Dovrei dire che sono rimasto esterrefatto, ma purtroppo no, non sono esterrefatto perché ho molti anni di giornalismo sulle spalle e ne ho viste di tutti i colori, ma devo dire sempre con dei limiti e sempre con il dubbio che lasci, ma sarà poi vero, ma avrà poi ragione, chissà come sono andate le cose. Nel caso della condanna di Alfredo Romeo e del suo collega a sette anni di reclusione. Non si danno agli stupratori, ai rapinatori, un uomo che è stato già arrestato e poi liberato per mancanza di motivi, ma la cosa stupefacente è che io che non sono un uomo di legge, non mi occupo di giudiziaria e che ho sempre avuto un rapporto molto cauto con i magistrati, alcuni sono buonissimi, alcuni sono normalissimi dei grandi professionisti, alcuni sono un po’ diversi, diciamo così, e la diversità consiste in genere nella ricerca della notorietà. Ci sono magistrati di cui non saprete mai i nomi, lavorano, vanno in ufficio, aprono il fascicolo, mettono le firme, procedono, finisce lì, è il loro lavoro. Ci sono poi magistrati che smaniano, ma anche nella generazione precedente, mi ricordo potrei fare molti nomi, non li faccio perché significherebbe riaprire polemiche, ma lo stile è quello di alcuni magistrati, per fortuna non la maggioranza, ma tanti quanti ne bastano e avanzano per rovinare il sistema giustizia, che è già zoppica per conto suo. Zoppica perché sono tutti parenti finché non si fa definitivamente la separazione delle carriere, delle parentele, delle cognatanze, delle amicizie.

E allora che succede? Uomini vistosi come il giudice Gratteri, una persona di grande importanza, lo potete vedere in video estivi in cui dà raccomandazioni alle famiglie su come si tirano sui figli, quanti schiaffoni ci vogliono, quali mestieri fargli fare durante l’estate affinché non si annoino, tutti mestieri pesanti, proletari da quello che si prepara ad essere una persona per bene, come se soffrire fosse la necessità per fare il buon cittadino. E allora c’è questo odio, ma neanche questo risentimento indispettito in generale. Adesso non attribuisco nulla a nessuno, ma io mi sono letto quel che ho potuto leggere, cioè le carte di questo processo. Ho imparato cose che non sapevo sull’imprenditore Romeo che è l’editore del Riformista su cui scrivo dal 2020, che ho conosciuto due o tre volte in ufficio. Romeo ha le caratteristiche, se lo conoscete, di una persona molto fattuale che va dritta sul punto. Si è messo in un business che comprende tante cose, le pulizie dei vetri del palazzo di giustizia, gli alberghi, fa degli alberghi costosissimi. Gli alberghi costosissimi sono importantissimi per l’economia, a Roma e a Napoli specialmente, perché sono quegli alberghi che attirano i miliardari, i quali vengono volentieri a spendere i loro miliardi da miliardari perché c’è un albergo per miliardari.

Ne ha parlato anche il Financial Times. È una forma di imprenditoria raffinata, costosa, rischiosa, audace e Romeo questo fa. Adesso come hanno fatto ad arrivare a questa sentenza? Intanto cominciamo col dire che le sentenze di primo grado in Italia sono una specie di trailer. Tu fai un processo, per la prima volta hai un uomo di nome, un uomo ricco, un uomo importante, un uomo su cui circolano tante pettegolezzi, notizie e lo processi perché ha regalato un brutto mazzo di fiori, una pianta credo che si chiama cactus o qualcosa, io non l’ho vista, valore venale credo 100-150 euro. Sai quando si va a cena da una signora o da un signore e gli si porta un mazzo di fiori? Questa è l’entità direte voi, ma è corruzione. Sì, fino a che il cactus non muore, poi non si corrompe, si corrompe lui. Poi altre stravaganze, aver regalato uno sconto a una funzionaria per andare alla spa, valore nominale 36 euro. Cioè sono chiaramente una collezione di gesti, di gentilezza. Se vogliamo anche compiacimento, fare piacere al cliente, piacere alle autorità, essere gentile, ma questo bisogna starci attenti perché se tu mandi una margherita alla persona sbagliata non è escluso che ti ritrovi poi in galera, a parte poi questo effetto comico già sottolineato da Piero Sansonetti.

