Il cordoglio dei colleghi
Lutto nel giornalismo, è morto di covid Michele Fusco: “Addio, ci lasci soli con i ruffiani e gli arrivisti”
È morto a causa delle complicanze legate al covid Michele Fusco, giornalista, aveva 66 anni, riconosciuto come persona e penna elegante, intelligente, ironica. Aveva scritto di sport e di calcio per tanti anni. Numerosi gli attestati di stima e di cordoglio in queste ore, rivolti soprattutto alla moglie Eugenia Nante, giornalista di Fuori Tg. Fusco era nato a Milano nel 1954, ma viveva da anni tra il capoluogo della Lombardia e Roma, dove si è spento.
Una lunga militanza per Il Giorno. “Prima quindici anni di giornalismo sportivo, poi altrettanti come cronista parlamentare, questi ultimi decisamente sufficienti a rimpiangere i primi”, come si raccontava con ironia sul suo blog per Il Fatto Quotidiano. Era stato negli anni ’80 ufficio stampa del Milan, la squadra per cui tifava. Dal 2001 la direzione di Metro a Milano, il primo free-press sbarcato in Italia. Si era occupato anche di televisione e ancora di più di radio. I colleghi lo ricordano come un giornalista poliedrico e coraggioso. Era stato anche tra i fondatori de Linkiesta.
Su Gli Stati Generali, quotidiano online con il quale collaborava, il ricordo della redazione. “Intendeva il giornalismo per come va inteso: come un esercizio permanente di libertà, di sguardo lucido sul presente e il passato, di critica profonda che riconosce il valore dei fatti e delle dinamiche che li generano, un valore più grande delle relazioni di amicizia tra giornalisti. E peraltro, e proprio per questo – si legge ancora – tra i giornalisti che punzecchiava e rimproverava amorevolmente, moltissimi gli erano amici e riconoscenti: perché mai si riusciva a derubricare la sua critica a sciocchezza, anzi. E poi aveva una curiosità e una cultura per i colori della vita che lo manteneva ragazzino, anche ai suoi 66 anni, stroncati dal Covid: lo appassionava l’arte, lo intrigava la fotografia, lo estasiavano i sapori del cibo e del vino, lo emozionavano i romanzi e il cinema. Di tutto era schermito ma profondo conoscitore: esigente e generoso, com’era lui”.
Sui social network molti colleghi hanno espresso cordoglio e stima in queste ore. “Ciao Michele Fusco, grazie per la tua intelligenza. E la tua ironia. E il tuo stile. Che tristezza”, ha scritto su Twitter Paolo Condò. Mario Calabresi lo ricorda con un lungo post su facebook: “Arrivavo al bar e Michele era sempre nella stessa posizione: davanti alla vetrina con un giornale aperto sulla bicicletta. Girava solo leggermente la testa, mi guardava di traverso e diceva: ‘Ehi Marietto…’, poi completava la frase con un elemento di attualità. Stamattina avrebbe detto qualcosa come ‘… mi spiace dirti che Conte ce lo siamo giocato, succede sempre quando si scambia la matematica con la politica’. Con una frase dava sempre il senso della giornata”.
Lo scrittore Fulvio Abbate sui social lo ricorda commosso: “Ciao, Michele. Ti voglio bene. Non avremmo mai voluto che se ne andasse, mai. Ci lascia soli con i ruffiani, con gli arrivisti, con chi ignori il dono della parola pura, perfetta, in grado di esistere oltre il guadagno e la perdita. Michele era libertà, era eleganza”.
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