti, la sua umanità, rischiano di morire al confine tra Bielorussia e Polonia. A lanciare l’accorato grido d’allarme è Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato della Camera sui diritti umani nel mondo. «La crisi umanitaria sta precipitando – afferma la ex presidente della Camera dei deputati – È inaudito che l’Europa non trovi una soluzione per accogliere tremila persone in fuga da guerre e persecuzioni. Circondati dai militari, stremati dal gelo dell’inverno, di ora in ora si aggiorna il bollettino dei morti per ipotermia. Alla cinica politica di Lukashenko, l’Ue non può rispondere tollerando le brutali iniziative di Varsavia. Le immagini dei lacrimogeni sparati contro esseri umani che cercano disperatamente di ottenere la protezione in Europa sono un esplosivo sistemato sotto le fondamenta su cui è stata eretta l’Ue.

Dal confine fra Bielorussia e Polonia giungono di ora in ora notizie più drammatiche. Cosa sta rischiando l’Europa?
Lukashenko si sta comportando in modo indegno per un Capo di Stato, agendo come un trafficante privo di scrupoli che usa persone vulnerabili, in fuga da guerre e da persecuzioni, come degli scudi umani. Ma al netto di questo, devo dire che la Polonia invece di disinnescare questa crisi, tutt’altro che ingestibile visto che parliamo di poche migliaia di rifugiati, ne sta facendo un’emergenza per i propri interessi. C’è un cinismo che sta dominando tutta la situazione. Visti i paesi di provenienza, la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan, quelle che premono al confine tra Bielorussia e Polonia probabilmente sono persone richiedenti asilo e come tali l’Unione Europea dovrebbe proteggere in base ai trattati in vigore…

Invece?
Invece la Polonia manda 12mila militari, armati fino ai denti, per difendersi da quanti dovrebbe proteggere, in quanto paese membro dell’UE. Le autorità polacche usano strumentalmente un’emergenza che non c’è per obiettivi di altra natura…

Quali?
La Polonia è in procedura d’infrazione sullo stato di diritto e poi adesso sono anche in ballo i fondi del Pnrr, vista la recente sentenza del Tribunale costituzionale polacco. Recentemente, assieme ad altre parlamentari, siamo andate in Polonia a dare solidarietà ai nostri colleghi dell’opposizione. Abbiamo manifestato, assieme a loro, davanti al Tribunale costituzionale a Varsavia, alzando dei cartellini rossi nei confronti di quell’organismo, dichiarato illegittimo dal Parlamento europeo, proprio per la mancanza di autonomia di quei giudici. Quel Tribunale, un anno fa, aveva sentenziato che l’aborto era vietato anche nei casi di grave malformazione del feto. Io ho parlato con tante colleghe, donne polacche, avvocate, attiviste dei diritti umani. Siamo andate anche in una zona che è stata dichiarata Lgbt free, zona dove non possono esserci persone omosessuali, una cosa che fa venire i brividi, nel cuore dell’Europa. Abbiamo incontrato, a 140 chilometri a sud di Varsavia, dei militanti dei diritti civili che ci hanno raccontato la paura con cui vivono oggi nel loro paese e come tutti stiano pensando di andarsene. Ho trovato un paese in cui le minoranze non vengono rispettate, dove lo stato di diritto è carta straccia e dove l’opposizione fa una grandissima fatica a trovare degli spazi di agibilità democratica. A tutto questo adesso si assomma questa tensione creata al confine. Una tensione che va avanti da mesi, come ebbi a scrivere ad agosto alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Layen, per dire che bisognava agire perché la situazione non degenerasse. Cosa che invece è avvenuta, per il cinismo di Lukashenko ma anche per i metodi utilizzati dalla Polonia. Come Europei dobbiamo dire con la massima fermezza che quei metodi non ci appartengono, che li rigettiamo. Che non possiamo dare sostegno, di qualunque genere, a chi usa idranti contro persone stremate dalla fame e dalla stanchezza. Che non accettiamo di schierarci dalla parte di chi usa fumogeni contro bambini, da chi mette dei fili spinati o innalza muri per difendersi da chi dovrebbe invece proteggere. L’Unione Europea rischia di perdersi se non prende le distanze da tutto questo.

Lei invoca una posizione forte, e subito da Bruxelles…
Le istituzioni europee non possono avallare questi metodi. Io mi ritrovo in toto nelle parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha detto chiaramente che c’è una distanza siderale tra i principi dei trattati e poi quello che succede di fatto. Bisognerebbe tornare alle origini e non perdere lo spirito dei padri fondatori dell’Europa comunitaria. Quei principi sono stati la nostra forza, la nostra bussola valoriale. Che non possiamo, non dobbiamo perdere in questo modo.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.