Maurizio Leo, il viceministro con delega al voyeurismo fiscale, l’ha detta grossa. Sembra essersene accorto. Ieri è tornato sui suoi passi. Andrebbe riassunta – a vantaggio di tutti – la vicenda dell’evasione fiscale nella sua interezza. La spesa pubblica in Italia è in costante aumento dagli anni Settanta. Ne risulta, di conseguenza, che per pagarla sono in aumento costante le tasse degli italiani. Anche il recupero dell’evasione è sempre in crescita, anno dopo anno. Malgrado questo, come è facile constatare, le tasse non vengono abbassate. Lo slogan “Pagare tutti per pagare meno” è falso. Ma anche la tesi per la quale se si recupera l’evasione si abbassano le tasse è scorretta: sono binari paralleli, non vasi comunicanti. Il dato di realtà parla chiaro. Come pure quello sul recupero dei crediti fiscali, sempre più alto.

Ha superato 1200 miliardi di euro il cosiddetto “magazzino della riscossione” al 31 dicembre 2023. La maggior parte è “irrecuperabile”, ha riconosciuto il direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini. Solo 101,7 miliardi, meno di un decimo dell’importo, potrebbe essere riscosso. Il resto dei 163 milioni di cartelle e avvisi è ritenuto fuori portata. Più in dettaglio, il 40% dei crediti in magazzino, 483 miliardi, appare irrecuperabile perché è intestato a defunti, a nullatenenti o a imprese chiuse o fallite. Un altro 42% dei crediti, circa 502 miliardi, riguarda soggetti verso i quali l’agenzia ha già svolto attività di riscossione senza risultati e per circa 100 miliardi l’azione è stata sospesa da provvedimenti giudiziari o altri interventi. Un discorso a parte sono poi i pagamenti rateali, che rappresentano oltre il 50% degli incassi dell’agenzia di riscossione e sono uno strumento definito da Ruffini “assolutamente utile perché concede una dilazione ai contribuenti che possono riuscire a rimettersi in regola e rientrare nei binari di regolarità dei pagamenti”. Queste stime sui crediti fiscali vanno aggiornate con i risultati dell’ultima rottamazione, ma danno un’idea della mole dell’arretrato: fanno capo a 18,9 milioni di persone fisiche, quasi un italiano su tre, e a 3 milioni e mezzo di società, fondazioni ed enti.

La tempesta perfetta scatenata da Maurizio Leo è arrivata mercoledì, quando il viceministro all’Economia ha definito l’evasione un “macigno, tipo il terrorismo” da contrastare con la collaborazione di tutti, anche scandagliando i social network con il cosiddetto data scraping, alla ricerca di elementi significativi del tenore di vita dei contribuenti, come vacanze e cene in ristoranti di lusso. Ieri il passo indietro: “Nessuna caccia alle streghe”, ha detto. Sarebbe stato frainteso. Anche dai suoi alleati di maggioranza: diversi esponenti di Forza Italia e della Lega, infatti, ne avevano preso le distanze. Dopo le polemiche il viceministro ha voluto chiarire: “Al contribuente che non aderisce al concordato preventivo sarà chiesto di spiegare perché c’è un disallineamento tra il reddito dichiarato e gli elementi in possesso dell’Agenzia delle entrate. Se è in grado di dare giustificazioni, non ci sarà nessuna conseguenza”, ha garantito Leo. E il viceministro tenta l’acrobazia, l’inversione a U: “Vogliamo tendere una mano al contribuenti, fare in modo che si allineano e dichiarino in relazione alla loro capacità contributiva, gradualmente e, a fronte di questo, abbassare le aliquote”, ha detto prospettando una riduzione per l’Irpef già dal 2025.

Sul tema è intervenuto anche il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra che, in un’intervista su La7, ha ribadito la richiesta rafforzare l’azione contro evasione ed elusione fiscale e destinare i risultati a ridurre la tassazione sul ceto medio. Incardinando le maggiori entrate a un abbassamento contemperato della pressione fiscale. L’economista Alessandro De Nicola, presidente della Adam Smith Society, redarguisce Leo: “le parole sono importanti e per chi ha ruoli istituzionali sono ancora più importanti”. Anche Alberto Mingardi, Istituto Bruno Leoni, si stupisce delle parole del Viceministro. Eugenio Filograna, presidente di Csapitalia, è il più indignato: “Studio la materia da 40 anni e non mi sento di attribuire simili epiteti a chi si è tolto la vita per la vergogna dei debiti tributari e dei pignoramenti personali”, dichiara.

E rilancia: “L’ evasione fiscale non solo non esiste”perché lo Stato Italiano incassa anticipatamente due volte e mezzo l’importo dichiarato come Evasione, ma il fenomeno darebbe diritto a tutti di pretendere dallo Stato la restituzione degli sprechi, dei disservizi e delle fatture non pagate ad Autonomi e Partite iva, per un totale di 250 miliardi annui, a fronte di mancati incassi(evasione fiscale) di 100 miliardi all’anno”.
Tira le somme il Centro Studi Autonomi e Partite Iva, Csapitalia: “Se si spolpano durante l’anno le persone può capitare che il 10% di loro non riesca a pagare”.
Quello che nessuno si sarebbe aspettato è che dopo una campagna tutta impostata sul fisco amico, il centrodestra avrebbe portato ad un fisco guardone.Dalla rottamazione al terrorismo, dall’evasione all’eversione nel breve volgere di una battuta.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.