In Senato
Meloni e l’anacronistico “si vis pacem para bellum”. Così Schlein le ricorda che il mondo ha fatto passi avanti
“Il diavolo si nasconde nei dettagli”, anche a Palazzo Madama. Nella replica della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai senatori in vista del Consiglio UE, la notizia spunta con le risoluzioni. Approvata naturalmente, quella di maggioranza, ma anche, dopo una riformulazione chiesta dal governo, quella di Azione. Con il voto a sorpresa di tre senatori dem: l’indipendente Pierferdinando Casini, Filippo Sensi e la ex capogruppo Simona Malpezzi. Durante l’intervento della Premier, ci sono stati altri ammiccamenti ad esponenti del PD, come Alessandro Alfieri (“Il lavoro per il piano Mattei è anche per la sicurezza; condivido la proposta del senatore”, dice Meloni) e Graziano Delrio. L’ex ministro, nel suo intervento, aveva riconosciuto alla Presidente: “Alcuni elementi condivisibili, in particolare la volontà di non arrendersi alla logica della guerra e di riaffermare il ruolo della diplomazia e del dialogo”. E proprio rispondendo a lui, la Presidente del Consiglio tributa il passaggio più decisivo della giornata: “Io voglio una colonna europea della NATO, ma penso che sarebbe un errore una difesa europea parallela alla NATO; sarebbe una inutile duplicazione”. Ed infine: “Bisogna collaborare di più a livello europeo”.
Meloni, si vis pacem para bellum
Giorgia Meloni aveva già dato il titolo della giornata: “Si vis pacem, para bellum”. Ovvero: “Quando ti doti di una difesa non lo fai per attaccare qualcuno. Se si hanno sistemi di sicurezza e difesa solidi, si possono più facilmente evitare dei conflitti”. La locuzione latina non piace ad Elly Schlein che, a distanza, replica: “A Giorgia Meloni vorrei dire che, rispetto a 2000 anni fa, il mondo ha fatto dei passi in avanti nella risoluzione delle controversie”. In aula, però, Giorgia sceglie un comportamento zen: “Non risponderò alle provocazioni”.
Il dibattito
Un fioretto non rispettato soltanto per Giuseppe Conte. Così, rivolta a una senatrice M5S: “Io vorrei essere Conte. Invece, sono Meloni: nella vita non si può sempre essere fortunati”. Un siparietto sul filo del sarcasmo che precede un attacco vero e proprio: “A Giuseppe Conte, che ha detto che lui non ha firmato l’impegno per il 2% delle spese di difesa, dico che una firma è una firma. Quella firma è stata messa e io sono d’accordo con quell’impegno che aveva assunto”. E quindi: “Se ha preso impegni senza rispettarli, dico che non è il mio modo di fare ed è quello che, per lungo tempo, non ha fatto percepire l’Italia come una nazione affidabile e io voglio che l’Italia sia una nazione affidabile”. Si ritaglia lo spazio dello show Matteo Renzi, quindici minuti a braccio per dire sostanzialmente, l’Italia non conta nulla. Un canovaccio che l’ex Sindaco di Firenze copia da un suo illustre concittadino, Gino Bartali: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”. Meloni evita la polemica diretta, l’ex Rottamatore esulta: “Si è avvalsa della facoltà di non rispondere, per me è un riconoscimento fantastico”.
In realtà, chi gongola davvero è Carlo Calenda, che ha incassato il voto favorevole della maggioranza alla sua riformulazione. Il leader di Azione, in aula, era andato al sodo: “Condivido larga parte di quello che ha detto il governo”. Per poi concentrarsi sulla polemica scoppiata lunedì a Montecitorio sul testo pentastellato: “De Gasperi non avrebbe mai fatto alleanze con chi scrive quello che hanno scritto quelli del M5S nella loro risoluzione”. Il riferimento è alla possibilità di tornare a usare il gas russo, un proponimento che il M5S sfodera anche in Senato. Proprio al termine della seduta, quando la Premier raggiunge il Capo dello Stato per il consueto pranzo prima del vertice europeo, che il campo largo si frantuma. È Giuseppe Conte, impegnato al contro vertice NATO all’Aja, ad aprire la resa dei conti proprio sul gas russo (i dem alla Camera hanno votato contro la mozione del quasi amico). Senza mezze misure: “Se parti del PD vogliono fare polemiche, noi non la facciamo, perché io sono testardamente concentrato a costruire un’alternativa di governo.”
Insomma, anche a sinistra: “Si vis pacem, para bellum”.
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