Un lavoro ce l’ha, ma è costretto a dormire in auto perché i soldi non bastano. A pesare è il divorzio, il finanziamento, i costi di una vita da single che i bassi salari di oggi non riescono a coprire. Quella di Leopoldo Socche, 64 anni è solo una delle tante storie dei poveri che la società non vuole vedere, ed è precipitata in basso lo scorso 4 giugno, da quando è stato costretto a dormire in macchina, alle porte di Padova all’interno della sua Fiat Panda 750 che possiede da più di trent’anni tra i beni che si tiene stretto: d’altronde serve per andare a lavoro.

Le notti in auto non sono facili

È lui stesso a raccontare, a denunciare la sua storia, lo fa a “diario del giorno” e anche sulla pagina Facebook chiamata «Associazione per la tutela dei diritti degli italiani». Socche lavora per conto di Civis all’Università di Padova come vigilante, percepisce uno stipendio base di 800 euro, che arriva a 1200 grazie agli straordinari. I problemi sono iniziati con la separazione. “A fatica ho trovato un monolocale di 15 mq (la misura minima per legge di una stanza). 680 € di costi per la casa intestata a me, poi pago 400 euro di mantenimento, sotto forma di pagamento. Dentro la macchina ho un po’ di vestiti, una piccola dispensa e una piccola farmacia perché quattro hanno fa ho avuto un infarto e ho tanti problemi fisici. Sono cardiopatico. e ho due stent coronarici”. Le notti in auto non sono facili. “Fa caldo e alcuni ragazzi mi hanno svegliato diverse volte, per puro divertimento, mi vengono a disturbare non c’è rispetto, la vita è difficile”. E poi ancora costi, insormontabili: “Pago la benzina per spostarmi dalla provincia alla città. Spendo più di quello che guadagno, non ho neppure i soldi per mangiare”. Parla di un pignoramento di 1/5 dello stipendio, della rata di un finanziamento “Forse mi restano in tasca 200 euro per vivere”.

La critica ai Servizi Sociali

L’aiuto di un amico che gli aveva affittato un magazzino dove alloggiare gli aveva dato tregua. “Dopo qualche mese però mi ha comunicato che non poteva più tenermi dentro. Per un po’ ho avuto aiuto dalla Caritas del Comune di Limena dove risiede e Servizi sociali”. Poi la critica a questi ultimi: “Avevano provato, promesso di aiutarci ma non ho ricevuto assistenza. Ho chiesto più volte. Il 4 giugno ho dovuto lasciare l’alloggio che gratuitamente mi era stato messo a disposizione e non mi è restato che la macchina”.

L’Università di Padova non può aiutare. L’appello al diritto all’alloggio

L’Università di Padova non può aiutare: “Abbiamo un appalto con Civis, non possiamo controllare le condizioni dei suoi dipendenti. Ci dispiace e ci auguriamo per il signor Socche che venga presto trovata una soluzione”. Voglio dire: “Il diritto all’alloggio deve essere inalienabile come un salario giusto che possa garantire una vita libera e dignitosa. Non capisco come una Nazione come l’Italia non possa e non voglia risolvere il problema dei senzatetto. Come fa una Nazione che si dice progredita a tollerare una cosa del genere? Ne vale la dignità umana. Per fortuna – conclude Socche – ho valori cristiani molto alti, che mi aiutano a reggere in questa situazione”.

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