La inaugurazione della 80° edizione della Mostra del cinema di Venezia ha visto protagonista, in tutti i sensi, il cinema italiano, con le sue diverse generazioni di autori. Dopo la consueta sfilata sul red carpet di attori, registi, personalità della cultura di tutto il mondo, del Presidente della Biennale, Roberto Cicutto, e del Direttore Artistico del Festival, Alberto Barbera, e dopo i vari discorsi di rito, presentati dalla madrina di quest’anno, l’attrice e modella sarda, che vive in Francia, Caterina Murino, si è svolta la storica premiazione del Leone d’Oro alla carriera 2023. Ed è stato un evento marcante. Per la prima volta nella storia della Biennale Cinema il premio è stato assegnato a una donna: la magistrale regista novantenne Liliana Cavani. Per consegnarglielo è intervenuta la celebre attrice inglese Charlotte Rampling, protagonista di uno dei capolavori, e grande successo di critica e di pubblico, della regista emiliana: “Il portiere di notte” (1974).

Oltremodo significativa è stata pure la scelta della apertura della Mostra con il primo film del concorso ufficiale “Comandante”, quinto lungometraggio di Edoardo De Angelis. Al contrario risulta piuttosto deludente “L’ordine del tempo”, di Liliana Cavani, presentato fuori concorso, nella proiezione ufficiale per il pubblico, il 31 agosto. Si tratta di un dramma corale ambientato in una bella villa posta direttamente su una magnifica spiaggia laziale, verosimilmente sul litorale di Sabaudia. I protagonisti sono un gruppo di amici di lunga data, quarantenni e cinquantenni, appartenenti alla buona borghesia professionale romana: alcuni fisici, un’avvocatessa, un paio di psicoanalisti, tutti dedicati al loro lavoro e variamente aperti e progressisti. Alcuni di loro vivono all’estero, segnatamente un cinico finanziere tedesco e una combattiva giornalista britannica del Guardian.

Si tratta di una serie di coppie tutte attraversate da elementi di crisi. Sono ospiti di Elsa (Claudia Gerini) e di suo marito Pietro (Alessandro Gassmann), genitori di una sedicenne. E si sono riuniti per festeggiare il compleanno della padrona di casa. Ma il convivio viene investito da una terrificante notizia. Un asteroide interstellare con diametro di circa 2 chilometri, che viaggia a una velocità pari a un terzo di quella della luce, avvistato dai grandi telescopi cileni, sta per impattare sulla Terra, con probabilità via via più certe, nel giro di circa 48 ore. Con la conseguenza, se avviene l’impatto, della distruzione totale del pianeta. I media sono piuttosto reticenti e la comunità scientifica e i governi mantengono il riserbo paralizzati dalla quasi certa impossibilità di agire. Ma alla villa giunge anche Enrico (Edoardo Leo), il più intelligente e competente tra i fisici, che ben presto comunica la tragica verità agli amici. E trova inaspettata corrispondenza anche da parte della domestica persiana di Elsa che ha ricevuto la stessa notizia dalla propria famiglia e che non vede il suo bambino, rimasti a Lima, da 7 anni.

Si deve certamente riconoscere a Cavani, che non gira un film da 20 anni (“Ripley’s Game”, nel 2002), un approccio onesto nel tentativo di intrecciare dramma esistenziale e spunti comici e sarcastici. E la discussione corale che pervade il film riguarda temi rilevanti, dalla fisica quantistica alla fede, al diritto alla informazione, alla speculazione finanziaria. Ma ben presto la probabile catastrofe imminente innesca in ogni coppia una serie di confessioni di peccati e di infedeltà del passato e prevalgono i racconti spezzettati delle diverse crisi affettive e sentimentali. I dialoghi sono piuttosto superficiali e i personaggi si caratterizzano come stereotipi di tipi umani ben noti.

In sostanza se si vuole operare una sintesi ardita, ma efficace, possiamo affermare che “L’ordine del tempo” promette una dinamica esistenziale e sentimentale ragguardevole quasi in scia con il capolavoro “La famiglia (1987), di Ettore Scola, ma ben presto, dopo il breve prologo, si adagia sugli stilemi ben poco convincenti del cinema di Gabriele Muccino.

Giovanni Ottone

Autore