«Io non so se l’umanità arriverà a spezzare le sbarre delle sue innumerevoli prigioni, ma il sogno fa parte della mia fede nella redenzione, perché, se quelle sbarre si schiudono appena e non si spezzano, vuol dire che anche i nostri cuori si aprono solo saltuariamente alla redenzione». Quella di Don Primo Mazzolari è stata una grande figura: sacerdote cremonese, arrestato più volte durante il fascismo, nel suo ministero pastorale non ha mancato di avere parole e gesti di prossimità nei confronti dei detenuti delle carceri di Cremona e Mantova, in particolare, ma anche di altre carceri italiane. Nel centotrentacinquesimo della sua nascita, Edb pubblica il volume “Oltre le sbarre, il fratello”, a cura di Bruno Bignami e Umberto Zanaboni con pregevole prefazione dell’arcivescovo Gian Carlo Perego, offrendo ai lettori una guida autorevole per esplorare la profonda spiritualità e umanità del sacerdote cremonese e perpetrare il suo impegno «che anche oggi vede molti segni nelle nostre chiese: segni di misericordia, segni di speranza, segni di fraternità».

Don Mazzolari nei suoi interventi e nelle sue riflessioni invita a considerare il carcere non solo come luogo di pena, ma come spazio di redenzione e di rinascita: e quanto sia attuale questo discorso è persino superfluo sottolineare. «Ma bisogna avere una grande fede e bisogna soprattutto avere misurato dentro di noi la vanità, la spaventosa inutilità di certi interventi violenti, che, purtroppo, sono ancora radicati nell’idolatria dei nostri secoli cristiani…», osservava allargando l’orizzonte dalla durezza del carcere al più generale tema della violenza del nostro tempo. Di qui il Mazzolari pacifista: «Non ci sono guerre giuste, non ce ne sono mai state, non ce ne saranno mai. Voi le potrete giustificare come volete, come meglio credete. Fate quello che volete. Ma, se da una Missione, in cui vogliamo vedere che cosa nasconde il volto del Padre, noi abbiamo ancora dentro i piccoli idoli o delle guerre rivoluzionarie o delle guerre difensive, se per dare un po’ di respiro al mondo abbiamo bisogno di negare la fraternità, io vi dico che possiamo chiudere le nostre chiese e fare della Missione l’atto di pentimento più grande, perché all’altare il crocifisso, con quelle mani spalancate e con quel cuore aperto, non può raccogliere della gente che, a un certo momento, crede che la giustizia possa essere un fratricidio».

Tra i punti chiave, quello della giustizia riparativa come strumento per costruire ponti, invece di scavare abissi, tra chi ha sbagliato e la comunità. In questo libro Don Mazzolari non si limita a parlare della necessità di un sistema di giustizia più umano, ma ci offre esempi concreti del suo impegno pastorale. Dai suoi incontri con i detenuti nelle carceri italiane fino ai discorsi pubblici che richiamano alla responsabilità di una Chiesa che deve essere madre misericordiosa, le sue parole risuonano come un invito pressante: «La giustizia non basta. Dove si ferma la giustizia, deve continuare la misericordia».