Noi abbiamo lì a Napoli uno dei più famosi magistrati con un cognome inglese ed è il magistrato Woodcock. Adesso questo magistrato Woodcock, io pensavo sempre che fosse figlio di inglesi o di americani e che quindi l’inglese fosse la sua seconda lingua. Invece questo giudice prende un granchio dimostrato, formidabile ma anche che ti lascia imbarazzato perché lui dice, Woodcock, ascoltando una registrazione in cui si parla di Romeo e qualcuno gli dice “tu sei il capo del crimine“. E lui dice, ah un momento, “tu sei il capo del crimine“. Ah ci siamo, abbiamo incastrato l’imprenditore Romeo. Cos’hai? L’amico gli dice “tu sei il capo del crimine“. Accidenti. Poi qualcuno dice ma me la fate sentire sta registrazione del capo del crimine. La fanno sentire e sentono che dicono Romeo è “il capo del cleaning“. Il cleaning è l’attività delle pulizie. I cleaners sono quelli che lavano gli appartamenti. Ora ci sarebbe da ridere? No. Però fa impressione? Sì. E poi quali altri delitti? Sono tutti delitti di natura? Manco. Non riesci a chiamarli delitti. Spesa totale qualche centinaio di euro. Una volta Romeo mi sembra che ebbe dei guai perché ottenne che le strisce pedonali fossero in corrispondenza di un suo albergo in modo che i clienti potessero attraversare la strada di maniera sicura.

Beh vi ripeto io non sono un cronista giudiziario, ma ne ho viste tante, ne ho subite tante e purtroppo non posso dire che ho fiducia nella magistratura. Ho una fiducia nei magistrati, alcuni, molti per fortuna, ma nella magistratura non si può avere fiducia perché io sono pronto a scommettere che nel secondo round, nell’appello a questo processo, come capita regolarmente ai processi di questa natura e di questi nomi, poi tutto finisce in nulla. D’altra parte sarebbe gravissimo se non finisse nulla. Puoi davvero pensare di rinchiudere per sette anni un uomo che fa l’imprenditore, erige, compra, vende, promuove, fa tutta quell’attività che consiste nel far conoscere le proprie merci. Fa anche delle attività che sono diciamo piccole, come quello dell’appalto sulle pulizie al palazzo di giustizia o in altri luoghi, per cui pare che ci sia stata una confusione di lavatrici, lavapanni con i uomini, totale del danno dell’energia elettrica abusivamente consumata, pochi euro. Allora io sarei felicissimo se, come ogni tanto si dice, è stata scoperta il malaffare.

Quando scoppiò l’affare Mani Pulite, io ero uno dei più zelanti cronisti de La Stampa, gli davo giù come un matto perché non ci pareva vero di decapitare i corrotti, malvagi, corruttori, quelli che sono ricchi, quelli che fanno cose improprie. Era una religione e questa religione è rimasta. È rimasta perché serve anche a dare la falsa sensazione al popolo, quando si parla di populismo, che c’è il castigamatti. C’è l’uomo, non è azzeccagarbugli che imbroglia tutto, ma è l’uomo che arriva con l’ascia, Martin Lutero, accende i roghi e si mette alla gogna. Le rivoluzioni spesso mettono alla gogna una classe dirigente soltanto perché è classe dirigente, compiendo eccidi, qui non siamo agli eccidi, siamo agli eccessi. E sarebbe ora che si prendesse un’iniziativa che comprendesse anche il Parlamento.

Ho capito che il Parlamento ha legiferato e sta legiferando sulla riforma della giustizia, ma i risultati non possono essere mai quelli sperati, perché la nostra Costituzione, purtroppo, io l’ho scritto in un libro sulla magistratura, che si chiama La Grande Truffa, edito da Mondatoi, in cui facevo notare che non può esistere giustizia in un Paese che non ha, nella propria Costituzione, all’articolo primo, il fatto che quello Stato si fonda prima di tutto sulla libertà dei singoli cittadini, non si fonda sul lavoro che non vuole dire niente, né sulle associazioni come allora piaceva ai padri fondatori, non si aggrappa la burocrazia. E’ vero, la Costituzione italiana dice che la libertà personale è inviolabile, a meno che, sembra di leggere Pinocchio, la libertà non è inviolabile, la libertà di essere privati in casa propria e di poter godere del diritto di difendersi in maniera aperta, senza andare in galera per poi riuscirne, dovrebbe far parte dei principi, ma non fa parte dei principi. E perché? Perché la nostra Costituzione è stata fatta in un momento molto delicato, con grande eroismo, con grande buona volontà dei padri costituenti, ma c’era la guerra, c’era stata la guerra, il fascismo, la monarchia, Stalin, l’America, la bomba atomica, e quindi c’è andato molto piano, la libertà c’è ma di associarsi, la libertà c’è ma poi saranno i sindacati a tutelarla e così si è lasciato spoglio e solo il cittadino quando deve difendere la propria libertà e non ha un avvocato d’ufficio nella magistratura che dovrebbe soltanto occuparsi della sua libertà.

Sentenze come questa che squalificano il Paese. Pensate un imprenditore straniero che dice vorrei fare un bel albergo in Italia e farci i soldi, poi si informa, dice come funziona da voi, funziona che non funziona perché non sei mai tutelato e l’imprenditore straniero quindi se ne va. Adesso passeremo alla fase due. Ad Alfredo Romeo tutta l’amicizia e la solidarietà.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.