Il 2015 segna per Milano l’inizio di una fase nuova. L’Expo proietta nel mondo l’immagine di una Milano dinamica e sostenibile, hub dell’innovazione e della creatività. Un successo clamoroso che va oltre l’evento stesso. Da città grigia, industriale e funzionale al lavoro, Milano diventa metropoli internazionale, dinamica e creativa. Il passaggio da città del lavoro a città delle opportunità corrisponde a una reale capacità di attrarre energie, giovani, start up e professionisti internazionali. Milano sembra essere l’unica città in Italia dove tutto può accadere.

Lo skyline con il Bosco Verticale e Piazza Gae Aulenti diventa parte fondamentale del brand cittadino. La Carta di Milano, affidata a Salvatore Veca, è un esempio di contaminazione dei saperi di grande valore. Ma la pandemia interrompe l’onda positiva: con l’aumento del costo della vita e gli affitti fuori controllo, il clima cambia. La narrazione che descrive Milano come bella ma inaccessibile, soprattutto per giovani e famiglie, diventa mainstream.

“Pendolare, non mollare” è la campagna Red Bull che fotografa una realtà: 900mila pendolari ogni giorno, in aumento costante. Solo un terzo arriva dalla città metropolitana, gli altri da Piacenza, Parma, Bologna, Verona e moltissimi dal Piemonte. Da Torino a Milano, i pendolari sono passati da 20mila nel 2015 a 50-60mila nel 2024. Sono manager, consulenti, specialisti del terziario avanzato che scelgono di non trasferirsi perché l’acquisto o l’affitto di un’abitazione a Torino è significativamente più accessibile. Il paradosso è evidente: a Milano non servono solo i ricchi altospendenti. Servono anche docenti, autisti, ferrovieri e poliziotti che non possono permettersi 1.000 euro al mese per un monolocale alla Barona, due terzi del loro stipendio.

A 10 anni da Expo, Milano è cresciuta in tutto, comprese povertà e disuguaglianza. La città deve trovare il modo di tenere assieme i pezzi di quel mosaico sempre più complesso che è la sua comunità. Uno sviluppo sostenibile che non crei disuguaglianze così grandi è possibile. Milano ha l’occasione di tracciare ancora una volta una direzione nuova.

Diego Castagno

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